L'avvicinarsi della
scadenza elettorale nelle 4 grandi città del nostro paese, ci chiama
a prendere posizione, a partire però da un'analisi concreta della
situazione concreta esistente nelle 4 città.
Quindi, da qui al voto
pubblicheremo sia le prese di posizioni che si muovono all'interno
del movimento proletario e popolare, sociale e politico, sia tutti
gli elementi che possano servire ad una conoscenza della situazione
stessa.
La posizione generale di
proletari comunisti è in buona parte conosciuta nel movimento
comunista e rivoluzionario, e la possiamo riassumere in questo:
oggi per contrastare
l'azione del capitale, dei suoi governi e del suo Stato serve
innanzitutto la lotta e l'organizzazione. Bisogna insistere nelle
fila proletarie, popolari e giovanili che la lotta e non il voto è
la soluzione e la strada per difendere le proprie condizioni di vita
e di lavoro e per conquistare lavoro, diritti, casa, reddito, ecc.
Non solo, ma noi pensiamo,
e i fatti nella maggior parte dei casi ci danno ragione, che sia la
lotta la forma con cui i proletari impongono la loro “rappresentanza”
alle istituzioni, e che quindi non è mai stato vero in questi ultimi
anni che i rappresentanti delle lotte, dei movimenti sociali, entrati
nelle istituzioni anche a livello dei consigli comunali, abbiano dato
più forza e più potere e perfino più voce ai proletari e masse
popolari in lotta. Anzi, è avvenuto nella quasi totalità dei casi
che i rappresentanti dei movimenti di lotta siano andati, per così
dire, per suonare e siano stati suonati.
Questo è stato dimostrato
da mille esempi, da mille esperienze e non è accettabile che ad ogni
elezione, locali o nazionali, si ripetano, come se nulla fosse, gli
stessi argomenti, si costruiscano le stesse aggregazioni che
raggiungono lo stesso risultato: qualche poltrona e notorietà per
sé, nulla in termini reali per i proletari e le masse, né in
termini di risultati concreti né in termini di rappresentanza
politica e sociale.
Non solo, ma due fenomeni
sempre più in sviluppo contrastano con questa situazione.
Dal lato della collina del
capitale i meccanismi elettorali e le forme della politica praticata
sono diventate sempre più escludenti e impositivi, antidemocratici,
e sempre più caratterizzati come 'comitati di affari', 'clientele'.
Dal lato dell'opposizione
si è andata formando una deriva della cosiddetta “antipolitica”
che dà spazio soprattutto a demagoghi, arruffapopolo, che nella
quasi totalità dei casi è di tipo reazionario, per non dire
apertamente fascista e razzista.
L'altra questione è che
evidentemente le masse di fronte alle degenerazione dei meccanismi
della democrazia borghese, non avendo una propria rappresentanza
politica vanno scegliendo, l'astensionismo, la non partecipazione al
voto.
Quindi, è del tutto
evidente che partecipare al voto con presentazione di liste o
appoggio a liste presenti, significa entrare nel teatrino corrotto e
degenerato della politica della borghesia e inseguire i partiti e i
demagoghi sul loro stesso terreno, col risultato di corrompere
ulteriormente le file dei movimenti di lotta o di opposizione
politica e sociale che si mettono su questo terreno; ma significa
anche separarsi dalle masse, in nome delle quali spesso si conduce
questa politica elettoralista, che invece vanno approfondendo il loro
distacco dai partiti elettorali, espressione sempre più pura del
capitale, della casta politica e del malaffare.
Su questo nessuno può
dire, sulla base di fatti e analisi, che la situazione nella sua
città, grande o piccola che sia, presenti un quadro differente.
Quello che in realtà si
determina in certe occasioni è un certo grado di polarizzazione che
vede due fronti contrapposti che non corrispondono esattamente a due
varianti del potere borghese, e che quindi spinge settori popolari a
scegliere comunque di sostenere uno dei candidati in campo.
E' evidente che in questo
caso anche i comunisti rivoluzionari e le avanguardie proletarie
debbano tener conto di questo stato delle cose e, senza rinunciare ad
alcuno dei propri argomenti, debbano stare al fianco di questi
settori delle masse con lo scopo di demolirne le illusioni
elettoraliste, guidarne in parte l'esperienza concreta, per poter
affermare, anche sulla base di essa, che l'unica via è la lotta
rivoluzionaria, la via rivoluzionaria, contro ogni forma di via
elettorale.
Se questo è a base della
nostra posizione politica, ancora altro va aggiunto se si guarda ad
una visione non congiunturale della situazione politica e sociale,
sia su scala nazionale sia all'interno delle proprie realtà locali.
Il fattore determinante
oggi, se si vuole sostenere l'alternativa proletaria è la
costruzione nel fuoco della lotta di classe dei tre strumenti della
rivoluzione: il partito, il fronte unito, la forza militante in grado
di lottare contro lo Stato borghese e i suoi apparati. E l'unità che
bisogna costruire tra i comunisti non può che basarsi su questa
netta delimitazione. Chi non riconosce questo dato fa oggettivamente,
e spesso soggettivamente, parte del pantano dell'opportunismo,
dell'economismo e del movimentismo.
In qualsiasi realtà
sociale e politica, sindacale o da centro sociale, da movimenti di
lotta, in cui i comunisti si trovino ad operare nell'attuale
dispersione e frammentazione, si possono definire tali se la loro
azione è volta a costruire, o almeno a favorire o sostenere, la
ricostituzione e/o costruzione dei tre strumenti della rivoluzione.
E sotto questo punto di
vista le elezioni non sono certo il terreno più favorevole e il
terreno principale.
Ma anche durante le
elezioni, i comunisti che nascondono le loro idee, i loro progetti,
contribuiscono a mantenere lo stato di cose esistenti, a non farlo
avanzare. Contribuiscono, quindi, a mantenere il movimento così
com'è e non alla sua trasformazione e salto di qualità.
L'altro dato importante è
che chiaramente quando parliamo di partito intendiamo un partito
fondato sulla scienza rivoluzionaria, ovvero: l'analisi marxista del
capitale e delle classi, l'arma leninista su imperialismo, sullo
Stato, sul partito e la lotta politica, la teoria e pratica maoista
sancita da “è giusto ribellarsi”, “servire il popolo”, “la
classe operaia deve dirigere tutto”, “il potere nasce dalla canna
del fucile”, linea di massa, ecc.
Infine, nel periodo
elettorale occorre sempre fare un'analisi di classe delle forze in
campo, e quali classi e interessi di classe rappresentano liste e
candidati sindaci, così come se la loro azione e la loro funzione si
muove lungo lo spirito di conciliare masse e Stato o di approfondire
la contraddizione tra masse e Stato; così, infine, nell'analizzare
la posizione delle masse, se si parte dalla loro condizione di vita e
di lavoro e si giudica da questo punto di vista programmi e fatti
prodotti da liste e candidati.
Senza porre alla base
questo, come si può pensare di avere una posizione autonoma
espressione del proletariato e delle masse?
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