Sabato a Milano era
difficilissimo muoversi
specialmente nei posti del centro e viale Monza/Padova. Già raggiungere il concentramento è stato un gesto di ferma convinzione vista la chiusura di diverse stazioni della metropolitana. Era
ben visibile una estesa militarizzazione, con in più l’esercito che
girava coi
blindati e presidiava le metropolitane.
La giornata è partita dall’iniziativa degli
studenti in Largo
Cairoli: una cinquantina
di compagni/e dei
collettivi studenteschi, principalmente studenti medi e il
collettivo della
Statale, prima hanno tentato di occupare il palco da cui
doveva parlare
CasaPound, per poi occupare la statua al centro della piazza. In
maniera decisa e
violenta, guidati dalla Digos (alcuni erano stati molto attivi
a Genova), i
caramba hanno sgomberato i ragazzi violentemente (con l’avviso che “oggi non andate da nessuna parte perché vi spazziamo via”), che però
hanno cercato di
resistere e le ragazze erano le più decise. Questi giovani, specialmente i medi, che già hanno
risposto alle
sortite di Blocco Studentesco, sono stati tra i più decisi anche nel
pomeriggio.
Via Padova: da premettere che la Meloni era prevista a piazzetta S. Carlo, vicino al Duomo, e solo il venerdì sera ha “cambiato” destinazione (molti pensano per provocare e, supportati dall’imponente schieramento di polizia, sgomberare l’occupazione di migranti di via Esterle). Con doppio cordone antisommossa i carabinieri schierati alle spalle dei fasci più volte hanno cercato di avanzare verso i migranti e i compagni, che non si sono fatti intimidire e non sono indietreggiati. Comunque il ridicolo corteo della Meloni, si può quantificare in 300 - visto che in 150 reggevano il tricolore di 200 metri - è stato contestato dagli abitanti del quartiere, organizzatisi autonomamente; da chi gli ha inveito contro dai balconi, da chi ha affisso cartelli “via Padova è Antifascista”, “via i fascisti da via Padova”, a chi gli ha intonato Bella Ciao in faccia, a chi ha esposto uno striscione “come a Livorno Meloni levati di torno”, a chi è quasi arrivato alle mani con De Corato, innervosito da questa accoglienza, subito circondati da uno spropositato numero di poliziotti e Digos.
Un inciso. La parata ha creato del malumore anche tra alcuni malavitosi calabro/siculi che non hanno gradito la presenza degli sbirri (una blindatura con utilizzo anche di camion idranti e polizia a cavallo).
Compagni delle varie realtà, alla fine della lunghissima mattinata, ci si è confrontati sulla nostra proposta, vista la risposta “popolare”, di iniziare un intervento immediato e organizzato per dare delle risposte al quartiere. Quindi ci si è dati appuntamento a La Foppa, praticamente senza soluzione di continuità sino alle 19.
Largo la Foppa: all’inizio era un
presidio scarso,
circa 300, e gli interventi dal furgone non lasciavano
presagire quello che poi
è successo. Vi era la presenza dei “garanti” come Mhulbauer e quelli dell’Antifascismo elettorale - Liberi e Uguali, PAP, Rifondazione, Pci (Rizzo).
L’unica "nota stonata" era il nostro striscione, che da subito ha attirato l’attenzione di tutti: tv, fotografi, giovani che commentavano positivamente, compagni vari, dalle rappresentanti delle maestre agli studenti della statale e dei collettivi medi, a Transiti, ecc.
Ma in maniera costante il presidio si è ingrossato, fino a raggiungere 3/4 mila persone, e allora anche dal furgone è cambiata la musica. Si è
detto che si partiva in corteo e che non si accettavano divieti. E’ stato detto di mettersi dietro il furgone e che il corteo era garantito e autodifeso dai compagni che hanno lanciato l’iniziativa. Ci siamo messi nelle primissime posizioni dietro il camion, facendo i cordoni con altre realtà. Quelli dell’antifascismo elettorale praticamente sono rimasti lì dove erano all’inizio.
