Renzi
viene descritto come una carta perdente - battuto dal voto popolare,
l’unico “vero” che c’è stato in questi anni, quello del
Referendum sulla Costituzione - che ha trasformato il PD in un
cerchio magico sempre più ristretto, autoindebolendosi e
suicidandosi; che, certo, ha realizzato una serie di provvedimenti
utili ai padroni, ma che non sono riusciti in nessuna maniera ad
essere la base di un Macron all’italiana che unificasse il nodo
politico e assicurasse una seria governabilità e leadership per la
borghesia.
Berlusconi
viene descritto come un “redivivo” che nella crisi del renzismo è
tornato a galla e cerca di
tornare al governo, ben sapendo tutti, compresa la classe dominante, che lui e la sua coalizione approfondirebbero la crisi politica, di consenso, e sarebbero un colpo ulteriormente degenerativo al sistema politico istituzionale, alimenterebbero il conflitto sociale finora abbastanza governabile e con la coalizione fascio-leghista porterebbero l’Italia imperialista non verso un moderno fascismo alla Macron ma verso la degenerazione di stampo austriaco.
tornare al governo, ben sapendo tutti, compresa la classe dominante, che lui e la sua coalizione approfondirebbero la crisi politica, di consenso, e sarebbero un colpo ulteriormente degenerativo al sistema politico istituzionale, alimenterebbero il conflitto sociale finora abbastanza governabile e con la coalizione fascio-leghista porterebbero l’Italia imperialista non verso un moderno fascismo alla Macron ma verso la degenerazione di stampo austriaco.
Il
M5S invece viene ritenuto improponibile non tanto per i suoi
programmi, tutti assolutamente compatibili con gli interessi della
borghesia, quanto per la sua modestia di personale politico e di
radicamento nelle strutture, negli apparati che danno stabilità ad
un governo; cosa che porterebbe questa formazione facilmente a
frammentarsi e a dimostrarsi inadeguata alla gestione degli interessi
della borghesia imperialista italiana.
Ma,
dall’altro lato, la borghesia ha scelto fino in fondo in queste
elezioni di “turarsi il naso” e di “invitare” il popolo a
votare comunque e chiunque perchè lo spettro dell’astensionismo di
massa, in particolare operaio e popolare, contiene i germi di una
ribellione che può effettivamente minare il sistema e gli interessi
della borghesia.
La
classe dominante vuole costringere e preme perchè i partiti trovino
un accordo e nasca un governo più presentabile dei partiti
presentatisi alle elezioni. La borghesia, quindi, punta sugli uomini
di entrambe le coalizioni perchè possano partorire un “Comitato
d’affari”, piuttosto che entrare nella spirale di un’elezione
che ne chiama un’altra.
Per
questo, mentre descrive in maniera obiettivamente negativa i leader
delle tre coalizioni, parla molto bene e alimenta le figure di quello
che è il governo possibile per loro. In questo senso le vanno bene
Gentiloni, il cui basso profilo ne fa una figura di mediazione
accettabile, vanno bene Ministri ben radicati negli interessi
generali della classe dominante, come Calenda e Padoan, va benissimo
Minniti che assicura uno Stato di polizia, un moderno fascismo e una
gestione imperialista della situazione del Mediterraneo e
dell’immigrazione, va bene Tajani piazzatosi nel cuore delle
cancellerie franco-tedesche con l’elezione a presidente del
parlamento europeo, e vanno bene una serie di politici e tecnici
acquattati nei centri di studio e formazione, presenti nelle stesse
liste elettorali in forme trasversali.
Per
la borghesia, quindi, il voto è la cosa più importante non per
formare il governo ma per evitare che si approfondisca la crisi di
consenso intorno allo Stato e al sistema - per cui il nemico
principale è l’astensionismo.
D’altro
lato il voto interessa meno, perchè essa per prima sa bene che il
personale politico che riempirà le aule del parlamento è tutto più
o meno inadeguato e impresentabile.
