Casa Pound strumentalizza l’immigrazione nei territori. Respinti sul campo
A Roma i fascisti di Casa Pound da tempo stanno cercando di
penetrare nell’area della Tiburtina, un quadrante operaio e popolare
della immensa periferia Est. Il cavallo di Troia per entrare sul
territorio è, come al solito, la questione immigrati. Da tempo hanno
preso di punta un centro di accoglienza a Tiburtino III, mentre la
polizia ha sgomberato (lasciando la gente in mezzo alla strada) una
occupazione spontanea di migranti e rifugiati a Via Vannina, sempre in
zona Tiburtina.
La mattina di giovedi i fascisti hanno provato a issare un presidio-gazebo al mercato di San Basilio ma, a conferma che non conoscono bene i territori che vorrebbero inquinare con la loro attività, non hanno fatto i conti con la storia e la coscienza antifascista del quartiere.
Un rapido tam tam ha visto i compagni e gli abitanti di San Basilio mobilitarsi rapidamente costringendo i fascisti – come al solito protetti dalla polizia – a smontare i gazebo e ad andarsene dal quartiere: Guarda il video
Ma sulla Tiburtina la partita con i fascisti non è ancora chiusa. Per venerdi 30 giugno hanno convocato una manifestazione contro il centro di accoglienza che ospita migranti e rifugiati in via del Frantoio (Tiburtino III). Le realtà popolari e antifasciste del territorio hanno così messo in cantiere delle iniziative di ripudio della manifestazione razzista di Casa Pound di venerdi 30. Varie riunioni
nel quartiere stanno discutendo e prendendo le misure con una certezza: i fascisti non devono passare, con ogni mezzo necessario, e la cosa va spiegata e fatta comprendere ai proletari della Tiburtina contrastando e contestando la narrazione tossica sui migranti seminata dai fascisti ma ormai apertamente incoraggiata dalle istituzioni locali e nazionali.
Proprio per questo però la partita non si gioca solo sui territori. Martedi nella sede dell’USB si è tenuta una riunione per ragionare assieme sulla necessità di prendere parola e costruire una mobilitazione cittadina sui temi dell’antirazzismo, tenendo conto del clima che sta montando pericolosamente nel paese.
La riunione è stata convocata prendendo spunto da una nota diffusa nei giorni da Aboubakar Soumahoro, attivista sindacale Usb e portavoce della Coalizione internazionale dei sans papier e migranti: “A Roma hanno acceso il fuoco dei razzismi. Il prodotto interno lordo della città di Roma non cresce dando la caccia ai profughi, migranti e rom. Il taglio al trasporto pubblico locale, che isola le periferie e i suoi abitanti, non è opera di rom e profughi. La cementificazione con la devastazione ambientale, insieme all’espulsione delle classi popolari, non sono colpa di migranti e rom. Scaricare le proprie inadeguatezze sui cosiddetti “diversi” è accendere il fuoco dei razzismi. Però essendo in un contesto di decadenza e degrado culturale, tutto viene banalizzato senza pudore. Non possiamo restare prigionieri della vostra passione per la caccia alle streghe. Perché Roma è di fatto meticcia, anche se la vostra arretratezza vi condanna alla miopia politica” ha scritto con parole di piombo Aboubakar questa considerazione diventata ben presto virale. Evidente la critica frontale anche alla giunta comunale e a coloro che di fronte ai sempre più pesanti problemi di tenuta economica, sociale e civile di Roma, cercando di svicolare dalle soluzioni concrete alimentando strumentalmente l’emergenza immigrati.
Le realtà partecipanti alla riunione (Carovana delle Periferie, Asia/Usb, Decide Roma, Cinecittà Bene Comune, Movimenti per il diritto all’abitare, Scup, Corto Circuito, Rifondazione) si sono unanimemente riconosciuti nella necessità di costruire una risposta ampia, plurale e di massa a questo pesante clima di razzismo tutt’altro che strisciante. Si è concordato sulla necessità di smascherare l’utilizzo della questione migranti per nascondere i veri problemi irrisolti della città, ritrovandosi attorno a due parole d’ordine che potrebbero costituire i tratti distintivi della mobilitazione: “Nessuna persona è illegale e I migranti non sono il problema di Roma. Il concetto di fondo sul quale ha infatti ragionato la riunione è che i problemi della città sono altri e assai più pesanti (basta pensare a licenziamenti di massa e disoccupazione crescente, emergenza abitativa ed emergenza rifiuti) e che la guerra ai migranti (o la difesa del decoro) costituiscono “l’arma di distrazione di massa” per impedire una chiara presa di coscienza di chi sono i responsabili di questa situazione. Una nuova riunione cittadina è stata convocata per il prossimo mercoledi con l’obiettivo di costruire una assemblea/ mobilitazione di massa in Campidoglio per giovedì 13 luglio ore 17.30 e allargare lo spettro delle realtà che promuoveranno l’assemblea. Intanto nessuno perderà di vista la mobilitazione popolare e antifascista del 20 giugno aTiburtino III, come ha insegnato San Basilio giovedi mattina.
