Nel punto 3 del primo capitolo Marx ci guida alla scoperta del mistero
della forma di valore e di come
la merce diventa denaro.
Marx, innanzi tutto, ci ricorda, ancora una volta, che come valori,
le merci sono semplici cristallizzazioni di lavoro umano e l'analisi che
ne fa le riduce all'astrazione valore, ma questo non dà alle merci
nessuna forma di valore differente dalle loro forme naturali. Questa differenza
e cioè il suo carattere di valore spicca nella sua relazione con un'altra
merce, nello scambio tra merci e in
questi rapporti di scambio dei prodotti degli esseri umani, casuali e
sempre oscillanti, trionfa con la forza, come legge naturale regolatrice,
il tempo di lavoro socialmente necessario per la loro produzione.
Questa è la "teoria del
valore" che spiega il funzionamento della società borghese, teoria contrastata
in tutti i modi possibili dalla borghesia i cui "economisti" si sono
inventati altre teorie che spiegherebbero l'"economia", ma che in
momenti particolari come questi, di acuta "crisi economica",
sono costretti a dire apertamente che tutte queste loro teorie non funzionano!
Sono fallite perché non riescono a spiegare proprio niente di quello che
succede; né a prevenire né a dare "soluzione" a queste crisi, per
esempio!
Ma anche tanti attivisti di
organizzazioni politiche e di "movimenti" non "comprendono"
come funziona il sistema sociale borghese; tutti quelli per esempio che
vogliono "uscire dalla crisi"… e su questo e altro torneremo nei
prossimi scritti.
Seguiamo quindi Marx nella spiegazione di questo mistero.
3. LA FORMA DI VALORE OSSIA IL VALORE DI SCAMBIO.
Ognuno sa, dice Marx, anche se non sa nient'altro, che le merci
posseggono una forma di valore, che contrasta in maniera spiccatissima
con le variopinte forme naturali dei loro valori d'uso, e comune a tutte: la forma di denaro. Ma qui si tratta di compiere un'impresa
che non è neppure stata tentata dall'economia borghese: cioè di dimostrare la genesi di questa forma di denaro, dunque di perseguire lo svolgimento
dell'espressione di valore contenuta nel rapporto di valore delle merci, dalla
sua figura più semplice e inappariscente, fino all'abbagliante forma di denaro.
Con ciò scomparirà anche l'enigma del denaro.
Lo svolgimento parte dal rapporto di valore più semplice che è,
evidentemente, il rapporto di valore d'una merce con un'unica merce di genere
differente, qualunque essa sia. Il rapporto di valore fra due merci ci
fornisce dunque la più semplice espressione di valore per una merce.
Il mistero di ogni forma di valore sta in questa forma
semplice di valore. La vera e propria difficoltà sta dunque nell'analisi di
essa.
Riprendiamo l'esempio delle due merci di genere differente, A e B, nel
nostro esempio tela e abito, che rappresentano evidentemente due parti
differenti.
Dunque, merce A = merce B; tela = abito.
La tela esprime il proprio valore nell'abito, l'abito serve
da materiale di questa espressione di valore.
La prima merce rappresenta una parte attiva, la seconda una parte
passiva.
Il valore della prima merce è rappresentato come valore relativo ossia
quella merce si trova in forma relativa di valore. La seconda merce
funziona come equivalente ossia essa si trova in forma di equivalente
(incarnazione del lavoro umano accumulato, "depositario di valore").
Queste posizioni si fissano nel tempo e ad un certo punto dello
sviluppo tutte le merci si trovano nella forma relativa di valore e una
sola nella forma di equivalente.
Questa forma di equivalente storicamente è toccata prima ad ogni merce
per esempio negli scambi occasionali agli inizi dell'umanità poi a diverse
merci come per es. il bestiame man mano che gli scambi tra comunità si facevano
più frequenti e infine, per abitudine sociale, ad una sola merce, per esempio
l'oro.
Alla fine, dice infatti Marx, una merce ottiene espressione generale
di valore solo perché simultaneamente tutte le altre merci esprimono il
loro valore nel medesimo equivalente, ed ogni nuovo genere di merce che si
presenta deve imitarle. Con ciò viene in luce che l'oggettività di valore delle
merci, dato che essa è la pura e semplice "esistenza sociale"
di queste cose, può essere espressa soltanto mediante la loro relazione
sociale onnilaterale, e che di conseguenza la loro forma di valore non può non essere forma socialmente valida.
Marx riassume, quindi, dicendo che dalla forma semplice, che chiama
forma I, si sviluppano storicamente altre forme, la II (a diverse merci è
toccata la funzione di equivalente) e la III. In quest'ultima forma, nel lungo
processo storico, come abbiamo visto, tutte le merci hanno escluso dal loro
mondo una merce, la merce oro, per abitudine sociale, affidando a
questa il compito dell'equivalente generale e cioè della merce denaro.
Ma l'oro si presenta come denaro nei confronti delle altre merci solo
perché si era presentato già prima come merce nei confronti di esse. Anch'esso ha funzionato come equivalente, come
tutte le altre merci: sia come equivalente singolo in atti isolati di scambio,
sia come equivalente particolare accanto ad altri equivalenti di merci. Man
mano esso ha funzionato, in sfere più o meno ampie, come equivalente generale;
e appena ha conquistato il monopolio di questa posizione
nell'espressione di valore del mondo delle merci, diventa merce denaro,
ossia la forma generale di valore è trasformata nella forma di denaro.
Nella società capitalistica quindi il mistero della forma di valore
consiste nel fatto che essa "si traveste" progressivamente fino a
comparire in una "forma" diversa, e cioè nella forma di denaro!
Il denaro quindi non ha proprietà sovrannaturali! Non ha un valore in
sé. È legato all'esistenza delle merci di cui rappresenta il valore. A questo
livello dello sviluppo della teoria si può dire che senza le merci che
rappresenta il denaro non è niente!
Ma l'illusione che il denaro in sé abbia queste qualità soprannaturali
spinge i vari governi borghesi oggi a "stampare più denaro" da
"immettere nel mercato" per fare "ripartire l'economia" e
"uscire dalla crisi"!
Se le merci non ci sono, non vengono prodotte, o sono ferme nei
magazzini, anche il denaro "si ferma"! E questo fenomeno gli
"economisti" di oggi la chiamano "trappola della liquidità"
e cioè, il denaro c'è, appunto, ma è fermo! Come provano a "farlo
girare" comunque i capitalisti, e con quali effetti, lo vedremo nei
prossimi scritti.
***
Giovedì prossimo chiuderemo il capitolo sulla merce con un riassunto
complessivo che fornisce una visione generale di quanto finora detto.
Parte 1 – 2 - 3
http://proletaricomunisti.blogspot.it/2014/11/pc-20-novembre-formazione-operaia-su-il.html
http://proletaricomunisti.blogspot.it/2014/12/pc-4-dicembre-formazione-operaia-su-il.html
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