ASTENSIONISMO ATTIVO
NELLA PROSPETTIVA DELLA COSTRUZIONE DEL POTERE OPERAIO E POPOLARE
Esistono oggi tutte le
condizioni materiali per assicurare all’intera umanità benessere
economico e adeguate condizioni di lavoro e di vita. Queste
condizioni sono però monopolizzate dai padroni e dalla finanza che
le usano contro i lavoratori e le masse popolari per assicurare
privilegi e profitti a sé e alla massa di media e piccola borghesia
privilegiata con cui condividono il potere statale ed economico.
Questa contraddizione
sempre più profonda sta generando una crisi economica e politica che
non ha precedenti nella storia e che spinge il capitale e le
borghesie degli USA e delle principali potenze del mondo a cercare
soluzioni tampone nell’abbassamento dei salari (abbattimento del
valore della forza lavoro), nella flessibilizzazione e
precarizzazione, nella disoccupazione, nel furto delle pensioni,
nella cancellazione progressiva della sanità pubblica e di altri
servizi essenziali, nella rapina delle risorse economiche e
produttive dei popoli di tutto il mondo, nella distruzione delle
piccole proprietà
agricole e commerciali ad opera delle potenze imperialiste (Italia compresa) nei paesi del cosiddetto terzo mondo con conseguenti ondate migratorie ecc.
agricole e commerciali ad opera delle potenze imperialiste (Italia compresa) nei paesi del cosiddetto terzo mondo con conseguenti ondate migratorie ecc.
Le principali potenze
imperialiste del mondo, con alla testa gli USA, oggi stanno iniziando
a preparare la terza guerra mondiale perché ormai sono convinte di
poterla vincere grazie alle nuove tecnologie ed ai nuovi sistemi di
arma. Su scala planetaria tutte le aree strategiche sotto il profilo
economico e politico-militare sono ormai oggetto di occupazione e
posizionamento in vista dei futuri scenari di guerra.
Mentre prosegue la rapina
delle risorse naturali di gran parte dell’umanità si accentua la
logica delle guerre di aggressione contro i popoli oppressi e contro
le piccole nazioni del mondo. Regimi fantoccio sempre più reazionari
e fascisti, direttamente asserviti all’imperialismo, vengono
instaurati attraverso imprese e missioni militari.
La resistenza dei popoli
dell’America Latina , le guerre di liberazione (Kurdistan) e le
guerre popolari (India, Filippine, Turchia, Perù) sono una vitale
controtendenza all’imperialismo ed alla tendenza al fascismo ed
alla guerra mondiale che complica enormemente i piani imperialisti
volti alla pacificazione reazionaria dell’intera umanità e che,
anche nei paesi imperialisti come l’Italia, contribuiscono ad
allentare parzialmente la pressione sul proletariato e sulle masse
popolari ed a favorire i processi di organizzazione, di iniziativa e
di lotta.
La tendenza alla terza
guerra mondiale nasce dalla necessità vitale per l’imperialismo
(fase suprema e morente del capitalismo) di unificare economicamente,
politicamente e militarmente il mondo e di pacificarlo in
contrapposizione alla tendenza alla rivoluzione proletaria. Si
tratta di una missione impossibile, del paradosso di fondo del
capitalismo cosiddetto “globalizzato”. Più la borghesia
imperialista e le classi reazionarie di tutto il mondo avanzano in
questa direzione e più il capitalismo è costretto ad avvicinarsi
alla sua fine e a favorire e far progredire le basi oggettive e le
condizioni soggettive della resistenza e della rivoluzione (guerre
popolari) in tutti i paesi del mondo.
La necessità di far
fronte alla gigantesca crisi economica e politica e alle crescenti
contraddizioni che attraversano il mondo spinge oggi tutti i paesi
imperialisti in direzione di un fascismo riammodernato. Questo
processo è ormai in atto in modo evidente in tutti i paesi
cosiddetti “avanzati”, “civili” e “sviluppati”.
