Firmato il contratto per l’acquisto di Ilva. Affitto da fine anno
Due anni di affitto al costo 360 milioni di euro, 180 l’anno, canone che verrà versato con cadenza trimestrale. Poi, il consorzio Am Investco Italy pagherà l’acquisto di Ilva, ad un prezzo fissato in un miliardo e 800 milioni di euro.
I commissari straordinari dell’Ilva da una parte, ArcelorMittal e Marcegaglia dall’altra, hanno firmato ieri a Roma (nella foto in alto) l’accordo relativo al contratto di affitto con obbligo di acquisto dei complessi aziendali di Ilva, a conclusione della fase di negoziazione in esclusiva.“L’accordo - si legge in una nota della gestione commissariale - è stato raggiunto in conformità con quanto previsto dalle regole di gara. E soddisfa anche tutte le indicazioni prioritarie contenute nel decreto dello scorso 5 giugno attraverso il quale il Ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato la cessione del complesso aziendale del gruppo Ilva”. In particolare, secondo i commissari sono state accolte “le indicazioni accolte relative al livello occupazionale del gruppo, che dovrà essere costituito da almeno 10mila unità; alla riduzione dei tempi della realizzazione degli interventi di copertura dei parchi primari; alle soluzioni a minor impatto ambientale valutando anche
l’impiego del preridotto; alla realizzazione di un centro di ricerca nel sito di Taranto; alla definizione di clausole contrattuali idonee a garantire la piena esecuzione delle obbligazioni, anche nell’ipotesi di limitazioni dell’autorità antitrust”.
«Con la firma dell’accordo - hanno commentato i commissari straordinari Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carruba - Ilva può contare su una proprietà solida, di un leader industriale e competente, che si è impegnata a fare importanti investimenti tecnici, a tutelare l’occupazione ed a realizzare il piano di risanamento ambientale. È stato un processo lungo ed impegnativo che, nell’obiettivo di mantenere in vita questo importante asset strategico per il Paese, ha visto la partecipazione attiva dei lavoratori, del governo, delle istituzioni nazionali e locali nonché delle forze politiche. Si avvierà rapidamente l’attività di bonifica dei siti, utilizzando i fondi trasferiti dalle disponibilità della famiglia Riva».
La documentazione complementare, spiega a sua volta Am Investco Italy, sarà ultimata entro il 30 giugno. L’inizio dell’affitto è previsto invece per la fine di quest’anno al termine delle procedure autorizzative necessarie.
Intesa SanPaolo, che già nelle settimane passate aveva sottoscritto una lettera d’intenti, si unirà formalmente al consorzio prima del closing dell’operazione. Chiusura che è soggetta all’approvazione delle competenti autorità europee di controllo. L’efficacia del contratto è inoltre subordinata al verificarsi di alcune condizioni sospensive, tra cui obblighi di informativa e consultazione.
La cessione degli asset e il pagamento del prezzo d’acquisto avverranno alla data ultima della conclusione del periodo di affitto di due anni e saranno condizionati alla revoca del sequestro di alcuni asset (l’area a caldo dell’Ilva jonica è tuttora sotto chiave anche se con facoltà d’uso) da parte del Tribunale di Taranto.
Nell’arco di sette anni Am Investco apporterà investimenti per circa 2,4 miliardi di euro, distribuiti più o meno equamente sui diversi esercizi. Sono previsti infatti investimenti per circa 1,3 miliardi di euro a sostegno del piano industriale e focalizzati soprattutto sugli altiforni, le acciaierie e le linee di finitura; mentre circa 1,1 miliardi di euro sono gli investimenti ambientali che garantiranno a Ilva la conformità con l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Investimenti che, per i commissari straordinari dell’Ilva «porteranno a un progressivo miglioramento in misura significativa delle performance ambientali sia per quanto riguarda le emissioni atmosferiche e sia per il trattamento delle acque».
Le spedizioni di acciaio finito saranno sistematicamente incrementate fino a raggiungere 9,5 tonnellate entro il 2023. La produzione di acciaio grezzo sarà limitata a 6 milioni di tonnellate annue sino al raggiungimento della conformità con l’Aia; successivamente il consorzio si impegna a riattivare l’altoforno 5 e a portare la produzione di acciaio grezzo a 8 milioni di tonnellate all’anno, integrandola con l’importazione di bramme e laminati piani a caldo così da massimizzare l’utilizzo dell’area a freddo dell’Ilva. Un piano che prevede l’impiego di almeno 10.000 lavoratori (sui 14220 attuali dell’intero gruppo Ilva, dei quali già ora 4100 sono in cassa integrazione) per l’intera durata del piano industriale - che potranno diventare anche di più a conclusione della la trattativa sindacale in corso.
Confermato l’investimento di 10 milioni di euro per il nuovo Centro di ricerca e sviluppo a Taranto. Quest’ultimo, si legge nella nota di Am Investco Italy “sarà dedicato in un primo momento ad assicurare la riuscita del piano industriale, ambientale e commerciale nonché il trasferimento della proprietà intellettuale e delle conoscenze di ArcelorMittal al fine di incrementare l’efficienza operativa, la qualità e la produttività di tutti gli stabilimenti
Nessun commento:
Posta un commento