Poi i fatti sono più duri delle parole...
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Siamo all'inizio... ma serve un nuovo inizio!
proletari comunisti/PCm Italia
giugno 2017
Torino. La follia repressiva, lo stato di polizia che avanza
A
distanza di più di 24 ore dagli ormai noti fatti di Piazza Santa
Giulia, dopo una giornata di dichiarazioni contradditorie in cui si è
distinta, per squallore e miserevole e conformistico calcolo politico,
ancora una volta, la sindaca Chiara Appendino, torniamo a ragionare su
quanto avvenuto in uno dei luoghi di ritrovo della “movida” torinese,
nel quartiere Vanchiglia, continuando ad oscillare tra lo sbigottimento e
l’incredulità da una parte, ma allo stesso tempo essendo pervasi da una
profonda preoccupazione che richiede adeguate risposte.
Ricostruendo
la dinamica dell’accaduto, si parte dalle 20 di ieri sera, quando la
piazza dei locali viene militarizzata con decine di poliziotti e
camionette in assetto antisommossa apparentemente senza motivo. Il
pretesto non dichiarato è la contestazione ad una pattuglia di polizia,
la scorsa settimana, durante un controllo anti-alcool e contro i
venditori abusivi, nei quartieri di San Salvario e Vanchiglia, a seguito di una ordinanza firmata dalla Giunta Appendino, come risposta ai fatti successi in piazza San Carlo durante la finale di Coppa dei Campioni.
venditori abusivi, nei quartieri di San Salvario e Vanchiglia, a seguito di una ordinanza firmata dalla Giunta Appendino, come risposta ai fatti successi in piazza San Carlo durante la finale di Coppa dei Campioni.
Già
di per sé l’occupazione militare di una piazza dove la gente va a bersi
un aperitivo e rilassarsi dopo una giornata di lavoro o di studio
costituiva un fatto anomalo e sicuramente un segnale ai frequentatori
della piazza; la cosa si fa più pesante quando i reparti iniziano a
schierarsi agli ingressi della piazza, a controllare documenti, a
muoversi in plotoni in mezzo alla gente seduta ai tavoli o per terra in
modo che definire provocatorio è un eufemismo.
Passano
due ore, nelle quali la polizia cerca in tutti i modi di trovare una
scintilla per legittimare una presenza altrimenti assurda e nel
frattempo qualcuno nella piazza inizia a lamentarsi; la situazione
sembrava irreale ma tuttavia tranquilla e, per fortuna, dopo un po’ la
polizia pareva cominciare ad andarsene.
Rimane
un gruppo di agenti in borghese che inizia a rallentare questa uscita
di scena, ed è a questo punto che la gente inizia ad inveire contro di
loro chiedendogli con veemenza di andarsene; ed è questo il pretesto,
per la digos, per richiamare gli agenti e mettere in atto il copione già
in programma.
Le
scene successive sono quelle che ormai tutti hanno visto, dei molti
video girati sul web, con la polizia che inizia a caricare
indistintamente la piazza, manganellando chiunque fosse a tiro, compresi
gli avventori dei bar, tra cui anche famiglie con bambini e camerieri
che lavoravano, distruggendo tutti i dehors e i tavoli e costringendo la
gente a rifugiarsi nei bar. Lo scenario finale di questa violentissima
azione poco ha da invidiare a quello lasciato qualche settimana fa in
piazza San Carlo e per cui era stata fatta l’ordinanza in questione.
Bilancio della serata e dell’operazione: 4 fermati, molti feriti, locali distrutti, gente scioccata.
Ci
pare più che ovvio che i motivi di questa operazione vadano ben oltre
l’ordinanza sui venditori abusivi. In nessun modo può essere
giustificabile un simile schieramento per un semplice controllo di
un’ordinanza comunale sulla vendita dell’alcol, una simile
militarizzazione è quanto mai spropositata e l’intento della questura
era chiaramente quello di scatenare quello che è poi avvenuto.
Nemmeno
l’episodio della scorsa settimana può legittimare, neanche
lontanamente, ciò che è accaduto ieri. In nessuno stato di diritto
dovrebbe vigere la logica della rappresaglia poliziesca, come quella
esibita ieri nel comportamento tenuto dalle “forze dell’ordine”. Il cui
l’intento era chiaramente quello di “dare una lezione”, picchiando,
fermando gente e spaventando i frequentatori della piazza, poco importa
se ad andarci di mezzo sarebbero stati pure i commercianti.
Un
simile innalzamento di livello, trasportando atteggiamenti fino ad oggi
visti solo negli stadi e nei cortei, nella gestione della vita
ordinaria di una città, è un atteggiamento nuovo, figlio della logica
imposta dal Decreto Minniti che sembra ormai lasciare carta bianca agli
organi repressivi dello Stato anche nella gestione politica
della società, in una logica propria dello “stato di emergenza
nazionale” che si vede in altri stati dell’Unione Europea, in un
prospettiva di fascistizzazione della società.
L’Italia
probabilmente cerca di non restare indietro nella generale stretta
repressiva europea: in assenza di attentati, è bastata la psicosi
terrorismo per innalzare i livelli di controllo e limitare la libertà
dei cittadini, abituando la popolazione ad una gestione manu militari della crisi.
La
giunta 5 Stelle sta solo legittimando questa logica. Dopo la pessima
figura fatta con l’incapacitá di gestire un evento come quello in piazza
San Carlo, la sindaca Appendino ha pensato bene di puntare a
riconquistare voti e consenso accontentando quella parte forcaiola di
città che chiedeva maggiore controllo e polizia nei quartieri della
Movida; naturalmente stando bene attenta a non colpire piccoli
commercianti e proprietari dei locali, ma limitandosi ad attaccare gli
ultimi del carro: venditori ambulanti e chi non si puó permettere di
bere nei locali.
Cosí
facendo ha lasciato carta bianca alle forze dell’ordine delegando al
Questore la gestione di un complicato aspetto della vita cittadina.
Tuttavia
sarebbe ingenuo pensare che dietro le cariche di ieri possa esserci una
volontá di inasprire e rompere i già fragili rapporti tra 5 Stelle e
movimenti sociali, che nonostante anni di collaborazione nella lotta
NoTav, si vanno sempre più inaridendo a seguito delle mancate politiche
di rottura e delle ambigue prese di posizione nei confronti della follia
repressiva che la questura torinese sta mettendo in campo. Questo
episodio rappresenterà uno spartiacque per il Movimento 5 Stelle, dal
quale non ci attendiamo nulla di particolare, ma all’interno del quale è
evidente la crescita di frizioni sempre più insanabili.
Questo
episodio non parla solo a Torino e di Torino, ma parla di quella che
forse vuole diventare la futura logica di gestione dell’ordine pubblico
nelle metropoli, in un clima politico che si fa sempre più torbido.
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