Il fascismo, non come
semplice restaurazione del passato, ma come tentativo di affrontare
nell’oggi, in forme nuove, le attuali contraddizioni del
capitalismo è necessario per il capitale e per l’imperialismo,
anche in paesi come l’Italia, per poter approfondire la pressione
economica e politica sui lavoratori, sulle masse popolari degli
strati intermedi ed inferiori della piccola borghesia (lavoratori dei
servizi, settori impiegatizi più sfruttati, microimprenditori
dell’artigianato, del commercio e dell’ agricoltura ecc.), sui
giovani senza lavoro e senza prospettive di un futuro decente e
vivibile. Il fascismo in forme riammodernate, per loro, è
necessario per poter sperare di chiudere ogni spazio legale residuo
di resistenza, di opposizione e di lotta e per tentare (in ultima
analisi illusoriamente) di pacificare con la forza e la repressione
ogni tentativo di mettere in discussione questo sistema di
sfruttamento e di oppressione. Il fascismo, in forme riammodernate,
per loro è necessario per portare avanti il tentativo di
rimbecillimento culturale, di abbattimento della memoria storica
della lotta di classe, di ottenebramento dell’coscienza e della
volontà di lotta degli operai, dei giovani, dei settori popolari .
Il razzismo ed il sessismo sono componenti organiche e funzionali di
questo tipo di fascismo e come tali vengono oggi diffuse a piene
mani.
Grande capitale
industriale e finanziario e media e piccola-borghesia privilegiata,
che impazziscono e si incanagliscono alla semplice idea di poter
vedere una diminuzione dei propri profitti e privilegi, convergono
così oggi in direzione dei medesimi obiettivi di fondo.
In Italia tutto questo è
insito nel DNA delle principali forze politiche, sindacali e sociali
di potere che operano da un lato servilmente al servizio del grande
capitale industriale e finanziario nazionale ed internazionale e,
dall’altro in diretta rappresentanza di differenti schieramenti
economici e politici che, sotto il profilo quantitativo, sono in gran
parte composti da diversi strati di aristocrazia operaia e dei
servizi e di media e piccola-borghesia privilegiata. In tal modo
queste forze politiche di potere rappresentano simultaneamente gli
interessi della grande borghesia e di diverse combinazioni di
frazioni e strati borghesi secondo configurazioni prodottesi sulla
base dello specifico sviluppo del capitalismo, della sovrastruttura
ideologica e del sistema politico-statale italiano.
Nella tornata delle
elezioni del 4 marzo queste forze, rappresentate sostanzialmente
dalla Lega Nord, da Forza Italia, dal M5S e dal PD, si stanno
confrontando in modo aspro e litigioso cercando, ognuna per proprio
conto, ma anche come gioco di squadra d’insieme, di catturare
attenzione, consenso e legittimazione tra i lavoratori, i
disoccupati, i precari, le masse popolari, ecc. La campagna
elettorale di queste forze è caratterizzata da vomitevoli
esternazioni, da volgari ed incredibili promesse, dalle “tante
cose non dette” e da un infinità di tentativi seduttivi e
manipolatori.
Il populismo è diventata
la veste principale con cui ormai si ricoprono, in misura maggiore o
minore, tutte le forze. Il populismo si lega facilmente, quasi
spontaneamente/meccanicamente al razzismo ed al nazionalismo. Il
populismo è un marchingegno efficace, per quanto alla lunga di
scarso respiro ed illusorio per la stessa borghesia, per salvare e
glorificare i padroni e gli apparati egemonici e repressivi di
dominio e per dirottare l’astio e la rabbia dei lavoratori contro
un impersonale, irraggiungibile , immateriale “capitale
finanziario europeo ed internazionale”.
In questi decenni, in
misura maggiore o minore, sia Forza Italia, che il PD che la stessa
Lega Nord sono stati costretti a governare e quindi i lavoratori e le
masse popolari hanno potuto assaggiare il gusto amaro delle loro
promesse.
