operazioni “liberticide” e “da Regime”, rispolverano il reato d'opinione e ci riportano ai tempi del Fascismo, quando un docente poteva essere punito, licenziato o persino arrestato per le sue idee politiche e le sue parole.
Noi docenti e lavoratori della
scuola siamo, invece, con convinzione al fianco di Flavia, perché la libertà di
espressione, il diritto di manifestare e il diritto al dissenso non si
processano, perché è inaccettabile pretendere di licenziare qualcuno per una
frase pronunciata in una situazione concitata,
di tensione e di forte paura in cui, ricordiamo, la polizia aveva appena caricato con gli idranti circa 500 manifestanti antifascisti, tra i quali c'era la stessa Flavia; perché la nostra collega maestra in quella piazza non ha fatto male a nessuno e non ha esercitato violenza fisica contro nessuno, piuttosto l'ha subita insieme a tutti noi manifestanti antifascisti.
La nostra collega, giovedì, in piazza ha espresso liberamente il suo sdegno verso Forze dello Stato che, invece di impedire manifestazioni neofasciste, rivolgono i loro manganelli e sparano idranti contro chi invece difende i valori della democrazia, della libertà, della solidarietà e dell'antirazzismo.
di tensione e di forte paura in cui, ricordiamo, la polizia aveva appena caricato con gli idranti circa 500 manifestanti antifascisti, tra i quali c'era la stessa Flavia; perché la nostra collega maestra in quella piazza non ha fatto male a nessuno e non ha esercitato violenza fisica contro nessuno, piuttosto l'ha subita insieme a tutti noi manifestanti antifascisti.
La nostra collega, giovedì, in piazza ha espresso liberamente il suo sdegno verso Forze dello Stato che, invece di impedire manifestazioni neofasciste, rivolgono i loro manganelli e sparano idranti contro chi invece difende i valori della democrazia, della libertà, della solidarietà e dell'antirazzismo.
Giovedì in quella piazza c'eravamo tutte e tutti, per denunciare la presenza di un esponente politico come Di Stefano che, indisturbato e protetto da un imponente spiegamento di Polizia e Carabinieri, offende Torino, città medaglia d'oro della Resistenza. Flavia e noi eravamo lì per chiedere lo scioglimento della formazione neofascista Casa Pound la quale, da anni, contro i propri avversari politici e i propri capri espiatori (i migranti) non si limita a lanciare insulti, ma aggredisce fisicamente, ferisce e uccide. Per le Forze dello Stato invece giovedì l'emergenza a Torino eravamo noi antifascisti, tanto da impedire, con la forza, al corteo persino di muoversi e di manifestare per ricordare che la nostra Costituzione è antifascista e che creare formazioni politiche fasciste in Italia è ancora un reato.
La persecuzione mediatica prima,
concreta ora, verso la nostra collega, le minacce fatte da un Ministro della
Repubblica - che piuttosto dovrebbe preoccuparsi che il revisionismo storico non
si insinui nelle aule degli istituti, e che gli studenti non vengano aggrediti,
come spesso è già accaduto, da gruppi fascisti davanti alle scuole- e da un ex
premier, hanno come unico scopo quello di intimidire tutti noi insegnanti,
dissuaderci in futuro a protestare e a manifestare contro il neo fascismo e per
la salvaguardia dei nostri diritti di cittadini e lavoratori. Il messaggio è
“qualsiasi telecamera può inchiodarti a una parola di troppo, quindi tacete,
obbedite e non partecipate”.
Ma noi non accettiamo la
repressione contro il diritto costituzionale ad esprimere le nostre idee, e
anche il dissenso. Noi non ci facciamo intimidire. Noi stiamo con Flavia e in
quel corteo c'eravamo tutte e tutti: solidali con Flavia.
Potere alla Scuola /Torino
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