La mattina di giovedi i fascisti hanno provato a issare un presidio-gazebo al mercato di San Basilio ma, a conferma che non conoscono bene i territori che vorrebbero inquinare con la loro attività, non hanno fatto i conti con la storia e la coscienza antifascista del quartiere.
Un rapido tam tam ha visto i compagni e gli abitanti di San Basilio mobilitarsi rapidamente costringendo i fascisti – come al solito protetti dalla polizia – a smontare i gazebo e ad andarsene dal quartiere: Guarda il video
Ma sulla Tiburtina la partita con i fascisti non è ancora chiusa. Per venerdi 30 giugno hanno convocato una manifestazione contro il centro di accoglienza che ospita migranti e rifugiati in via del Frantoio (Tiburtino III). Le realtà popolari e antifasciste del territorio hanno così messo in cantiere delle iniziative di ripudio della manifestazione razzista di Casa Pound di venerdi 30. Varie riunioni
nel quartiere stanno discutendo e prendendo le misure con una certezza: i fascisti non devono passare, con ogni mezzo necessario, e la cosa va spiegata e fatta comprendere ai proletari della Tiburtina contrastando e contestando la narrazione tossica sui migranti seminata dai fascisti ma ormai apertamente incoraggiata dalle istituzioni locali e nazionali.
Proprio per questo però la partita non si gioca solo sui territori. Martedi nella sede dell’USB si è tenuta una riunione per ragionare assieme sulla necessità di prendere parola e costruire una mobilitazione cittadina sui temi dell’antirazzismo, tenendo conto del clima che sta montando pericolosamente nel paese.
La riunione è stata convocata prendendo spunto da una nota diffusa nei giorni da Aboubakar Soumahoro, attivista sindacale Usb e portavoce della Coalizione internazionale dei sans papier e migranti: “A Roma hanno acceso il fuoco dei razzismi. Il prodotto interno lordo della città di Roma non cresce dando la caccia ai profughi, migranti e rom. Il taglio al trasporto pubblico locale, che isola le periferie e i suoi abitanti, non è opera di rom e profughi. La cementificazione con la devastazione ambientale, insieme all’espulsione delle classi popolari, non sono colpa di migranti e rom. Scaricare le proprie inadeguatezze sui cosiddetti “diversi” è accendere il fuoco dei razzismi. Però essendo in un contesto di decadenza e degrado culturale, tutto viene banalizzato senza pudore. Non possiamo restare prigionieri della vostra passione per la caccia alle streghe. Perché Roma è di fatto meticcia, anche se la vostra arretratezza vi condanna alla miopia politica” ha scritto con parole di piombo Aboubakar questa considerazione diventata ben presto virale. Evidente la critica frontale anche alla giunta comunale e a coloro che di fronte ai sempre più pesanti problemi di tenuta economica, sociale e civile di Roma, cercando di svicolare dalle soluzioni concrete alimentando strumentalmente l’emergenza immigrati.
Le realtà partecipanti alla riunione (Carovana delle Periferie, Asia/Usb, Decide Roma, Cinecittà Bene Comune, Movimenti per il diritto all’abitare, Scup, Corto Circuito, Rifondazione) si sono unanimemente riconosciuti nella necessità di costruire una risposta ampia, plurale e di massa a questo pesante clima di razzismo tutt’altro che strisciante. Si è concordato sulla necessità di smascherare l’utilizzo della questione migranti per nascondere i veri problemi irrisolti della città, ritrovandosi attorno a due parole d’ordine che potrebbero costituire i tratti distintivi della mobilitazione: “Nessuna persona è illegale e I migranti non sono il problema di Roma. Il concetto di fondo sul quale ha infatti ragionato la riunione è che i problemi della città sono altri e assai più pesanti (basta pensare a licenziamenti di massa e disoccupazione crescente, emergenza abitativa ed emergenza rifiuti) e che la guerra ai migranti (o la difesa del decoro) costituiscono “l’arma di distrazione di massa” per impedire una chiara presa di coscienza di chi sono i responsabili di questa situazione. Una nuova riunione cittadina è stata convocata per il prossimo mercoledi con l’obiettivo di costruire una assemblea/ mobilitazione di massa in Campidoglio per giovedì 13 luglio ore 17.30 e allargare lo spettro delle realtà che promuoveranno l’assemblea. Intanto nessuno perderà di vista la mobilitazione popolare e antifascista del 20 giugno aTiburtino III, come ha insegnato San Basilio giovedi mattina.
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