Fassina si è candidato alle elezioni
per diritto divino, autodefinendosi di “opposizione”, non
passando neanche dalla pseudodemocraia delle primarie e meno che mai
da uno straccio di assemblee popolari.
Si è investito di una carica e
responsabilità che nessuno gli ha dato né gli poteva dare.
Che sia uscito dal Pd non può essere
in nessuna maniera un riconoscimento della sua difesa di interessi che non siano quelli di ceti politici.
Che poi non sia riuscito neanche a fare
correttamente la lista e la sua presentazione, è come se ci avesse
aggiunto un carico di suo per dimostrare quanto sia insipiente.
Non è un caso che gli unici che hanno
sostenuto il balletto dei ricorsi siano tutta della destra reazionaria,
che, evidentemente, teme che i voti che raccatterebbe Fassina possano
finire al candidato di Renzi.
Ma che non sia riuscito
probabilmente a presentarsi è un bene soprattutto per lui, dato
l'improbabile consenso di cui alla fine avrebbe goduto.
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