venerdì 15 luglio 2016

pc 15 luglio - Speciale VERTICE NATO - IMPERIALISMO E GUERRA - 3

Terzo di una serie di articoli...

AFGHANISTAN
L'altro grande tema del Vertice Nato è stato l'Afghanistan. Qui gli Usa hanno riproposto e poi imposto in tutto il Vertice il rilancio e la continuazione della guerra di aggressione, invasione, occupazione militare dell'Afghanistan.
Lo spudorato mentitore, falso pacifista Obama, aveva già nei mesi scorsi rinnegato la decisione di concludere la missione alla fine del 2015, o comunque prima della fine del suo mandato, e invece ha rilanciato al presenza militare fino al 2020, ma chiaramente si tratta di data del tutto indicativa.
La Nato su questo si è pienamente allineata e il segretario generale aggiunto per le operazioni Nato, Patrich Turner, ha confermato che l'operazione “Sostegno risoluto” ha l'obiettivo di formare l'esercito e le forza armate afghane con finanziamenti e gestione della Nato fino al 2020.

Chiaramente è il riconoscimento che l'invasione, occupazione dell'Afghanistan ha finora perso e che il regime fantoccio e le sue Forze armate, nonostante l'infinito sostegno militare e finanziario, nonostante la farsa delle elezioni, non ha una base nel proprio paese e senza una presenza imperialista cadrebbe in mezza giornata.

Nella missione Afghanistan un ruolo particolare e ancora più guerrafondaio lo ha l'Italia, assicurato dal governo Renzi e dalle gerarchie militari italiane, succursali degli americani e della Nato – ma di questo parliamo in un articolo a parte.
La sostanza è un aumento delle truppe americane e, come dichiara il comunicato della Casa bianca: “39 tra paesi Nato ed altri alleati si sono impegnati ad una presenza di 11mila soldati... 4 nazioni alleate hanno un ruolo guida, Germania nel nord, Italia a ovest, Turchia nella capitale, Stati Uniti nelle zone orientali e meridionali dell'Afghanistan”.
Cioè Obama da un lato ha rilanciato la presenza americana, dall'altra ha portato a casa un maggior impegno finanziario e militare dell'intera Nato e di alcuni paesi in particolare.

Il segretario Nato, Stoltenberg, parla di finanziamenti per l'Afghanistan di circa 5 miliardi fino al 2020. Un impegno illimitato, ma anche senza futuro. Perfino un commentatore de Il Sole 24 Ore scrive: “La presenza americana in Afghanistan si trascina senza una chiara visione strategica. Ogni exit strategy si è rivelata disastrosa. Nè si comprende come non si sia riusciti a stabilizzare l'Afghanistan quando si avevano ben 125mila uomini, mentre la nuova missione ora ne ha poco più di 13mila”.

La verità è che non si vuole riconoscere che l'imperialismo, le sue aggressioni, invasioni, con tutto il suo carico di terrore, massacri di civili, Abu Ghraib, Guantanamo, è dentro una spirale perdente. Sono i popoli che resistono e attaccano, anche quando la direzione dei popoli non è rappresentata da forze comuniste, proletarie, rivoluzionarie, realmente antimperialiste. Se questa condizione si fosse realizzata, gli imperialisti yankee e i soldati mercenari delle truppe imperialiste alleate, italiane in testa, sarebbero stati massacrati ed espulsi, avremmo avuto un altro Vietnam.
Per questo ogni antimperialista e progressista non può che gioire per gli scacchi che le truppe imperialiste subiscono e sostenere la resistenza popolare e, in particolare, le forze in Afghanistan che si muovono lungo la strategia della guerra di resistenza popolare.

Le decisioni sull'Afghanistan del Vertice Nato non sono la dimostrazione di forza dell'imperialismo o della sua particolare cattiveria, ma solo della sua disperata debolezza.