Questo ha creato
diffidenza tra i lavoratori, i giovani i disoccupati. I livelli
record raggiunti dall’astensionismo esprimono confusamente la
coscienza del reale carattere di classe irriducibilmente reazionario
ed antioperaio di queste forze, esprimono la percezione del reale
livore che esse nutrono contro gli operai, i giovani e le masse
popolari, i proletari immigrati, le donne degli strati popolari,
contro chi aspira ad una vita migliore e degna maggiormente di essere
vissuta.
Tra le principali forze
di potere quella che appare oggi meno immediatamente compromessa è
il M5S. Ciò è dovuto, da un lato, al fatto che tale forza non ha
ancora potuto esprimere apertamente, da posizioni di governo, il suo
volto antioperaio, razzista e para-fascista e, dall’altro, al
fatto che tale forza ha fatto, più di ogni altra, del populismo la
sua principale bandiera.
Non c’è dubbio che se
il M5S andrà al governo sarà velocemente costretto a comportarsi
come, e peggio, delle altre forze politiche che al governo sino ad
adesso ci sono già state. Tutto questo aumenterà la disillusione
delle larghe masse ed il loro distacco dalle principali forze di
potere e da quel putridume che ha ancora il coraggio di presentarsi
come “sistema rappresentativo”.
Questo dato va però
considerato insieme ad un altro dato fondamentale. Oggi sta
diventando infatti sempre più un problema per la stessa borghesia
la litigiosità settaria, prepotente ed arrogante, delle principali
forze di potere ognuna delle quali vorrebbe mettersi stabilmente alla
testa di un governo e di un “nuovo sistema di rappresentanza” in
grado di portare a fondo, in modo vincente, l’attacco lungo le
direttrici di una forma riammodernata di fascismo, dell’abbattimento
delle condizioni di vita e di lavoro delle larghe masse operaie e
popolari, della rinnovata proiezione imperialista all’estero (Medio
Oriente, Africa e Balcani), del posizionamento in vista di una terza
guerra mondiale e della distruzione di ogni cultura democratica,
razionale, progressiva, proletaria e rivoluzionaria.
La borghesia ha bisogno
di stabilità e di una grande concentrazione del potere egemonico,
questo vuol dire che nel caso in cui, come è sempre più probabile,
nemmeno il M5S o una coalizione con tale partito, possa assicurare
perdurante stabilità, allora sarà la stessa borghesia a dover
trovare una nuova formula per dare una svolta in proprio favore,
alla situazione. Il rischio è che il crescente astensionismo venga
assunto come base e pretesto per poter lanciare una nuova forza
politica e/o una nuova forma di rappresentanza (presidenzialismo per
es.) che possa catalizzare, sotto la parvenza di una
“rivoluzione-populista”, l’attenzione delle larghe masse, sia
quelle che il 4 marzo andranno a votare, sia quelle che si
asterranno.
La
lista “potere al popolo” appare a certe aree del sindacalismo di
base ed a vari settori di movimento, anche giovanili, come l’unica
alternativa alle principali forze di potere, si tratta però di
un’apparenza ingannevole. Questa lista è l’esito contradditorio
di un duplice percorso: 1) quello operato da settori di movimento,
del sindacalismo di base e dei centri sociali che oggi, di fronte
alla biforcazione tra la necessità dell’inizio della costruzione
del potere operaio e popolare e la speranza di poter facilmente
conquistare spazi andando ad integrarsi nella società civile
borghese e nello Stato reazionario, hanno quindi scelto quest’ultima
opzione, 2) da una ricomposizione di varie componenti di una
“sinistra ex-istituzionale”, politica e sindacale, marginalizzata
nel corso degli anni, che ha perso progressivamente potere e
privilegi all’interno della “società civile”, degli apparati
egemonici di potere e nelle istituzioni dell’amministrazione e dei
servizi sociali pubblici. Questa sinistra ex-istituzionale non ha
certo cambiato natura, rimane un aggregato di ceti politici,
intellettuali e di aristocrazia operaia e dei servizi che si
ripresenta oggi, in modo cinico e manipolativo, sotto la veste
abbagliante di un populismo radicale.
