Da uno degli 11 licenziati, delegato dello Slai cobas sc:
"E’ UNA VERGOGNA, SIAMO SCAPPATI DA PAESE DEL TERZO MONDO PROPRIO PER LE DURE CONDIZIONI DI VITA, SIAMO TUTTI LAUREATI, E OGGI CI TROVIAMO NELLE STESSE CONDIZIONI!"
Dall'intervento del coord. nazionale Slai cobas sc -
1) E’ vero che tutti i settori dei
lavoratori, soprattutto quelli precari, subiscono pesanti attacchi,
però sul settore della logistica c’è un concentrato non solo di
attacchi ma della linea del padronato che vuole più carichi di
lavoro, più produttività, che vuole che si abbassi la testa, che i
lavoratori perdano anche i diritti elementari, perchè da questo
vuole trarre più profitti. Per questo unisce a peggioramento delle
condizioni di lavoro, pesanti ricatti, in un settore in cui il 99%
sono migranti. Il capitale sta puntando su questo settore per trarre
in massimo.
In positivo, però, la lotta dei
lavoratori della logistica è già diventata un esempio di
resistenza, di spina nel fianco, di indomabilità. Le cooperative, ma
anche le istituzioni – abbiamo visto la Prefettura a Bergamo che
all'inizio ha fatto qualcosa poi si è lavata le mani e si è tirata
indietro – le stanno facendo tutte.
E ora c’è un aspetto, quello dei
licenziamenti repressivi, che vuole “alzare il tiro” degli
attacchi da
parte delle aziende. Si tratta di licenziamenti volti ad
attaccare l’organizzazione sindacale dei lavoratori, la loro
“testa”. I padroni lo sanno bene: senza organizzazione sindacale
i lavoratori possono essere manovrati in qualunque maniera, possono
essere divisi e meglio colpiti. Ma è proprio qui che stanno trovando
la spina nel fianco, la resistenza, e finora non ci sono riusciti.
Questi fatti, in negativo e in
positivo, fanno del settore della logistica e della vostra lotta, un
momento centrale, un esempio per gli altri settori dei lavoratori.
Per questo, se riusciamo a fare in
questo settore un passo avanti di unità, servirà poi sicuramente a
tutti gli altri settori e ai discorsi di ricomposizione, unità etc.
Ma facciamolo!
Anche perchè il problema è che
effettivamente il sistema del capitale, per rispondere alla sua
crisi, sta facendo passi in avanti, noi lo chiamiamo moderno
fascismo, sta portando avanti una guerra di classe, a cui dobbiamo
rispondere con la nostra guerra di classe.
Anche la stessa lettera di
licenziamento non è una semplice lettera che dice: tu non hai
garantito la produttività, hai rallentato la media dei carichi di
lavoro, hai fatto finti infortuni... (quest'ultimo, tra l'altro, in
un periodo in cui vi sono stati due infortuni accertati in pochi
giorni...). NO!
Dice che tu lavoratore stai portando
avanti un “disegno criminoso”! Sei “inadempiente
nell'attività produttiva” per portare avanti un'azione di
“sabotaggio”, finalizzata a distruggere la cooperativa.
Cioè una normale attività sindacale contro tempi e ritmi di lavoro,
viene chiamata “disegno criminoso”, una sorta di “azione
terrorista” verso i padroni, verso le cooperative.
I padroni vogliono alzare il tiro, non
vogliono solo licenziarti ma denunciarti penalmente, farti andare in
galera.
Il fatto di dire su un WhatsApp che c’è
una condizione di lavoro schiavista, che i padroni della Coop. Sono
“schiavisti”, sta diventando come se tu li avessi uccisi.
A Taranto, tempo fa è accaduta una
situazione simile. Io mi sono trovata ad essere denunciata dal grande
padrone dell'Ilva, Riva, come mandante di una scritta “assassino”;
allora il giudice, per fortuna, mi assolse, dicendo che era una
libera espressione di critica: per me sei un “assassino”, come
ora: per me sei uno “schiavista”.
Certo, oggi anche da parte dei giudici
ci sono dei rischi che ti condannino se dici: siete schiavisti, siete
ladri. E questo è un altro messaggio.
