Sette agenti indagati per i pestaggi nel carcere di Ivrea
Parziale svolta nelle indagini sui pestaggi avvenuti nel carcere di Ivrea tra il 2015 e l’ottobre scorso. Indagati dalla procura eporediese 7 agenti della polizia penitenziaria per i reati di lesioni nei confronti di alcuni detenuti. Oltre questi, per il periodo contestato, sono in totale una dozzina i fascicoli aperti dalla procura per i maltrattamenti denunciati a carico di ignoti. Parziale svolta perché, oltre gli agenti, sono indagati anche 5 detenuti per lesioni e resistenza per le proteste relative allo scorso ottobre. Una sorta di “par condicio” tra le parti, un modo per non screditare troppo il proprio apparato.
L’indagine parte dopo mesi di denunce
di diversi detenuti all’interno del carcere, nonostante difficoltà
oggettive nel comunicare con l’esterno ed il blocco della posta a
diversi di loro. Tutto
è partito con una lettera di Mattia Palo che ha trovato il modo di far uscire ed il coraggio di firmarla nonostante ripicche e punizioni, in cui denunciava le condizioni fatiscenti, oltre il limite della dignità umana, del carcere di Ivrea nel quale erano costretti a stare centinaia di detenuti tra vessazioni e pestaggi delle guardie “ai limiti della sopportazione”, rischiando diverse volte il morto.
è partito con una lettera di Mattia Palo che ha trovato il modo di far uscire ed il coraggio di firmarla nonostante ripicche e punizioni, in cui denunciava le condizioni fatiscenti, oltre il limite della dignità umana, del carcere di Ivrea nel quale erano costretti a stare centinaia di detenuti tra vessazioni e pestaggi delle guardie “ai limiti della sopportazione”, rischiando diverse volte il morto.
Un sistema punitivo e vessatorio,
quello del carcere di Ivrea, che non vede coinvolti soltanto guardie
carcerarie ed i loro capi, ma anche medici ed educatori consapevoli
di quanto avvenisse ma ciò nonostante riluttanti dall’intervenire,
addirittura fare prognosi e curare i detenuti più gravi.
Di appena il gennaio scorso il rapporto
choc del garante dei detenuti sulle condizioni del carcere: “La
situazione del carcere di Ivrea è quella di una preoccupante
conflittualità, con celle lisce, strutture decadenti e al di sotto
della dignità umana”. La denuncia, sempre dello stesso a
conferma di quanto scrivevano i detenuti, dell’esistenza di due
celle cosiddette “lisce” (acquari) usate per pestaggi e punizioni
nelle quali sono stati rinchiusi più volte detenuti completamente
nudi, senza riscaldamento, in condizioni strutturali e igieniche
molto al disotto dei limiti di accettabilità nel rispetto della
dignità dell’essere umano.
L’attenzione adesso non deve calare,
anzi, in virtù proprio di questi ultimi mesi in cui qualcosa si
muove non bisogna permettere che si smetta di parlare di questo caso
che, ricordiamo, sia nato soltanto dal coraggio di alcuni detenuti
che nonostante le violenze e le vessazioni subite all’ordine del
giorno hanno trovato la forza di mettere nome e cognome su una
lettera che avrebbe potuto portargli ulteriori rogne se scoperta
prima della sua uscita.
Il caso del carcere di Ivrea non è
sicuramente un fatto isolato, in tutti i luoghi di detenzione le
violenze ai danni dei detenuti sono la norma di una gestione e di un
disciplionamento che le amministrazioni penitenziarie adottano nei
confronti dei detenuti incopatibili al regime carcerario e che
lottano per condizioni migliori e dignitose.
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