Nel ricorso si sostiene che “lo Stato non ha adottato tutte le misure necessarie a proteggere l’ambiente e la loro salute” e si contesta al governo il fatto di aver autorizzato la continuazione delle attività del polo siderurgico attraverso i cosiddetti decreti ‘salva Ilva’.
Ilva, i ricorrenti: ”Ci sentiamo impotenti, per questo ci siamo rivolti a Strasburgo”
L’udienza è andata avanti a singhiozzo fra deposizione di atti, eccezioni, repliche e controrepliche. E’ stata rigettata la richiesta dell’avvocato Giandomenico Caiazza, difensore di Archinà, impegnato in un altro processo in Cassazione, di soprassedere sulle decisioni che riguardavano la regolarità delle parti civili. La Corte d’assise, dopo una camera di consiglio di oltre tre ore, ha aggiornato l’udienza al 14 giugno prossimo per un difetto di notifica.
Le notifiche erano arrivate al vecchio difensore dell’imputato, che aveva invece eletto il proprio domicilio presso Riva Fire
Quello di Strasburgo “è un attacco diretto e formale allo Stato italiano in cui si chiede che venga fatta luce sulla questione in maniera adeguata. Ci si chiede inoltre se in questi anni, dal 2012 a oggi, siano state portate avanti le bonifiche sul territorio".
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