Forze, quelle della
“sinistra istituzionale” che mai, tra il resto, hanno fatto
autocritica reale per il loro passato pieno coinvolgimento nelle
politiche antioperaie, reazionarie e guerrafondaie.
Potere al popolo se
riuscirà ad entrare in parlamento non potrà far altro che
rappresentare, nel migliore dei casi, un’opposizione inconsistente
che continuerà a spacciare il parlamento eventualmente mutato dagli
esiti elettorali come un “sistema di rappresentanza democratico”.
Rimangono le liste di
alcuni partiti che si presentano come comunisti: al di là della
scarsissima probabilità di entrare a livello istituzionale, la loro
sarebbe solo una presenza di “propaganda”. Ammesso e non concesso
che si tratti di una propaganda condivisibile nei contenuti, rimane
il dato di fondo che oggi una forza che entri nelle istituzioni
reazionarie per propagandare con le parole un punto di vista di
classe è, di fatto, un sostegno all’operazione volta a far passare
le elezioni come esercizio e manifestazione di diritti e libertà
democratiche. Una forza politica di classe potrebbe partecipare
eventualmente alle elezioni solo per allargare crepe e contraddizioni
al fine di accelerarne crisi e disfacimento evidenziando agli occhi
delle masse la reale natura di tale sistema di rappresentanza e delle
forze politiche che lo compongono. Non si può fare nulla del genere
se però l’iniziativa è principalmente sviluppata in funzione
dell’attività parlamentare. Non può esistere un attività
parlamentare di classe che non sia il sottoprodotto di un’attiva
organizzata di classe sull’intero territorio politico e sociale.
Rimane quindi oggi, come
unica possibilità, quella di sostenere un astensionismo attivo,
volto cioè a sviluppare la coscienza, l’organizzazione e
l’iniziativa politica, sociale, sindacale ed ideologico-culturale
che si riproponga lucidamente di collegare l’iniziativa e la lotta
sui vari fronti dell’attività quotidiana con la preparazione di
una Nuova Resistenza capace di sviluppare i processi di costruzione
di un nuovo potere realmente democratico perché rappresentativo
degli interessi della maggioranza, un nuovo Stato necessariamente
caratterizzato dal potere operaio e popolare
Solo questo lavoro può
oggi, tra il resto, porre una effettiva barriera alla compressione
delle condizioni di vita e di lavoro delle masse, al rinnovato
espansionismo imperialista, alle politiche nazionaliste e razziste
di guerra, ed al fascismo vecchio e nuovo insito nelle politiche
delle principali forze politiche di potere e nelle più profonde
aspirazioni della borghesia imperialista, del suo stato e delle
truppe complementari alle forze repressive rappresentate dai vari
raggruppamenti extra-legali dell’estrema destra. Si tratta di un
impegno complesso che richiede la concentrazione delle migliori forze
ed energie degli operai e dei comunisti sulla base di un
marxismo-leninismo-maoismo attualizzato, sintesi delle principali
esperienze delle lotte di classe e delle rivoluzioni proletarie su
scala nazionale ed internazionale, capace quindi di essere guida
effettiva e direzione concreta di tutto il lavoro. Senza un partito
comunista di nuovo tipo tutto questo non può essere impostato e
realizzato in modo adeguato e quindi, nel migliore dei casi, si
rimane fermi, in modo intellettualistico ed astrattamente
propagandistico, alle buone intenzioni rivoluzionarie.
E’ nel quadro di questa
prospettiva che invitiamo le forze dell’astensionismo di classe e
tutti i lavoratori, i compagni, gli antifascisti a confrontarsi con
noi per un rapporto di cooperazione, solidarietà di classe e di
unità d’azione.
Slai cobas per il sindacato di classe
slaicobasta@gmail.com
blog: http://cobasperilsindacatodiclasse.blogspot.it/
Slai Cobas per la coscienza di classe
slaicobascdc@yahoo.it
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gruppo facebook: Slai Cobas (Per la coscienza di classe)
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