Mentre tutto il mondo prende atto del sostegno dato dalla Turchia di Erdogan agli assassini dello Stato Islamico, finanziandoli, armandoli e permettendo loro di scorrazzare al di qua e al di là dei suoi confini per attaccare la resistenza di Kobane, il moderno fascista Renzi si reca in Turchia per sostenere di fatto questo regime fascista-islamista.
Mentre sono vive ancora le immagini dei circa 50
manifestanti uccisi dalla polizia turca nelle ultime settimane perché
protestavano proprio contro questo sostegno alle milizie jihadiste, Renzi va in
Turchia per partecipare al Forum economico italo-turco a Istanbul e pensa soprattutto
agli affari: "Turchia e Italia hanno tante questioni aperte insieme: ci
sono quelle economiche e commerciali, e io – ha sottolineato il premier – vi
dirò benvenuti in Italia quando verrete a fare investimenti, e verrò a seguire
i vostri lavori in Turchia per le imprese italiane". [v. il Sole24Ore di
oggi].
Questo "giovane" e "veloce" commesso viaggiatore
della borghesia imperialista italiana parla infatti di "partnership
globale" con la Turchia e dice che "La collaborazione fra Italia e
Turchia è 'strategica'", che, aggiungiamo noi, serve innanzi tutto a far
guadagnare tanti soldi ai padroni italiani che sono già presenti in Turchia con
"1.167 aziende … tra cui Fiat-Tofas, UniCredit con Yapi Kredi, Pirelli,
Recordati e Mapei". Ricordiamo, di passaggio, che la Mapei è la fabbrica
multinazionale dell'attuale presidente di Confindustria, Squinzi.
E proprio la Mapei ricorda in un suo comunicato che "la
Turchia è il terzo paese più popolato in Europa dopo Russia e Germania ed è la
sedicesima potenza economica mondiale con l’obiettivo di essere tra i primi 10
Paesi economicamente più grandi del pianeta entro il 2023. La Turchia è il
secondo più grande mercato della ceramica in Europa, il primo Paese produttore
ed esportatore di cemento in Europa, e il terzo nel mondo."
Questa collaborazione "strategica" e addirittura "…un'amicizia
– ha aggiunto Renzi – … riguarda le grandi questioni internazionali: pensate
alla Libia, alla Siria e all'Iraq, al Mediterraneo, all'area dei Balcani.
Queste sono le nostre priorità da quando siamo al governo."
L'imperialismo italiano è alla ricerca della sua
"uscita dalla crisi" e l'attenzione come si vede è rivolta
principalmente alla grande area del Mediterraneo. E la Turchia deve servire,
nelle intenzioni di Renzi, da ponte o, come si esprimono i padroni: "Un
hub utile per le nostre imprese per crescere anche in Medio Oriente, Asia
centrale e Nord Africa."
La Turchia, dal canto suo, ha tutto l'interesse a rafforzare
e migliorare i rapporti con i paesi considerati tra i più importanti in Europa,
come l'Italia, perché aspira da tempo, e ci proverà ancora nel prossimo anno,
ad entrare nell'Unione Europea. Uno degli ostacoli in questo negli ultimi anni
è stato anche il livello di repressione nel paese che lo colloca agli ultimi
posti per i "diritti umani".
E da questo punto di vista la cosa, se fosse possibile,
peggiora ogni giorno dato che il governo, già ferocemente contro le donne, i
lavoratori e le "minoranze" come i curdi, si appresta ad emettere leggi
che danno maggiori poteri alle forze di polizia con un "pacchetto di
riforma della sicurezza interna" con il quale aumenterà il periodo di
detenzione preventiva consentito, l'uso della pistola d'ordinanza potrà essere
usata in un numero maggiore di casi e le intercettazioni telefoniche degli
indagati saranno più facili e tanti altre…
Ma a Renzi, moderno fascista, tutto questo non può
interessare: «A nostro giudizio - ha detto Renzi - è fondamentale che il
percorso dell’adesione della Turchia all’Ue, come detto da tutti i miei
predecessori, prosegua e ci sentiamo impegnati perché il percorso vada avanti».
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