domenica 30 aprile 2017

pc 30 aprile - I LICENZIAMENTI DEGLI 11 LAVORATORI DELLA LOGISTICA DI BRIGNANO SONO UN SALTO DI QUALITA' DEL PADRONATO A CUI OCCORRE RISPONDERE CON UN SALTO DI QUALITA' DELLA LOTTA DI CLASSE - Concludiamo il resoconto dell'assemblea del 9 aprile a Milano, con l'intervento del coord. nazionale dello Slai cobas sc

Da uno degli 11 licenziati, delegato dello Slai cobas sc: 
"E’ UNA VERGOGNA, SIAMO SCAPPATI DA PAESE DEL TERZO MONDO PROPRIO PER LE DURE CONDIZIONI DI VITA, SIAMO TUTTI LAUREATI, E OGGI CI TROVIAMO NELLE STESSE CONDIZIONI!"

Dall'intervento del coord. nazionale Slai cobas sc

1) E’ vero che tutti i settori dei lavoratori, soprattutto quelli precari, subiscono pesanti attacchi, però sul settore della logistica c’è un concentrato non solo di attacchi ma della linea del padronato che vuole più carichi di lavoro, più produttività, che vuole che si abbassi la testa, che i lavoratori perdano anche i diritti elementari, perchè da questo vuole trarre più profitti. Per questo unisce a peggioramento delle condizioni di lavoro, pesanti ricatti, in un settore in cui il 99% sono migranti. Il capitale sta puntando su questo settore per trarre in massimo.
In positivo, però, la lotta dei lavoratori della logistica è già diventata un esempio di resistenza, di spina nel fianco, di indomabilità. Le cooperative, ma anche le istituzioni – abbiamo visto la Prefettura a Bergamo che all'inizio ha fatto qualcosa poi si è lavata le mani e si è tirata indietro – le stanno facendo tutte.
E ora c’è un aspetto, quello dei licenziamenti repressivi, che vuole “alzare il tiro” degli attacchi da
parte delle aziende. Si tratta di licenziamenti volti ad attaccare l’organizzazione sindacale dei lavoratori, la loro “testa”. I padroni lo sanno bene: senza organizzazione sindacale i lavoratori possono essere manovrati in qualunque maniera, possono essere divisi e meglio colpiti. Ma è proprio qui che stanno trovando la spina nel fianco, la resistenza, e finora non ci sono riusciti.
Questi fatti, in negativo e in positivo, fanno del settore della logistica e della vostra lotta, un momento centrale, un esempio per gli altri settori dei lavoratori.
Per questo, se riusciamo a fare in questo settore un passo avanti di unità, servirà poi sicuramente a tutti gli altri settori e ai discorsi di ricomposizione, unità etc. Ma facciamolo!

Anche perchè il problema è che effettivamente il sistema del capitale, per rispondere alla sua crisi, sta facendo passi in avanti, noi lo chiamiamo moderno fascismo, sta portando avanti una guerra di classe, a cui dobbiamo rispondere con la nostra guerra di classe.
Anche la stessa lettera di licenziamento non è una semplice lettera che dice: tu non hai garantito la produttività, hai rallentato la media dei carichi di lavoro, hai fatto finti infortuni... (quest'ultimo, tra l'altro, in un periodo in cui vi sono stati due infortuni accertati in pochi giorni...). NO!
Dice che tu lavoratore stai portando avanti un “disegno criminoso”! Sei “inadempiente nell'attività produttiva” per portare avanti un'azione di “sabotaggio”, finalizzata a distruggere la cooperativa. Cioè una normale attività sindacale contro tempi e ritmi di lavoro, viene chiamata “disegno criminoso”, una sorta di “azione terrorista” verso i padroni, verso le cooperative.
I padroni vogliono alzare il tiro, non vogliono solo licenziarti ma denunciarti penalmente, farti andare in galera.
Il fatto di dire su un WhatsApp che c’è una condizione di lavoro schiavista, che i padroni della Coop. Sono “schiavisti”, sta diventando come se tu li avessi uccisi.
A Taranto, tempo fa è accaduta una situazione simile. Io mi sono trovata ad essere denunciata dal grande padrone dell'Ilva, Riva, come mandante di una scritta “assassino”; allora il giudice, per fortuna, mi assolse, dicendo che era una libera espressione di critica: per me sei un “assassino”, come ora: per me sei uno “schiavista”.
Certo, oggi anche da parte dei giudici ci sono dei rischi che ti condannino se dici: siete schiavisti, siete ladri. E questo è un altro messaggio.
La questione è che loro alzano il tiro e noi dobbiamo alzare il tiro. Anche a Taranto vedete ci stanno massacrando di condanne in questo periodo. L'ultima denuncia per la manifestazione contro Renzi, l'inchiesta è stata fatta non da un giudice ma direttamente dal procuratore generale di Taranto. Un procuratore che fa accordi con la Procura di Milano, con gli avvocati dei Riva per far uscire i padroni dal Processo Ilva con una elemosina, mentre si concentra, lui direttamente, su queste inchieste, per attaccare chi lotta e lanciare un messaggio.

