Riportiamo un report diffuso dalla Cgil ligure. Ma la stessa Cgil, nazionale, non dice affatto di eliminare i voucher, questa forma comunque di mistificazione del lavoro nero, di attacco "legalizzato" ai minimi diritti dei lavoratori. Chiede solo vincoli più restrittivi, restringendo gli ambiti di applicazione e introducendo il limite di 40 giorni, per cui un lavoratore non può essere impiegato da una stessa azienda.
E' quindi solo su questa limitazione che chiama al referendum, non di "abrogazione dei buoni", come bleffando dice nel propagandare il referendum.
Si tratta di un imbroglio, come spiega e documenta il nostro opuscolo di analisi critica sulla "Carta dei diritti della Cgil".
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Operatori ecologici, guardiani dei musei e operai per la manutenzione di strade e giardini. È la nuova frontiera dei voucher, i buoni che avrebbero dovuto contrastare il fenomeno del lavoro nero e invece si stanno via via sostituendo a contratti stabili e stagionali. Senza vincoli per i datori e azzerando le prospettive per chi cerca un'opportunità professionale a lungo termine.
Buoni lavoro sempre più diffusi anche nei comuni e nelle pubbliche amministrazioni che fino a qualche anno fa si appoggiavano a cooperative o assicuravano contratti stabili ma con la crisi e i tagli ai bilanci puntano sempre più sulle prestazioni occasionali.
È la fotografia che emerge dal report diffuso dalla Cgil: nel 2015 in Liguria tra i 3milioni e 132 mila voucher riscossi il 34.1% rientra tra le "altre attività". Ben oltre il commercio, che copre il 22.3% e il
turismo che si ferma al 19.8%. «In pratica più di un voucher su tre viene utilizzato nella pubblica amministrazione e per saldare le attività dei piccoli comuni, dalla manutenzione dei giardini alla gestione dei musei. Il lavoro occasionale accessorio è considerato a tutti gli effetti lavoro indipendente. Lo stesso che veniva svolto da impiegati regolarmente stabilizzati — spiega Marco De Silva, responsabile dell'Ufficio Economico Cgil — Basti pensare che in questi settore nel 2015 sono stati acquistati più di un milione e mezzo di voucher rispetto ai 500.000 del 2014, un aumento pari al 144%».
Un fenomeno fuori controllo e diffuso ormai in ogni ambito professionale, da quello edile all'industria manifatturiera, che lo scorso anno ha interessato 48.333 lavoratori, ben oltre la singola prestazione. «Pensate al turismo, nonostante sia un settore sia in forte crescita l'occupazione è rimasta sostanzialmente stabile in tutte le province — continua Marco De Silva — Mentre i voucher sono passati da 400mila del 2014 a 685mila del 2015, andando a sostituire molti contratti stagionali. Almeno il 10% di chi a oggi viene pagato con i voucher prima aveva un contratto»...
Intanto in Liguria il fenomeno continua a crescere. Solo nel primo trimestre del 2016 sono stati venduti 1.027.794, il 51.2% in più rispetto allo stesso periodo del 2015, ben oltre la media nazionale dove l'aumento si ferma al 45.6%. «Mentre la piaga del lavoro nero continua ad espandersi a macchia d'olio — rilancia Federico Vesigna Segretario Generale Cgil Liguria — La forbice tra i voucher acquistati e quelli riscossi si allarga sempre di più. In Liguria lo scorso anno sono circa 800 mila quelli restituiti all'Inps che poi vengono rimborsati alle aziende. In pratica, solo se e quando arrivano i controlli i buoni si utilizzano realmente mentre per le altre prestazioni continuano i pagamenti in nero, senza alcuna tutela per i lavoratori».
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