Giovedì 11 i sindacati sono stati convocati al ministero
dello Sviluppo e il tempo stringe: i 760 lavoratori attualmente ancora a libro
paga Fiat, tutti in cassa in deroga, (indotto escluso, altri 200 operai circa)
verranno messi in mobilità se il ramo d'azienda non dovesse essere trasferito a
Grifa entro il 31 dicembre.
Ma la Grifa non ha ancora dato nessuna certezza sui fondi
che si è impegnata ad investire per subentrare nella produzione dello
stabilimento di Termini Imerese.
"Grifa dovrebbe dimostrare la disponibilità di fondi
per 25 milioni di euro, - ci ricorda il Sole 24 Ore di oggi - mentre altri 75
dovrebbero in teoria arrivare da una banca brasiliana. I fondi sono il
presupposto necessario per assicurare la validità del progetto e per ottenere i
finanziamenti pubblici al piano di rilancio, che prevede la produzione di
piccole auto a propulsione ibrida. Dopo sei mesi di trattative, però, né
i fondi promessi da Grifa né quelli brasiliani si sono materializzati."
Mentre l'affermazione del governo, che ha più volte
garantito sulla solidità della cordata Grifa, che starebbe ora «lavorando al
rafforzamento della compagine societaria», ovvero cercando nuovi soci
finanziatori per l'impresa aggiunge confusione e insicurezza alla vicenda.
"Nessun accordo sulla cessione di ramo d’azienda finché
non ci saranno garanzie su Grifa, non vogliamo ritrovarci il 31 dicembre
licenziati dalla Fiat e in mano a un’azienda che non ha le gambe per
camminare”, dichiarano i sindacati confederali. I giorni volano e i
sindacalisti sono ancora lì che fanno incontri che non portano soluzioni e
soprattutto sembra non abbiano nessuna intenzione di mobilitare davvero le
forze necessarie per provare a dare una vera svolta a questa lunghissima
vertenza, cosa che potrebbero fare direttamente gli operai se questa vertenza
la prendessero nelle proprie mani.
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