......un’insegnante deve essere valutata per la passione, l’amore e la cura che mette nel proprio lavoro e verso i propri studenti e studentesse. A me queste cose, di certo, non mancano». Poi, rivolgendosi ancora a Renzi, tirando in ballo la Buona Scuola: «Ma lei non vuol brave insegnanti. Solo marionette ubbidienti e fedeli alle proprie dirigenze». Presidi sceriffi, va da sé. Poi, a difesa dei suoi insulti: «Oltre che un’insegnante, sono una persona e sono antifascista. Non mi vergogno della sana rabbia che tutta questa incomprensibile indifferenza scatena nel mio cuore e nella mia mente. Credo che “Se i giusti non parlano, hanno già torto”». Lavinia Flavia Cassaro è certa di svolgere bene il suo ruolo, in una prima elementare di Torino: «Il fascismo si combatte, finché si è in tempo, sul piano culturale e della formazione plurale degli uomini e delle donne. Ed è questo che io cerco di fare, ogni giorno, nel mio lavoro. I miei studenti e le mie studentesse lo sanno.
Lavinia Flavia Cassaro,
insegnante vicina ai centri sociali, ha attaccato poliziotti e
carabinieri: «Mi fate schifo, mi potrei trovare a lottare fucile in mano
contro di voi» Con una bottiglia di birra in mano
e il cappuccio del giubbotto calato in testa, ha affrontato la polizia che difendeva i fascisti di casa pound gridando a squarciagola «merde», «vigliacchi», «mi fate schifo». Lei, insegnante di scuola elementare e media all’Istituto comprensivo Leonardo da Vinci, giovedì scorso, è stata filmata e fotografata in quell’atto di sfida contro il cordone di sicurezza predisposto dalla questura di Torino per impedire a 500 antagonisti «antifascisti» di raggiungere l’hotel dove era in corso il comizio del leader di CasaPound, Simone Di Stefano
e il cappuccio del giubbotto calato in testa, ha affrontato la polizia che difendeva i fascisti di casa pound gridando a squarciagola «merde», «vigliacchi», «mi fate schifo». Lei, insegnante di scuola elementare e media all’Istituto comprensivo Leonardo da Vinci, giovedì scorso, è stata filmata e fotografata in quell’atto di sfida contro il cordone di sicurezza predisposto dalla questura di Torino per impedire a 500 antagonisti «antifascisti» di raggiungere l’hotel dove era in corso il comizio del leader di CasaPound, Simone Di Stefano
Da Facebook, reagisce così: «Meno male che Renzi c’èeeeee! Lei, caro Matteo, ancora si affanna per cercare di sembrare un sincero democratico di sinistra? Licenziamento immediato per un’insegnante (antifascista), giustamente delusa dal sistema statale, per il vilipendio quotidiano nei confronti della Costituzione, per le connivenze, ma soprattutto le pratiche fasciste, in questo Paese».
Nessun commento:
Posta un commento