C'erano stati SGOMBERI E VIOLENTE CARICHE A MODENA, sgomberati uno spazio sociale, una palestra popolare e due occupazioni abitative, dove da fine marzo risiedevano centinaia di persone, studenti, disoccupati rimasti senza casa.
MODENA: DALLA CASA NELLE STRADE E OLTRE
La
cronaca di questa settimana è ormai nota: lo sgombero delle realtà
autorganizzate e autodeterminate espressione di esigenze materiali e
istanze rivendicative, la violenza pornografica e autocelebrativa delle
forze dell'ordine che hanno trovato sintesi sul volto di Francesca, la
cruna mediatica sviluppatasi in questi giorni che da un lato ha
strumentalizzato i fatti per meschini giochi politici, mentre dall'altro
è stata costretta a porsi su posizioni se non critiche, perlomeno di
problematizzazione di quanto accaduto.
Le azioni
repressive della controparte si sono caratterizzate per una precisa
volontà politica che
connetteva Modena con i dictat romani, espressione di un Partito Democratico sempre più 'Partito Nazione'.
connetteva Modena con i dictat romani, espressione di un Partito Democratico sempre più 'Partito Nazione'.
In
un contesto culturale e sociale come quello in cui agiamo e siamo
inseriti abbiamo potuto notare come le azioni di violenza sconsiderata e
gratuita delle forze dell'ordine abbiano creato uno strappo in una
parte della società modenese che si illudeva di vivere ancora in un
"aura social-democratica tipicamente emiliana". Finora, anche nella
componente di sinistra, si era radicata la consuetudine per cui l'azione
istituzionale diventava automaticamente pensiero comune.
Cogliendo
questo passaggio, si è riusciti a creare un momento di piazza come
quello di oggi pomeriggio, in una realtà ancora una volta
ultra-militarizzata dopo il divieto di manifestazione voluto dal Sindaco
in accordo con Prefetto e Questore. All'opera si è visto un segmento
sociale per il quale la passività finora tenuta non era più possibile,
perchè la realtà materiale aveva superato i livelli di sopportabilità.
Le offese ai manifestanti da parte di alcuni celerini hanno fatto cogliere quanto nervosismo e volontà provocatoria vi fosse nella cosidetta gestione dell'ordine pubblico. E' un evidente segnale di come la difficoltà di organizzazione del consenso e l'incapacità di analisi corrispondano a una volontà sempre più stringente della classe dirigente nazionale, il PD, di accelerare percorsi di delegitimazione dei conflitti.
Le offese ai manifestanti da parte di alcuni celerini hanno fatto cogliere quanto nervosismo e volontà provocatoria vi fosse nella cosidetta gestione dell'ordine pubblico. E' un evidente segnale di come la difficoltà di organizzazione del consenso e l'incapacità di analisi corrispondano a una volontà sempre più stringente della classe dirigente nazionale, il PD, di accelerare percorsi di delegitimazione dei conflitti.
La composizione sociale della piazza del 14
maggio ha incluso tutte quelle soggettività determinate a portare
solidarietà agli sfrattati e ai compagn* e per difendere la
praticabilità di piazza, fortemente messa in discussione in questi
giorni concitati.
È notevole il fatto che la piazza autonoma dell'11 maggio sia stata rivendicata in toto da una piazza come quella di oggi che comprendeva una composizione completamente inedita.
È notevole il fatto che la piazza autonoma dell'11 maggio sia stata rivendicata in toto da una piazza come quella di oggi che comprendeva una composizione completamente inedita.
I
manifestanti hanno saputo sfidare i divieti imposti, costruendo un
concentramento ed un corteo completamente al di fuori di ogni legalità.
Ciò è stato possibile solo grazie al rapporto di forza concreto che la
presenza di circa 600 persone per le strade cittadine ha saputo imporre
nella sua semplice materialità. Un corteo che ha saputo entrare in
contatto con la città e i cittadini incuriositi, che si è imposto nel
quartiere, dove i processi di autogestione sono presenza costante da
numerosi anni ed ha terminato questa intensa e ricca giornata di lotta
nella piazza antistante l'Ex Caserma Occupata e l'Università.
Numerosi
interventi hanno scandito la manifestazione, costruendo un punto di
partenza per una progettualità politica che sappia creare relazione, ma
anche momenti concreti di messa in discussione dell'esistente.
La
sfida è comprendere che la composizione sociale odierna può costituire
l'inizio di una polarizzazione nel tessuto di questa città. È, dunque,
necessario il rilancio di un percorso di lotte che sia in grado di
cogliere le contraddizioni di un contesto produttivo e riproduttivo
sempre più in difficoltà, con una crisi che non mostra cedimenti. In
questa città, la nuova direzione del modello di comando verticale e
dirigistico del moderno PD renziano sta producendo un inasprimento
repentino dello scontro tra chi sperimenta costruzione di alterità e la
controparte.
Oggi ci siamo presentati con questa consapevolezza, da domani saremo sempre un passo avanti a loro!
Nessun commento:
Posta un commento