La questione Alitalia è
importante per tutto il movimento dei lavoratori, tutto il movimento
sindacale. Ma in che senso e con quale obiettivo, è importante
discuterne.
L'Alitalia è in crisi
perchè nei cieli, come in terra si sviluppa una guerra commerciale
acuta che si contende un mercato mondiale, comunque in sviluppo. Chi
taglia i costi, chi ha i governi dietro, vince questa guerra, e i
gruppi monopolistici più piccoli soccombono.
Questa è una legge del
capitale che nel sistema imperialista diventa più acuta e più
stringente che mai.
Gli operai e i lavoratori
che vogliono difendere i loro interessi di classe, devono partire
dalla difesa non del proprio padrone o del proprio gruppo
monopolistico in questa contesa, ma dai propri interessi di classe,
senza sconti per nessuno.
In Alitalia padroni e
governo insieme hanno cercato da sempre di scaricare la crisi sui
lavoratori e, come si dice, “continuare a volare lasciando a terra
chi lavora”.
Berlusconi costruì la
cordata dei “padroni patrioti” al cui interno vi era anche
l'assassino Riva che ci mise pure bei soldi; poi sono cominciate le
cordate dei manager e dei commissari, degli “apprendisti stregoni”,
grand commis del capitale, i cui piani di sviluppo erano e sono aria
fritta, ma il cui unico esercizio effettivo è vedere come tagliare
lavoratori, diritti e salari; e qui non si tratta solo dei piloti ma
della dimensione complessiva dei lavoratori del trasporto aereo,
comprensivo dell'indotto, dove vi sono lavoratori precari e sfruttati
da sempre.
Tutti i piani di padroni e
governo sono stati condivisi dai sindacati confederali, veri “servi
dei servi”, veri agenti del ricatto occupazionale.
I lavoratori hanno
cercato, con la lotta e con il loro NO all'accordo, di resistere, di
limitare i danni, di prolungare, nell'interesse di mantenere il
lavoro, l'agonia della Compagnia.
Con l'ultimo referendum si
è giunti alla penultima pagina di questa vicenda. Ce l'hanno messa
tutta, l'alleanza infame, per far passare con le buone o con le
cattive l'accordo, ma lo spiraglio del referendum che hanno lasciato,
i lavoratori lo hanno utilizzato e gli hanno risposto con un sonoro
NO, maggioritario, giusto e necessario.
Governo e padroni sono
entrati nel panico, per poche ore, poi hanno ripreso a tessere la
tela secondo uno stesso copione. Niente di strano, nel conflitto di
classe fanno la loro guerra di classe.
I sindacati, per bocca dei
loro dirigenti, hanno fatto peggio dei padroni, riempiono le pagine
dei giornali con dichiarazioni fasciste e arroganti: “il referendum
non si doveva fare”, perchè per loro i referendum valgono solo se
sono truccati o vincono loro.
Bene, ora in questa
vicenda, però, tutti devono ragionare in termini di guerra di
classe.
I lavoratori non possono
accontentarsi della resistenza, necessaria, quotidiana; il problema
del sindacato come strumento dei lavoratori va risolto. I vermi del
sindacalismo padronal-governativo, i loro prezzolati e privilegiati
agenti tra i lavoratori, non possono continuare a stare tra le fila
dei lavoratori. Per vincere la guerra di classe con padroni e governo
serve la guerra civile nelle fila dei lavoratori.
La maggioranza che ha
detto NO deve essere unita in una sorta di sindacato unico che non
rispetti le divisioni di sigle, a cui anche il sindacalismo di base
contribuisce, e deve imporsi come soggetto unico di lotta e di
trattativa, usando tutti i mezzi perchè i sindacati confederali non
abbiano più voce in capitolo e né tornino, in nessuna forma, a
galla.
E' questa la condizione
principale perchè la resistenza vinca e imponga ai padroni, chiunque
essi siano e da qualunque paese vengano, la difesa del lavoro e del
salario, delle condizioni di lavoro e dei diritti.
Proletari comunisti –
PCm Italia
maggio 2017
maggio 2017
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