mercoledì 3 maggio 2017

pc 3 maggio - La questione Alitalia - la posizione di proletari comunisti / PCm Italia

La questione Alitalia è importante per tutto il movimento dei lavoratori, tutto il movimento sindacale. Ma in che senso e con quale obiettivo, è importante discuterne.

L'Alitalia è in crisi perchè nei cieli, come in terra si sviluppa una guerra commerciale acuta che si contende un mercato mondiale, comunque in sviluppo. Chi taglia i costi, chi ha i governi dietro, vince questa guerra, e i gruppi monopolistici più piccoli soccombono.
Questa è una legge del capitale che nel sistema imperialista diventa più acuta e più stringente che mai.
Gli operai e i lavoratori che vogliono difendere i loro interessi di classe, devono partire dalla difesa non del proprio padrone o del proprio gruppo monopolistico in questa contesa, ma dai propri interessi di classe, senza sconti per nessuno.

In Alitalia padroni e governo insieme hanno cercato da sempre di scaricare la crisi sui lavoratori e, come si dice, “continuare a volare lasciando a terra chi lavora”.
Berlusconi costruì la cordata dei “padroni patrioti” al cui interno vi era anche l'assassino Riva che ci mise pure bei soldi; poi sono cominciate le cordate dei manager e dei commissari, degli “apprendisti stregoni”, grand commis del capitale, i cui piani di sviluppo erano e sono aria fritta, ma il cui unico esercizio effettivo è vedere come tagliare lavoratori, diritti e salari; e qui non si tratta solo dei piloti ma della dimensione complessiva dei lavoratori del trasporto aereo, comprensivo dell'indotto, dove vi sono lavoratori precari e sfruttati da sempre.

Tutti i piani di padroni e governo sono stati condivisi dai sindacati confederali, veri “servi dei servi”, veri agenti del ricatto occupazionale.

I lavoratori hanno cercato, con la lotta e con il loro NO all'accordo, di resistere, di limitare i danni, di prolungare, nell'interesse di mantenere il lavoro, l'agonia della Compagnia.
Con l'ultimo referendum si è giunti alla penultima pagina di questa vicenda. Ce l'hanno messa tutta, l'alleanza infame, per far passare con le buone o con le cattive l'accordo, ma lo spiraglio del referendum che hanno lasciato, i lavoratori lo hanno utilizzato e gli hanno risposto con un sonoro NO, maggioritario, giusto e necessario.
Governo e padroni sono entrati nel panico, per poche ore, poi hanno ripreso a tessere la tela secondo uno stesso copione. Niente di strano, nel conflitto di classe fanno la loro guerra di classe.
I sindacati, per bocca dei loro dirigenti, hanno fatto peggio dei padroni, riempiono le pagine dei giornali con dichiarazioni fasciste e arroganti: “il referendum non si doveva fare”, perchè per loro i referendum valgono solo se sono truccati o vincono loro.

Bene, ora in questa vicenda, però, tutti devono ragionare in termini di guerra di classe.
I lavoratori non possono accontentarsi della resistenza, necessaria, quotidiana; il problema del sindacato come strumento dei lavoratori va risolto. I vermi del sindacalismo padronal-governativo, i loro prezzolati e privilegiati agenti tra i lavoratori, non possono continuare a stare tra le fila dei lavoratori. Per vincere la guerra di classe con padroni e governo serve la guerra civile nelle fila dei lavoratori.
La maggioranza che ha detto NO deve essere unita in una sorta di sindacato unico che non rispetti le divisioni di sigle, a cui anche il sindacalismo di base contribuisce, e deve imporsi come soggetto unico di lotta e di trattativa, usando tutti i mezzi perchè i sindacati confederali non abbiano più voce in capitolo e né tornino, in nessuna forma, a galla.
E' questa la condizione principale perchè la resistenza vinca e imponga ai padroni, chiunque essi siano e da qualunque paese vengano, la difesa del lavoro e del salario, delle condizioni di lavoro e dei diritti.

Proletari comunisti – PCm Italia
maggio 2017

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