Ma,
a questo punto, noi operai, precari, disoccupati, cosa dobbiamo fare?
Se
i partiti e i suoi leader sono impresentabili perfino per chi li
“paga”, figuriamoci per noi che li abbiamo conosciuti bene
all’opera per quello che hanno fatto col jobs act, la ‘buona
scuola’, il taglio della sanità, l’assenza di una qualsiasi
riforma che permettesse di avere più case, più servizi sociali,
trasporti che non siano come Pioltello; come abbiamo conosciuti nei
governi che hanno permesso il disastro ambientale, l’inquinamento e
la devastazione territoriale in ogni angolo del nostro paese. E’
ben chiaro per noi che non abbiamo nessuna ragione per votarli e che
non abbiamo nessuna ragione per votare, faremmo il gioco della
borghesia e ci legheremmo noi stessi mani e piedi.
Per
questo il boicottaggio elettorale è la vera opposizione ai piani
della borghesia, è il nostro “contributo” affinché
quest’insieme di partiti e personaggi impresentabili vada a casa,
ed è la base di
consenso necessaria alla costruzione di una nuova opposizione sociale
e politica, assolutamente antifascista e antirazzista, non
compromessa in nessuna maniera con gli interessi dei padroni,
banchieri, classe dominante, non compromessi con la feccia di
parassiti e politicanti che hanno riempito il parlamento in questi
ultimi anni, con i fascisti e i leghisti che in queste elezioni sono
presenti compattamente, perfino con le mani insanguinate, usando in
maniera vile e criminale il tema dell’immigrazione.
L’astensionismo
approfondisce la crisi della borghesia, toglie consenso e sostegno ai
partiti dei padroni, ai partiti riformisti, ai ciarlatani e
demagoghi, e costituisce una base maggioritaria del paese per
costruire una forza politica e un movimento reale in grado di lottare
realmente e rovesciare lo stato di cose esistente.
E’
un vero errore politico, contenente elementi di cambio di natura e di
degenerazione, che alcune realtà di centri sociali, espressioni di
movimenti di lotta, oppositori reali della politica dei padroni e dei
governi, non comprendano questo dato di fatto e scelgano la via della
‘mosca cocchiera’ antiastensionista, dell’illusione elettorale
e della speranza di rivestire di rosa la prigione sociale e politica
che il capitale ha costruito sulla pelle dei proletari e delle masse
popolari.
Certo,
a nessuno di noi, a nessuna avanguardia proletaria e di lotta può
bastare lo stato di cose esistenti, certo a nessuno più di noi può
premere la necessità di un impegno in prima persona nello sviluppo
di lotte più estese, più radicali di quelle esistenti, la necessità
di unire le lotte perchè siano più efficaci e più forti, l’urgenza
di costruire un fronte unito che metta insieme il popolo, e
soprattutto l’urgenza di costruire un’alternativa di potere,
perchè senza il potere nelle mani dei proletari e le masse è
un’illusione pensare di poter cambiare le cose, ma questo potere
non te lo consegna la classe dominante e i suoi alleati, non te lo
consegna quella parte di ceti sociali e politici che godono dei
benefici di questo sistema, non te lo consegna l’immenso apparato
poliziesco e militare messo su dalla borghesia per reprimere ogni
lotta e ribellione, e meno che mai te lo può consegnare una scheda
elettorale di un sistema elettorale truccato fatto per far vincere
sempre gli stessi.
Il
potere si conquista con la lotta rivoluzionaria e la società si
cambia per via rivoluzionaria.
Ed
è una sciagura che un pezzo facente parte del nostro campo scelga in
queste elezioni di dire e praticare il contrario. Ma sta a noi
proletari riportarlo nel nostro campo strappandolo alle sirene del
parlamento e delle apparenze e apparizioni.
proletari comunisti/PCm Italia
febbraio 2018
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