pc 10 luglio - La Fiom di Landini antioperaia condannata perfino in tribunale, costretta a risarcire gli operai
Una vertenza contro il sindacato. Sembrerà una contraddizione in termini eppure è quel che accaduto a Torino dove, con una sentenza storica, la Corte d’Appello ha confermato la condanna al risarcimento di 15 operai della Flexider – società operante nell’industria meccanica, elettromeccanica, elettronica e siderurgica – nei confronti della Fiom.
Il giudice ha quantificato i danni per complessivi 275mila euro; i
lavoratori hanno ottenuto una cifra che oscilla tra i 5mila e i 30mila
euro.
I fatti risalgono all’agosto del 2009 quando la Flexider
di corso Romania mette in mobilità 25 dipendenti in seguito alla
dismissione di un ramo d’azienda, nello specifico quello
dell’automotive. Il provvedimento va impugnato in virtù dell’articolo 18
e i lavoratori vanno a bussare alla porta della Fiom per essere difesi.
L’organizzazione di Maurizio Landini si mette subito a
disposizione, purché tutti prendano la tessera del sindacato. Così fu,
peccato che le pratiche per il reintegro vengono consegnate in ritardo
rispetto ai 60 giorni dal licenziamento previsti dalla legge e così, da
un giorno all’altro, i lavoratori si ritrovano a spasso. Tutti tranne
due, per i quali le carte erano state depositate in tempo utile. Di qui
la decisione di 15 di coloro che si sono ritrovati a spasso, di
rivolgersi a un avvocato e chiedere giustizia, questa volta proprio nei
confronti del sindacato.
Così
è avvenuto e ora, dopo sette anni anche la Corte d’Appello ha dato
ragione ai lavoratori riconoscendo 198mila euro complessivi di
risarcimento e altri 5mila, per ogni ex dipendente, per perdita di
chance. Soddisfatto il legale Michele Ianniello, che ha portato avanti la causa contro il principale sindacato dei metalmeccanici assieme alla collega Alessandra Beltramo:
“Il giudice ha incrementato i risarcimenti, passati da una media di
4mila euro a testa a oltre 18mila – spiega Ianniello – anche perché, a
differenza della sentenza di primo grado, non è stato riconosciuto il
concorso di colpa dei lavoratori”. Un pronunciamento per certi versi
storico, giacché si tratta della “prima causa di responsabilità nei
confronti di un sindacato” prosegue il legale; per giunta vinta
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