giovedì 14 luglio 2016

pc 14 luglio - Scontro Cina-Filippine: la “sentenza” del tribunale dell’Aja getta benzina sul fuoco della guerra

Non bastano le mille guerre accese ed alimentate dall’imperialismo sul pianeta per ridare slancio alla crisi economica, una crisi definita peggio di quella del ’29 o “stagnazione secolare” da alcuni economisti borghesi, per cui una pressione costante per una guerra ancora più allargata, più intensa, diventa urgente (vedi la dichiarazione 1° maggio: http://proletaricomunisti.blogspot.it/2016/05/pc-1-maggio-viva-il-primo-maggio.html).

In questo senso la notizia che la Corte permanente di arbitrato dell’Aja, chiamata dalle Filippine ad esprimersi in merito allo scontro in atto sul controllo delle isole del Mar Cinese Meridionale, Spratly, abbia dato torto alla Cina, getta benzina sul fuoco, è di fatto un tentativo di intimidazione, di pressione politica che non lascia nessuno spazio alla retorica dei discorsi di “pace” alla Obama o di altri capi di stato.


Quel che c’è veramente in contesa nel Mar Cinese Meridionale lo spiega e sintetizza il Sole 24 Ore dei ieri: “Per la Cina, intanto, quello che passa per le Spratly resta un punto chiave, la porta di accesso verso tutti gli altri mari, un ponte preziosissimo verso il Pacifico, l’Oceano indiano. Un crocevia di traffici commerciali con ben 5 miliardi di dollari via nave che ogni anno passano da lì, sopra fondali ricchi di giacimenti di gas che rappresentano un’ulteriore attrattiva, nonostante i problemi legati alla salvaguardia dell’ecosistema marino.”


E, proprio per questo, infatti, per tutta risposta alla notizia della “condanna”: “la Cina ha detto di non riconoscere il verdetto (d’altronde ha boicottato il processo, sin dall’inizio, ed è stata “bacchettata” per questo dai giudici dell’Aja) e di voler invece difendere fermamente la sua sovranità. L’Agenzia Nuova Cina ha rivelato che appena prima del verdetto un aereo civile ha condotto operazioni su due dei nuovi scali costruiti nelle isole Spratly, proprio quelle oggetto della contesa. Mentre il ministero della Difesa ha annunciato il varo, nella base navale di Hainan che sovrintende al Mar Cinese Meridionale, di un nuovo cacciatorpediniere lanciamissili.”

Dato che le Filippine sono di fatto un protettorato degli Stati Uniti, che sono presenti non soltanto con i miliardi investiti dalle multinazionali, ma con basi navali e militari per il controllo strategico di tutta l’area, la presa di posizione dopo la “sentenza” a favore delle Filippine in questa contesa è stata molto smaccata. Il titolo del Sole 24 ore, ne è un esempio: “Pechino perde la battaglia legale con Manila”, ed è falso. Primo perché questa “legalità” non sta da nessuna parte. E infatti, prosegue il giornalista: “Come si è detto, non esiste enforcement per questa pronuncia, non c’è alcun vincolo che i giudici possano mettere nero su bianco… ”, e poi somiglia a quella legalità che si attribuiscono i paesi imperialisti quando hanno invaso paesi stranieri, dall’Iraq all’Afghanistan... e ancora perché la Cina, appunto, ha deciso di non tenerne conto.

Il tentativo del tribunale di sembrare neutrale è così vergognoso che neanche il giornalista se la sente di passarlo sotto silenzio e infatti, dice: “Ciò che manca, in questa pronuncia lunga 11 pagine, è una chiara presa di posizione sul futuro dell’area stessa oggetto della contesa. A leggere l’ultimo paragrafo c’è un generico invito alle parti ad adottare comportamenti più idonei e rispettosi per il futuro. Quasi un tentativo finale della Corte di fugare dubbi sull’imparzialità nei confronti dei due contendenti…

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