SIRIA MEDIO ORIENTE...
Il Vertice Nato non poteva non occuparsi di un altro scenario di guerra importante, quello dell'arco che va dalla Siria, Medio Oriente, Nord Africa.
L'aggressione imperialista capeggiata dagli Usa contro i popoli del Medio Oriente con il pretesto
dell'Isis non è stata però al centro di questo Vertice. Su questo ha prevalso la stanca continuità, la mancanza di via d'uscita e, in una certa misura, la necessità di mantenere la collusione con l'imperialismo russo e con le sue forze agenti in questo territorio.
L'offensiva imperialista e Nato e in pieno svolgimento con bombardamenti e azioni sul terreno che producono tante vittime civili.
Il fronte Sud dell'azione Nato, attraversa una fase di confusione. Gli obiettivi dell'imperialismo Usa, Siria in testa, sono chiari ma l'azione sul terreno è divenuta un clamoroso intreccio di alleati infidi, di forze che sul campo agiscono ognuna con un proprio interesse e rendono inestricabile ogni soluzione, con l'unico effetto di massacri senza fine delle popolazioni, che alimenta nello stesso tempo la massiccia ondata di migrazioni, oltre che il, non voluto per l'imperialismo, “ritorno a casa” della guerra.

La questione importante in questa fase è il fatto che mentre nello sviluppo dell'azione imperialista ad Est o in Afghanistan l'imperialismo Usa detta legge, all'interno della Nato quando si parla di Siria, Iraq le cose si complicano. Gli alleati Nato sentono come un errore strategico il farsi coinvolgere pienamente nelle operazioni in Siria e in Iraq e temono sempre più il “ritorno a casa” delle guerre. Ma la spirale innescata non è fermabile.
I paesi imperialisti, tutti, e quindi la stessa Nato, ogni giorno fanno un passo in avanti, ma nella maggior parte dei casi è fatto motu proprio e in forme disordinate, in un quadro di alleanze instabili, in cui il ruolo di Turchia, Iran e Arabia saudita è sempre più dominante.
Anzi, questi stessi paesi tendono a stabilire rapporti ora di collaborazione ora di scontro, non solo tra di loro ma anche con l'imperialismo russo, le forze ad esso favorevole, l'azione militare diretta da esso svolta.
In tutto questo l'imperialismo americano, nonostante la sua egemonia e il suo intervento diretto, perde credito nella effettiva capacità di praticare una leadership globale. La contraddizione principale che agisce è che da un lato si dichiara l'Isis come nemico principale comune, dall'altra gli Usa e alcuni suoi alleati vogliono innanzitutto destituire il regime di Assad. Dire regime di Assad significa dire Russia, dire Iran, dire Hezbollah e Hamas.
La Nato su questo non riesce quindi a trovare quell'intesa comune che vada oltre le parole.

L'aggressione imperialista in Siria e la lotta all'Isis sono quindi un anello debole del presunto rilancio della Nato come luogo globale del blocco imperialista.
Nè cambia molto la situazione se si allarga lo scenario alla Libia, dove l'imperialismo americano persegue un interesse di dominio e di occupazione diretta di regimi e territori anche con basi militari, che non solo è a danno dei popoli di tutta la Regione, ma alimenta il contrasto interimperialista con gli altri paesi imperialisti che hanno lo stesso obiettivo.
La guerra in Libia, d'altra parte, con la caduta di Gheddafi ha mostrato a cielo aperto come essa lungi dallo stabilizzare la presenza imperialista, l'abbia minata e inserito direttamente la Libia in una guerra di ripartizione dell'area, per cui la Nato, nonostante le sue decisioni di intervento, si muove secondo una logica subordinata e sussidiaria, all'azione diretta che svolgono gli Stati imperialisti, ognuno dei quali ha proprie truppe segrete o ufficiali sul terreno che sostengono le diverse bande in contesa, non solo in Libia ma anche nella sempre più importante Tunisia; mentre anche Marocco e Algeria ben presto saranno parte della contesa.

continua

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