Libia: ex inviato Usa Winer, "bene ruolo Italia,...
Tripoli, 02 mar 19:25 - (Agenzia Nova) - La politica degli Stati Uniti in Libia è rimasta sostanzialmente immutata con l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, la Russia ha tentato di sabotare la riconciliazione libica durante la fine dell'amministrazione di Barack Obama, l'Italia guidata da Paolo Gentiloni ha agito per "necessità politiche, economiche e umanitarie" per risolvere la crisi dei rifugiati, il generale Khalifa Haftar dovrebbe accettare le regole del gioco politico e correre alle elezioni presidenziali perché, alla fine, "il destino della Libia è in mano al suo popolo". Questi i punti salienti dell'intervista esclusiva concessa ad "Agenzia Nova" dall’inviato speciale dell'amministrazione Obama in Libia, Jonathan M. Winer. Il memorandum d'intesa italo-libico firmato a Roma il 2 febbraio 2017 “era necessario” perché allora “non vi era nessuno in grado di
agire” a parte l’Italia per risolvere la crisi dei rifugiati in Europa. “L’Unione europea aveva altre questioni a cui pensare oltre alla crisi dei rifugiati. L’Italia invece era in prima linea”, ricorda Winer, già vice segretario di Stato per l’attuazione del diritto internazionale e consigliere dell’ex capo della diplomazia statunitense John Kerry.
. Bisognava aiutare bilateralmente la Libia per proteggere la sua sovranità. Il governo dell’Italia è stato abbastanza forte e aggressivo da entrare in una situazione dove non c’erano regole, non c’erano accordi e non c’erano capacità libiche per fermare il traffico di esseri umani”, afferma l’ex inviato degli Stati Uniti nel paese rivierasco.
Dal mio punto di vista, più il governo italiano si impegna in Libia (...) più questo va a beneficio di entrambe le nazioni”, aggiunge l’ex inviato statunitense in Libia. Dal primo gennaio al 28 febbraio 2018 il numero dei migranti sbarcati sulle coste italiane è calato del 60,96 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017 e del 42,35 per cento se paragonato con i dati del 2016. Secondo Winer, risultati come questo sono “una prova della conoscenza di Gentiloni della Libia”. L’esperto statunitense sottolinea come il presidente del Consiglio sia “diverso dagli altri leader politici” e abbia maturato una “conoscenza personale dettagliata” della Libia quando era alla guida del ministero degli Esteri.
Il fatto che Gentiloni si sia attivato è molto importante. Sicuramente c’è ancora molto da fare. I libici hanno bisogno di più navi, più personale, più addestramento e ci devono essere ulteriori accordi per creare campi (di accoglienza) per rifugiati e per riportare questi ultimi da dove vengono in modo umano e sicuro”, aggiunge Winer.
La politica degli Stati Uniti in Libia è rimasta sostanzialmente invariata con l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump. “Non ho visto cambiamenti sostanziali nell’approccio delle amministrazioni di Obama e di Trump in Libia, a parte forse il livello di coinvolgimento. La politica resta la stessa. Le differenze riguardano il settore dell’anti-terrorismo a livello operativo, ma non nella sostanza. La Casa Bianca di Obama esercitava molto controllo sulle attività di anti-terrorismo. Nell’amministrazione Trump, sembra che ai militari sia data maggiore libertà di decidere gli obiettivi”, afferma Winer. Le amministrazioni gli Stati Uniti, sottolinea l’esperto, operano sempre “con il consenso del governo libico” e le proposte “di colpire gli obiettivi terroristici sono state gestite, approvate e pubblicamente sostenute, e quest’ultimo aspetto è molto importante, dall’esecuitivo libico”. Il riferimento, precisa Winer, non è solo a Sirte, dove le forze libiche hanno sconfitto lo Stato islamico nel dicembre 2016 con il sostegno aereo degli Usa. “Ci sono stati dei raid aerei anche in altri posti: sotto Obama a Sabrata e sotto l’amministrazione Trump nel sud. Penso che la politica degli Stati Uniti in quest’area non sia cambiata molto”, aggiunge Winer.
Il rischio maggiore è che la ricchezza libica derivante dal petrolio "possa finire nelle mani di un piccolo gruppo di individuo: questo creerebbe grandi rischi d'instabilità", aggiunge Winer. Ecco perché gli attori internazionali dovrebbero "guidare i libici a scegliere i loro leader e poi creare infrastrutture governative a livello locale, in modo che il paese, passo dopo passo, sia in grado di creare una democrazia stabile in grado di garantire opportunità ai giovani libici".