Nemmeno il tempo di fare dieci metri ed è partito "il cinema". Dopo le cariche, con i lacrimogeni hanno cercato di spezzare il corteo e fare quanti più fermi possibili. Cosa fallita per la compattezza tra anime diverse (segnaliamo una cosa simpatica successa con alcuni ragazzi, alcuni veramente giovanissimi, che vedendoci fermi e compatti con gli occhi che lacrimavano e tossendo, ci hanno detto “attenti a non farvi male”). Largo La Foppa è stata, quindi, tenuta dagli antifascisti in maniera convinta e determinata: nessuno è andato via nonostante i lacrimogeni lanciati sia verso la testa del presidio sia al centro. Una presenza determinata di migliaia che per ore, in una situazione di accerchiamento totale, di militarizzazione, non ha smesso di rivendicare il diritto a muoversi in corteo.
Quelli che erano venuti a fare presenza elettorale o sono andati via, come Rosati di Liberi e Uguali, o sono rimasti sul marciapiede, restando distanziati dal tutto.
Dopo due ore alternati da tentativi di riprovarci e contrattazione per partire il corteo, è giunto il messaggio del Ministero, le direttive di Minniti per la giornata: di qua non vi muovete anche se i comizi di Lega e CP sono finiti, o vi spazziamo via. Visto che si palesava un vero sequestro di massa (Largo La foppa ha sette vie di evacuazione e tutte e sette erano ostruite) si è deciso di andare in corteo verso la Stazione centrale. Si è, quindi, formato un corteo per corso Garibaldi, molto compatto tra i 2/3 mila, con gente che si univa lungo la strada, che è arrivato in stazione centrale, dove principalmente i ragazzi hanno inscenato comizi e canti partigiani. Risultando molto comunicativi lungo il percorso.
L’unica "nota stonata" era il nostro striscione, che da subito ha attirato l’attenzione di tutti: tv, fotografi, giovani che commentavano positivamente, compagni vari, dalle rappresentanti delle maestre agli studenti della statale e dei collettivi medi, a Transiti, ecc.
Ma in maniera costante il presidio si è ingrossato, fino a raggiungere 3/4 mila persone, e allora anche dal furgone è cambiata la musica. Si è
detto che si partiva in corteo e che non si accettavano divieti. E’ stato detto di mettersi dietro il furgone e che il corteo era garantito e autodifeso dai compagni che hanno lanciato l’iniziativa. Ci siamo messi nelle primissime posizioni dietro il camion, facendo i cordoni con altre realtà. Quelli dell’antifascismo elettorale praticamente sono rimasti lì dove erano all’inizio.
Nemmeno il tempo di fare dieci metri ed è partito "il cinema". Dopo le cariche, con i lacrimogeni hanno cercato di spezzare il corteo e fare quanti più fermi possibili. Cosa fallita per la compattezza tra anime diverse (segnaliamo una cosa simpatica successa con alcuni ragazzi, alcuni veramente giovanissimi, che vedendoci fermi e compatti con gli occhi che lacrimavano e tossendo, ci hanno detto “attenti a non farvi male”). Largo La Foppa è stata, quindi, tenuta dagli antifascisti in maniera convinta e determinata: nessuno è andato via nonostante i lacrimogeni lanciati sia verso la testa del presidio sia al centro. Una presenza determinata di migliaia che per ore, in una situazione di accerchiamento totale, di militarizzazione, non ha smesso di rivendicare il diritto a muoversi in corteo.
Quelli che erano venuti a fare presenza elettorale o sono andati via, come Rosati di Liberi e Uguali, o sono rimasti sul marciapiede, restando distanziati dal tutto.
Dopo due ore alternati da tentativi di riprovarci e contrattazione per partire il corteo, è giunto il messaggio del Ministero, le direttive di Minniti per la giornata: di qua non vi muovete anche se i comizi di Lega e CP sono finiti, o vi spazziamo via. Visto che si palesava un vero sequestro di massa (Largo La foppa ha sette vie di evacuazione e tutte e sette erano ostruite) si è deciso di andare in corteo verso la Stazione centrale. Si è, quindi, formato un corteo per corso Garibaldi, molto compatto tra i 2/3 mila, con gente che si univa lungo la strada, che è arrivato in stazione centrale, dove principalmente i ragazzi hanno inscenato comizi e canti partigiani. Risultando molto comunicativi lungo il percorso.
Cresce la consapevolezza della necessità di una ripresa a 360° dell’antifascismo militante, ma, soprattutto, forte e chiara è emersa la consapevolezza che dopo sabato 24 nulla potrà essere come prima. Sta agli antifascisti conseguenti, dare seguito in maniera coerente e, ancora una volta, determinata.
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