Domani,
martedì 17, presso la Corte d'Assisi del Tribunale di via Marche, ore
9, riprende dall'inizio (per la 2° volta dopo il vergognoso scivolone di
quest'inverno) il processo contro Riva e tutti i suoi complici.
Vogliamo
che vengano riconfermate tutte le parti civili, anche quelle che si
sono presentate in corte d'assise, e che cambi nettamente il taglio
finora assunto dai magistrati: che prevalga la serietà, la necessità di
fare realmente questo processo a Riva e a tutto un sistema istituzional/politico
locale e nazionale che ha provocato morti e devastazione aziendale,
insieme al supersfruttamento degli operai; e non che ci si trascini in
atti e passaggi burocratici, che servono solo a dare spazio agli
squallidi avvocati degli imputati che hanno messo e metteranno mille
zeppe per arrivare alla prescrizione.
Gli
avvocati dei Riva apparentemente esprimono nei loro interventi
arroganza e si arrampicano sugli specchi, ma esprimono anche paura. Sono
arroganti nell'imporre come fatto "normale", "sistemico" la loro legge;
ma hanno paura, paventano il "pericolo" e loro stessi lo ingigantiscono
parlando di "processo storico".
Bene. Noi vogliamo che il processo serva ai lavoratori e alle masse popolari, non solo di Taranto ma a livello nazionale, a rendere effettivamente concreto questo pericolo.
Ma
anche gli operai, i cittadini devono prendere sul serio questo
processo. I Riva e i suoi complici devono assere condannati (almeno come
è avvenuto alla Thyssen), e pesantemente, e devono risarcire le parti
civili, e i loro soldi fatti sul sangue dei lavoratori e delle masse
popolari devono essere realmente sequestrati e i loro beni espropriati
per le bonifiche.
Ma
soprattutto un andamento positivo per lavoratori e masse popolari del
processo deve servire a dare un colpo, a mettere un punto fermo
all'ingiustizia del sistema dei padroni, perchè aiuti la lotta per
rovesciare questo sistema dei padroni.
Ma questo è possibile se non si lascia fare ai giudici e se ne facciamo un processo popolare.
E' chiaro che il processo che riparte non è quello che serve e che vogliamo. E su questo riprendiamo
i limiti principali del processo da un numero speciale di Proletari
comunisti di
quest'estate - MA CHI L'HA DETTO CHE NON POSSIAMO CAMBIARE
IL PROCESSO IN CORSO D'OPERA?
(Dallo speciale di proletari comunisti):
"...Manca
nelle carte un quadro effettivo delle principali vittime del sistema
Riva, gli operai dell'Ilva che hanno pagato un alto tributo di
sangue con diverse centinaia di morti sul lavoro, di ancora più
numerosi morti da lavoro e con un numero sterminato di malattie
professionali, certo solo in parte dovuti agli anni di Riva (dal 1995
in poi).
L'inchiesta
non fa alcuna radiografia reale, né sembra avere voglia di
un'analisi concreta che guardi la fabbrica dall'interno e non dagli
effetti sull'esterno.
L'altra
grave lacuna è il non vedere, o non essersi impegnati abbastanza,
nel radiografare e colpire l'intero sistema al servizio dei padroni;
vale a dire, la catena di governi e di ministri, per lunghi anni di
centrodestra oltre che di centrosinistra, che hanno sostenuto e
coperto Riva dall'inizio alla fine.
Dove
sono i Ministeri dell'Ambiente e dell'Industria di Berlusconi –
eppure Riva ha finanziato ufficialmente le campagne elettorali di
Berlusconi; dove sono la Regione e il Comune precedenti a Vendola e
Stefano fatti di uomini e personaggi notoriamente legati a Riva, i
reati giustamente imputati a Vendola e Stefano sono comunque minori
di quelli di cui si sono resi responsabili i loro predecessori.
Che
dire poi del rapporto con gli organi di controllo verso i quali
l'inchiesta appare quasi assente, quando è del tutto vidente che
le violazioni all'interno della fabbrica e percepibili ad occhio nudo
fuori dalla fabbrica hanno visto Ispettori spesso assenti o
intervenuti solo su denuncia e e in generale con un impegno al minimo
possibile.
Ma
il vero buco nero dell'inchiesta sono i sindacalisti che all'Ilva
di Taranto sono stati il puntello decisivo del sistema Riva, il
supporto necessario per coprire la violazione sistematica delle norme
di sicurezza in fabbrica e delle norme ambientali fuori dall'Ilva.
I
segretari provinciali, divenuti poi politici, uomini delle
Istituzioni o segretari nazionali di Fim e Uilm sono notoriamente
personaggi corrotti e collusi. Come è possibile che l'inchiesta li
abbia ignorati? Su quali specchi si possono arrampicare i giudici,
così solerti a beccare con le mani nel sacco uno dei tanti
funzionari, ma a non far nulla per portare a nudo i complici principi
e davvero indispensabili dei padroni. Come si fa a non incriminare un
Palombella e i suoi lacchè? Come si fa a non cercare le
responsabilità dei segretari della Fiom che, al di là delle
chiacchiere che va raccontando Landini e i suoi referenti Rappa,
Stefanelli, sono arrivati fino all'emarginazione, espulsione degli
unici delegati che hanno sollevato seriamente i problemi della
sicurezza in questa fabbrica con le denunce e la lotta.
Per
questo, se le dimensioni di questo processo appaiono massime e per
tanti aspetti fin troppo evidenti, dal punto di vista
di classe, dal punto di vista di chi questo sistema lo ha combattuto
in tutti questi anni in fabbrica e fuori, questa è una inchiesta che dà vita ad un processo costituzionalmente non in
grado di dare una giustizia reale, anche quella che le attuali
leggi, limitate e di classe, questo sistema garantisce...
Per
questo noi non abbiamo da unirci al “coro giulivo”
dell'arcipelago ambientalista in cerca di notorietà, che vede
l'albero del sistema Riva ma non la foresta e che non ha nessuna
intenzione di mettere realmente in discussione il sistema del
capitale, di cui la famiglia Riva è rappresentante, e il sistema
borghese di cui la rete di relazioni complice è espressione, e meno
che mai di utilizzare il processo per un “processo popolare” che
contribuisca ad ispirare e a sostenere un'opposizione reale di
operai, masse popolari che difendano nell'immediato con la lotta il
lavoro e la salute e in prospettiva la battaglia per rovesciare
l'intero sistema..."
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