Tripoli, 02 mar 19:25 - (Agenzia Nova) - La politica degli Stati Uniti in Libia è rimasta sostanzialmente immutata con l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, la Russia ha tentato di sabotare la riconciliazione libica durante la fine dell'amministrazione di Barack Obama, l'Italia guidata da Paolo Gentiloni ha agito per "necessità politiche, economiche e umanitarie" per risolvere la crisi dei rifugiati, il generale Khalifa Haftar dovrebbe accettare le regole del gioco politico e correre alle elezioni presidenziali perché, alla fine, "il destino della Libia è in mano al suo popolo". Questi i punti salienti dell'intervista esclusiva concessa ad "Agenzia Nova" dall’inviato speciale dell'amministrazione Obama in Libia, Jonathan M. Winer. Il memorandum d'intesa italo-libico firmato a Roma il 2 febbraio 2017 “era necessario” perché allora “non vi era nessuno in grado di
agire” a parte l’Italia per risolvere la crisi dei rifugiati in Europa. “L’Unione europea aveva altre questioni a cui pensare oltre alla crisi dei rifugiati. L’Italia invece era in prima linea”, ricorda Winer, già vice segretario di Stato per l’attuazione del diritto internazionale e consigliere dell’ex capo della diplomazia statunitense John Kerry.
. Bisognava aiutare bilateralmente la Libia per proteggere la sua sovranità. Il governo dell’Italia è stato abbastanza forte e aggressivo da entrare in una situazione dove non c’erano regole, non c’erano accordi e non c’erano capacità libiche per fermare il traffico di esseri umani”, afferma l’ex inviato degli Stati Uniti nel paese rivierasco.
Dal mio punto di vista, più il governo italiano si impegna in Libia (...) più questo va a beneficio di entrambe le nazioni”, aggiunge l’ex inviato statunitense in Libia. Dal primo gennaio al 28 febbraio 2018 il numero dei migranti sbarcati sulle coste italiane è calato del 60,96 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017 e del 42,35 per cento se paragonato con i dati del 2016. Secondo Winer, risultati come questo sono “una prova della conoscenza di Gentiloni della Libia”. L’esperto statunitense sottolinea come il presidente del Consiglio sia “diverso dagli altri leader politici” e abbia maturato una “conoscenza personale dettagliata” della Libia quando era alla guida del ministero degli Esteri.
Il fatto che Gentiloni si sia attivato è molto importante. Sicuramente c’è ancora molto da fare. I libici hanno bisogno di più navi, più personale, più addestramento e ci devono essere ulteriori accordi per creare campi (di accoglienza) per rifugiati e per riportare questi ultimi da dove vengono in modo umano e sicuro”, aggiunge Winer.
La politica degli Stati Uniti in Libia è rimasta sostanzialmente invariata con l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump. “Non ho visto cambiamenti sostanziali nell’approccio delle amministrazioni di Obama e di Trump in Libia, a parte forse il livello di coinvolgimento. La politica resta la stessa. Le differenze riguardano il settore dell’anti-terrorismo a livello operativo, ma non nella sostanza. La Casa Bianca di Obama esercitava molto controllo sulle attività di anti-terrorismo. Nell’amministrazione Trump, sembra che ai militari sia data maggiore libertà di decidere gli obiettivi”, afferma Winer. Le amministrazioni gli Stati Uniti, sottolinea l’esperto, operano sempre “con il consenso del governo libico” e le proposte “di colpire gli obiettivi terroristici sono state gestite, approvate e pubblicamente sostenute, e quest’ultimo aspetto è molto importante, dall’esecuitivo libico”. Il riferimento, precisa Winer, non è solo a Sirte, dove le forze libiche hanno sconfitto lo Stato islamico nel dicembre 2016 con il sostegno aereo degli Usa. “Ci sono stati dei raid aerei anche in altri posti: sotto Obama a Sabrata e sotto l’amministrazione Trump nel sud. Penso che la politica degli Stati Uniti in quest’area non sia cambiata molto”, aggiunge Winer.
Il rischio maggiore è che la ricchezza libica derivante dal petrolio "possa finire nelle mani di un piccolo gruppo di individuo: questo creerebbe grandi rischi d'instabilità", aggiunge Winer. Ecco perché gli attori internazionali dovrebbero "guidare i libici a scegliere i loro leader e poi creare infrastrutture governative a livello locale, in modo che il paese, passo dopo passo, sia in grado di creare una democrazia stabile in grado di garantire opportunità ai giovani libici".
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