lunedì 16 maggio 2016

pc 16 maggio - SULLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 5 GIUGNO - 1° parte

L'avvicinarsi della scadenza elettorale nelle 4 grandi città del nostro paese, ci chiama a prendere posizione, a partire però da un'analisi concreta della situazione concreta esistente nelle 4 città.
Quindi, da qui al voto pubblicheremo sia le prese di posizioni che si muovono all'interno del movimento proletario e popolare, sociale e politico, sia tutti gli elementi che possano servire ad una conoscenza della situazione stessa.

La posizione generale di proletari comunisti è in buona parte conosciuta nel movimento comunista e rivoluzionario, e la possiamo riassumere in questo:
oggi per contrastare l'azione del capitale, dei suoi governi e del suo Stato serve innanzitutto la lotta e l'organizzazione. Bisogna insistere nelle fila proletarie, popolari e giovanili che la lotta e non il voto è la soluzione e la strada per difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro e per conquistare lavoro, diritti, casa, reddito, ecc.
Non solo, ma noi pensiamo, e i fatti nella maggior parte dei casi ci danno ragione, che sia la lotta la forma con cui i proletari impongono la loro “rappresentanza” alle istituzioni, e che quindi non è mai stato vero in questi ultimi anni che i rappresentanti delle lotte, dei movimenti sociali, entrati nelle istituzioni anche a livello dei consigli comunali, abbiano dato più forza e più potere e perfino più voce ai proletari e masse popolari in lotta. Anzi, è avvenuto nella quasi totalità dei casi che i rappresentanti dei movimenti di lotta siano andati, per così dire, per suonare e siano stati suonati.
Questo è stato dimostrato da mille esempi, da mille esperienze e non è accettabile che ad ogni elezione, locali o nazionali, si ripetano, come se nulla fosse, gli stessi argomenti, si costruiscano le stesse aggregazioni che raggiungono lo stesso risultato: qualche poltrona e notorietà per sé, nulla in termini reali per i proletari e le masse, né in termini di risultati concreti né in termini di rappresentanza politica e sociale.

Non solo, ma due fenomeni sempre più in sviluppo contrastano con questa situazione.
Dal lato della collina del capitale i meccanismi elettorali e le forme della politica praticata sono diventate sempre più escludenti e impositivi, antidemocratici, e sempre più caratterizzati come 'comitati di affari', 'clientele'.
Dal lato dell'opposizione si è andata formando una deriva della cosiddetta “antipolitica” che dà spazio soprattutto a demagoghi, arruffapopolo, che nella quasi totalità dei casi è di tipo reazionario, per non dire apertamente fascista e razzista.
L'altra questione è che evidentemente le masse di fronte alle degenerazione dei meccanismi della democrazia borghese, non avendo una propria rappresentanza politica vanno scegliendo, l'astensionismo, la non partecipazione al voto.

Quindi, è del tutto evidente che partecipare al voto con presentazione di liste o appoggio a liste presenti, significa entrare nel teatrino corrotto e degenerato della politica della borghesia e inseguire i partiti e i demagoghi sul loro stesso terreno, col risultato di corrompere ulteriormente le file dei movimenti di lotta o di opposizione politica e sociale che si mettono su questo terreno; ma significa anche separarsi dalle masse, in nome delle quali spesso si conduce questa politica elettoralista, che invece vanno approfondendo il loro distacco dai partiti elettorali, espressione sempre più pura del capitale, della casta politica e del malaffare.

Su questo nessuno può dire, sulla base di fatti e analisi, che la situazione nella sua città, grande o piccola che sia, presenti un quadro differente.

Quello che in realtà si determina in certe occasioni è un certo grado di polarizzazione che vede due fronti contrapposti che non corrispondono esattamente a due varianti del potere borghese, e che quindi spinge settori popolari a scegliere comunque di sostenere uno dei candidati in campo.
E' evidente che in questo caso anche i comunisti rivoluzionari e le avanguardie proletarie debbano tener conto di questo stato delle cose e, senza rinunciare ad alcuno dei propri argomenti, debbano stare al fianco di questi settori delle masse con lo scopo di demolirne le illusioni elettoraliste, guidarne in parte l'esperienza concreta, per poter affermare, anche sulla base di essa, che l'unica via è la lotta rivoluzionaria, la via rivoluzionaria, contro ogni forma di via elettorale.

Se questo è a base della nostra posizione politica, ancora altro va aggiunto se si guarda ad una visione non congiunturale della situazione politica e sociale, sia su scala nazionale sia all'interno delle proprie realtà locali.
Il fattore determinante oggi, se si vuole sostenere l'alternativa proletaria è la costruzione nel fuoco della lotta di classe dei tre strumenti della rivoluzione: il partito, il fronte unito, la forza militante in grado di lottare contro lo Stato borghese e i suoi apparati. E l'unità che bisogna costruire tra i comunisti non può che basarsi su questa netta delimitazione. Chi non riconosce questo dato fa oggettivamente, e spesso soggettivamente, parte del pantano dell'opportunismo, dell'economismo e del movimentismo.
In qualsiasi realtà sociale e politica, sindacale o da centro sociale, da movimenti di lotta, in cui i comunisti si trovino ad operare nell'attuale dispersione e frammentazione, si possono definire tali se la loro azione è volta a costruire, o almeno a favorire o sostenere, la ricostituzione e/o costruzione dei tre strumenti della rivoluzione.
E sotto questo punto di vista le elezioni non sono certo il terreno più favorevole e il terreno principale.
Ma anche durante le elezioni, i comunisti che nascondono le loro idee, i loro progetti, contribuiscono a mantenere lo stato di cose esistenti, a non farlo avanzare. Contribuiscono, quindi, a mantenere il movimento così com'è e non alla sua trasformazione e salto di qualità.

L'altro dato importante è che chiaramente quando parliamo di partito intendiamo un partito fondato sulla scienza rivoluzionaria, ovvero: l'analisi marxista del capitale e delle classi, l'arma leninista su imperialismo, sullo Stato, sul partito e la lotta politica, la teoria e pratica maoista sancita da “è giusto ribellarsi”, “servire il popolo”, “la classe operaia deve dirigere tutto”, “il potere nasce dalla canna del fucile”, linea di massa, ecc.

Infine, nel periodo elettorale occorre sempre fare un'analisi di classe delle forze in campo, e quali classi e interessi di classe rappresentano liste e candidati sindaci, così come se la loro azione e la loro funzione si muove lungo lo spirito di conciliare masse e Stato o di approfondire la contraddizione tra masse e Stato; così, infine, nell'analizzare la posizione delle masse, se si parte dalla loro condizione di vita e di lavoro e si giudica da questo punto di vista programmi e fatti prodotti da liste e candidati.


Senza porre alla base questo, come si può pensare di avere una posizione autonoma espressione del proletariato e delle masse?

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