La questione è che loro alzano il tiro
e noi dobbiamo alzare il tiro. Anche a Taranto vedete ci stanno
massacrando di condanne in questo periodo. L'ultima denuncia per la
manifestazione contro Renzi, l'inchiesta è stata fatta non da un
giudice ma direttamente dal procuratore generale di Taranto. Un
procuratore che fa accordi con la Procura di Milano, con gli avvocati
dei Riva per far uscire i padroni dal Processo Ilva con una
elemosina, mentre si concentra, lui direttamente, su queste
inchieste, per attaccare chi lotta e lanciare un messaggio.
C'è, quindi, un intreccio, non a caso,
tra attacco alle condizioni di lavoro e repressione, perchè è qui
che vogliono una pace sociale ed è invece qui che noi non gliela
regaliamo.
E in questo torna il settore della
logistica, a cui tanti lavoratori in lotta guardano, anche al sud, un
settore che è sta diventando sempre più una sorta di concentrato di
quello che è oggi il sistema dei padroni, del capitale, del governo
dello Stato. Ma i lavoratori sono indomabili!
2) Faccio appello ad
approvare una mozione di solidarietà con gli operai indiani della
Maruti-Suzuky condannati in 13 all’ergastolo perchè durante una
lotta durata mesi in quella fabbrica, i padroni - che poi sono gli
stessi padroni che fanno parte dei pacchetti azionari delle nostre
industrie, un esempio è l’Ilva che passera agli indiani - oltre
alla polizia hanno chiamato i paramilitari per rompere la lotta, e i
lavoratori hanno risposto e un padrone c’è rimasto secco. In
seguito hanno processato 145 operai e 13 all’ergastolo.
Questo ci dimostra come si stanno
unendo le vicende nel mondo e che quindi ogni lotta che stai facendo
sono parte della stessa lotta, e quindi parole come
“internazionalismo” non sono slogan dei comunisti dell’900 ma
la vita quotidiana che attraversiamo in questo sistema mondo attuale,
in cui
da un lato siamo buttati in questa
situazione dall'altro la dobbiamo governare per resistere e lottare.
Su questo cerchiamo di dare messaggi
positivi, la prima questione è che i sindacati presenti diano
messaggi positivi. Certo che c’è da riflettere perchè l’unità
è difficile. Ma là dove ci sono delle lotte dobbiamo sostenerle con
tutti i mezzi e possibilità, tenendo conto del salto di qualità di
questo scontro.
Oggi noi ci stiamo difendendo perchè
abbiamo attaccato, perche in tutto il settore della logistica c'è
una lotta d’attacco di lavoratori che non avevano diritti e se li
sono conquistati.
Per difendere le condizioni i
lavoratori hanno attaccato, per rispondere all’attacco dei padroni
si devono difendere è una normale logica di guerra di classe.
Dobbiamo portare avanti questa lotta
dei lavoratori di Brignano, chiediamo agli altri di sostenerla e di
partecipare in tutte le forme, andando oltre la singola vertenza.
C’è il problema del sostegno legale.
Tutto voi padroni potete fare, ma non è che potete scrivere in una
lettera: ti licenzio perchè tu nel WhatsApp hai detto “schiavista”,
questo non lo potete fare! Tu mi puoi accusare di non aver lavorato,
di scarso rendimento, ma non mi puoi licenziare perche tu hai letto
un messaggio sul telefonino, che neanche potevi permettere di
leggere, .
Quindi è necessario che anche
avvocati, giuristi, compagni dicano che non si può fare questo!
Perchè anche nei tribunali non possiamo ridurre questo attacco ad
una vertenza di licenziamento.
Non si può trasformare un WhatsApp in
“sabotaggio”, perche allora tanto vale farlo... perche non è che
i lavoratori devono morire nelle loro mani. Questo i padroni lo
devono sapere. Se vuoi fare la lotta e vuoi licenziarmi “va bene”,
ma se tu la vuoi mettere su un altro piano e vuoi fare il bandito,
allora facciamo “un bandito e mezzo”. Questa è una legge della
storia della lotta di classe, non è una legge che mi sono inventato
io lavoratore della Kamila.
Dobbiamo essere forti, se vince uno
vincono tutti, e ogni tanto, anche in questo fase difficile, dobbiamo
vincere. Per questo dobbiamo mettere in campo la cooperazione
necessaria per vincere.
Nessun commento:
Posta un commento