E' la strada obbligata di ogni percorso
di dittatura che non può durante il suo cammino che bruciare i suoi
stessi uomini per affermarsi come dittatura personale ed esclusiva.
Anche questo dovrebbe far comprendere dove va a finire un regime che è partito dall'attacco ai
movimenti di liberazione curdi, all'estrema sinistra, per poi
estendersi progressivamente a magistrati, giornali, e qualsiasi tipo
di esponenti politici, istituzionali, che ponessero una remora alla
dittatura personale. Erdogan è un al-Sisi senza la divisa.
Ma questa corsa verso la dittatura
personale e la repressione su tutto comincia a preoccupare la
borghesia turca che teme che tutto ciò alimenti nuovi livelli di
conflitto sociale e politico fino a portare il paese sull'orlo di
un'effettiva instabilità politica.
Nè il sostegno dell'imperialismo né
la guerra di Siria sono fattori sufficienti ad evitare la crisi
interna del regime turco.
Tutta la scorsa settimana i fatti hanno
visto la Borsa di Istanbul, le Agenzie di rating lanciare segnali in
questa direzione.
Erdogan non arretra ma prepara un
rilancio, com'è nella sua natura. E, secondo l'inserto plus del Sole
24 Ore di ieri: “E' possibile che Erdogan sfrutti questa
situazione per indire elezioni anticipate" che gli permettano di avere
non solo la maggioranza assoluta, che già ha, ma la maggioranza
super assoluta che gli permetta di decidere ulteriori riforma
costituzionali che ne sanciscano la dittatura personale.
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