Aulla, le “cimici” inchiodano i militari: «Un negro è scappato: l’ho preso e massacrato»
La Spezia - «Guarda che bel taglio che c’ho fatto, tac da sopra eh». Alessandro Fiorentino è divertito mentre mostra al collega di pattuglia, Gianluca Varone, il modo in cui aveva appena squarciato le gomme di una Alfa 146 posteggiata alle porte dell’abitato di Aulla. Dalla carte dell’inchiesta, che ha travolto i comandi delle stazioni carabinieri della Lunigiana, spuntano particolari che tratteggiano i profili di persone dedite al malaffare, persone che nascondendosi dietro una divisa facevano il bello e cattivo tempo da quelle parti.Il 12 febbraio scorso una cimice nascosta nell’auto di servizio registra la conversazione tra i due carabinieri e il cittadino inglese proprietario della vettura a cui avevano appena bucato le gomme: Varone e Fiorentino fingono di non sapere chi avesse commesso il reato, poi quando la vittima si
allontana commentano il fatto. Varone: «Anche te no, a un bravo cristo hai bucato le gomme».
Fiorentino: «Ma che cazzo ne sapevo io che ere quello lì». Varone: «Ride». Fiorentino: «Io quando ho fatto, io ero convinto fosse, fosse l’albanese, era quell’altra macchina». Il 9 dicembre 2015 l’accoppiata Fiorentino e Varone si sarebbe resa responsabile del reato di peculato per essersi appropriata di alcuni «cd-dvd dal contenuto musicale e pornografico» sequestrati a un ambulante marocchino per la violazione dei diritti d’autore. Nella stessa occasione i carabinieri avrebbero preso, senza averne alcun diritto, «un giocattolo erotico (un fallo di gomma, ndr)».
«A un certo punto, mentre stavano sequestrando tutto, esce Gianluca e mi fa, guarda che cosa ho trovato? Un cazzo di gomma così». Nell’ordinanza il gip parla anche «odio razziale» e lo fa dopo riportando alcune intercettazioni inquietanti. Il 17 febbraio scorso alle tre del mattino, Luca Granata, oggi agli arresti domiciliari, parla con un collega, Francesco Rosignoli, e gli racconta di come ha picchiato «un negro».
Granata: «C’è un negro che mi voleva de, un negro che è scappato, gli sono andato dietro ed è picchiato con il muro, è cascato l’ho tirato su e ho detto mettiti là…l’ho smostrato…poi gli ho messo la pistola in bocca, ho detto se devo andare in galera ci vado per qualcosa». Tra le conversazioni più rilevanti, annotate dagli investigatori, ce n’è una del 13 novembre 2016 quando Ian Nobile, oggi ai domiciliari, confessa a Fiorentino di avere un taser (storditore elettronico).
Nobile: «L’altro giorno mi sono incazzato con Gianluca, sai che c’ho il taser, no?». Fiorentino: «Ah sì me l’avevi detto». Nobile: «Ma tu sai che è una cosa che non dovrei tenere. E inizia a fare la spada con il laser, ma dico non toccare una roba che non è tua soprattutto in presenza di un superiore (che in quel momento si trovava in caserma, ndr)». Indagando a lungo sui carabinieri della Lunigiana, i pm Aldo Giubilaro e Alessia Iacopini hanno fatto venire a galla altre questioni spinose. Uno dei marescialli, il cui non è finito sul registro degli indagati, è accusato anche di maltrattamenti in famiglia nei confronti della moglie. Sono state ricostruiti episodi di percosse, il militare sarebbe solito offendere la donna chiamandola: «Malata, rincoglionita e matta».
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