C'è, quindi, un intreccio, non a caso, tra attacco alle condizioni di lavoro e repressione, perchè è qui che vogliono una pace sociale ed è invece qui che noi non gliela regaliamo.
E in questo torna il settore della logistica, a cui tanti lavoratori in lotta guardano, anche al sud, un settore che è sta diventando sempre più una sorta di concentrato di quello che è oggi il sistema dei padroni, del capitale, del governo dello Stato. Ma i lavoratori sono indomabili!

2) Faccio appello ad approvare una mozione di solidarietà con gli operai indiani della Maruti-Suzuky condannati in 13 all’ergastolo perchè durante una lotta durata mesi in quella fabbrica, i padroni - che poi sono gli stessi padroni che fanno parte dei pacchetti azionari delle nostre industrie, un esempio è l’Ilva che passera agli indiani - oltre alla polizia hanno chiamato i paramilitari per rompere la lotta, e i lavoratori hanno risposto e un padrone c’è rimasto secco. In seguito hanno processato 145 operai e 13 all’ergastolo.
Questo ci dimostra come si stanno unendo le vicende nel mondo e che quindi ogni lotta che stai facendo sono parte della stessa lotta, e quindi parole come “internazionalismo” non sono slogan dei comunisti dell’900 ma la vita quotidiana che attraversiamo in questo sistema mondo attuale, in cui
da un lato siamo buttati in questa situazione dall'altro la dobbiamo governare per resistere e lottare.

Su questo cerchiamo di dare messaggi positivi, la prima questione è che i sindacati presenti diano messaggi positivi. Certo che c’è da riflettere perchè l’unità è difficile. Ma là dove ci sono delle lotte dobbiamo sostenerle con tutti i mezzi e possibilità, tenendo conto del salto di qualità di questo scontro.
Oggi noi ci stiamo difendendo perchè abbiamo attaccato, perche in tutto il settore della logistica c'è una lotta d’attacco di lavoratori che non avevano diritti e se li sono conquistati.
Per difendere le condizioni i lavoratori hanno attaccato, per rispondere all’attacco dei padroni si devono difendere è una normale logica di guerra di classe.

Dobbiamo portare avanti questa lotta dei lavoratori di Brignano, chiediamo agli altri di sostenerla e di partecipare in tutte le forme, andando oltre la singola vertenza.

C’è il problema del sostegno legale. Tutto voi padroni potete fare, ma non è che potete scrivere in una lettera: ti licenzio perchè tu nel WhatsApp hai detto “schiavista”, questo non lo potete fare! Tu mi puoi accusare di non aver lavorato, di scarso rendimento, ma non mi puoi licenziare perche tu hai letto un messaggio sul telefonino, che neanche potevi permettere di leggere, .
Quindi è necessario che anche avvocati, giuristi, compagni dicano che non si può fare questo! Perchè anche nei tribunali non possiamo ridurre questo attacco ad una vertenza di licenziamento.
Non si può trasformare un WhatsApp in “sabotaggio”, perche allora tanto vale farlo... perche non è che i lavoratori devono morire nelle loro mani. Questo i padroni lo devono sapere. Se vuoi fare la lotta e vuoi licenziarmi “va bene”, ma se tu la vuoi mettere su un altro piano e vuoi fare il bandito, allora facciamo “un bandito e mezzo”. Questa è una legge della storia della lotta di classe, non è una legge che mi sono inventato io lavoratore della Kamila.
Dobbiamo essere forti, se vince uno vincono tutti, e ogni tanto, anche in questo fase difficile, dobbiamo vincere. Per questo dobbiamo mettere in campo la cooperazione necessaria per vincere.

Nessun commento:

Posta un commento