Nell’assemblea organizzata il 19
giugno in sede, si è parlato della repressione come un aspetto delle lotte che
facciamo, e della necessità di combatterla. Si sono ricordate le iniziative
tenute la mattina a Milano presso diversi consolati, e le assemblee pomeridiane
a Palermo e Taranto.
È stata letta la parte iniziale
del volantino, che introduce le ragioni della scelta del 19 giugno come
giornata dell’eroismo facendo un breve excursus storico: il 19 giugno 1986 c’è
stato un eccidio, 300 prigionieri politici uccisi, nelle carceri peruviane di
El Fronton, Lurigancho e El Callao (Lima); sembrava qualcosa di inverosimile ma
si è assistito ad uno Stato che mette in campo il proprio esercito per assaltare
le proprie carceri… mettere fine alla giusta ribellione dei prigionieri
politici era l’obbiettivo e che è stato portato a termine dopo una strenua
resistenza dei prigionieri… con un accanimento di tipo nazista contro l’ideologia forte con la quale i
prigionieri politici avevano trasformato le stesse carceri in “luminose trincee
di combattimento”…
E, infatti, si tratta proprio di ideologia! L’ideologia opposta a quella del
capitale. Questo è il dato da tenere
presente. La repressione nel sistema capitalistico è imprescindibile, è l’altra faccia del sistema stesso, non c’è lotta
seria senza che ci siano forme di repressione, chi pensa che si possa lottare
veramente senza incorrere nella repressione si illude… e contro questa
repressione si combatte in diversi modi… cogliamo l’occasione della presenza di
un avvocato oggi per dire che appunto una forma di difesa di chi lotta è quella
legale… nel mondo ci sono centinaia di migliaia di avvocati coinvolti nelle
lotte per difendere gli interessi delle masse previsti dalle varie Costituzioni;
avvocati che spesso, quando difendono i prigionieri politici rivoluzionari
vengono repressi anche loro, come per esempio successe proprio in Perù.
La borghesia quindi si attrezza
per quanto riguarda l’apparato repressivo; quali armi usa? In Italia abbiamo
una legislazione speciale, che proviene sostanzialmente dal cosiddetto “codice
rocco” del tempo del fascismo e che è stata “rivista” negli anni ’70, con tutta
una fraseologia che prova costantemente ad intimidire: “manifestazione non autorizzata”,
“devastazione e saccheggio”… e proprio oggi si ritorna all’attacco del diritto
di sciopero, alla criminalizzazione di chi sciopera… facendo terrorismo
mediatico… per creare come si dice “opinione pubblica” a proprio
favore… usa il carcere preventivo, adesso il daspo cittadino… queste sono le armi che usa la borghesia, che però da sempre non ha fatto i conti con un dato importantissimo, e noi lo diciamo con uno slogan: “la repressione alimenta la ribellione”.
favore… usa il carcere preventivo, adesso il daspo cittadino… queste sono le armi che usa la borghesia, che però da sempre non ha fatto i conti con un dato importantissimo, e noi lo diciamo con uno slogan: “la repressione alimenta la ribellione”.
Le tre tappe a Milano: consolato
francese per Abdallah... da 33 anni nelle carceri… una ultima manifestazione
per la sua liberazione ha visto la partecipazione di migliaia di persone; al
consolato indiano, per il Prof. Saibaba, accusato di essere maoista e di cui ha
parlato qualche giorno fa a Milano “la più grande scrittrice indiana vivente”,
come hanno detto al TG2, Arundhati Roy che ha sottoscritto un appello per la
sua liberazione… Arundhaty Roy, tra l’altro, è un esempio di giornalismo vero, al
contrario di pennivendoli che conosciamo … per contrapporre una versione
veritiera a quella della borghesia indiana è stata “in cammino con i ribelli”
maoisti nella foresta, … in India ci sono 10.000 prigionieri politici, e la repressione
tocca anche gli operai che si ribellano come quelli della Maruti condannati
all’ergastolo, per non parlare delle donne che si uniscono sempre più alla guerra
popolare tanto che il governo sta elaborando nuove strategie per tenerle
lontane dalla ribellione, ma la stampa borghese di queste notizie se ne
infischia… consolato peruviano per la difesa della vita del presidente Gonzalo,
capo della rivoluzione in Perù e in carcere da 25 anni...
Con l’aiuto di interessanti
filmati e foto (un video sull’eccidio in Perù, l’intervista del TG2 ad
Arundhaty Roy…) è stato illustrato e denunciato tutto questo, ivi compreso le gravissime
condizioni in cui si trovano i prigionieri politici in Turchia in sciopero fame,
così come quelli della Palestina…
Bisogna fare la propria parte in
questa lotta, con le denunce di ogni
malefatta e ingiustizia della borghesia nei confronti di chi lotta e dei
rivoluzionari, e con l’azione concreta contro il moderno fascismo che avanza in
tutti i suoi aspetti… è questo l’obbiettivo del Soccorso Rosso Proletario…
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