Eni: Descalzi, oggi poniamo le basi per i prossimi 20 anni.
In Africa il futuro di Eni e dell'Italia
Roma, 22 ott. - 'Stiamo costruendo oggi cosa sara' Eni tra 20 anni. E dobbiamo fare questo pensando al profitto ma anche alla creazione di valore'. In una lunga intervista al direttore de 'Il sole 24 ore', Roberto Napoletano….
…. l'Italia si trova in una posizione privilegiata 'perche'
geograficamente rappresenta una connessione naturale tra l'Africa e
il Nord Europa, ha le tecnologie, e storicamente abbiamo
un'attitudine positiva e quindi ritengo che sia per Eni che per
l'Italia ci sia un futuro in Africa'. In quest'ottica bisognera'
creare una direttrice Sud-Nord dove l'Egitto grazie alle ultime
scoperte avra' un 'ruolo centrale' ma non solo l'Egitto. Perche', ha
puntualizzato Descalzi, 'la Libia puo' raddoppiare la sua
produzione', c'e' poi il Mozambico 'che con la nostra produzione di
gas potrebbe soddisfare l'Italia per 70 anni e poi c'e' l'Angola, il
Congo, il Gabon, la Nigeria dalla quale gia' importiamo'.
…. 'Dobbiamo essere consapevoli che aprire un canale Sud-Nord
non significa portare via del gas all'Africa ma vorrebbe dire
investire in quei paesi per portare, certo, una parte del gas in
Europa ma soprattutto dare accesso all'energia all'Africa', ha
osservato l'ad di Eni. Il continente 'ha tantissima energia, ha tanto
gas, tanto sole, tanto petrolio. Un canale Sud-Nord permetterebbe di
sviluppare l'energia africana per l'Africa ma si potrebbe
tranquillamente esportarla perche' ce ne e' tanta. …
Mentre
arrivava in Senato il disegno di legge sulla Cooperazione allo
sviluppo, il presidente del Consiglio Matteo
Renzi
partiva per il suo viaggio in Africa . Un viaggio emblematico che ci
aiuta a capire come leggere il nuovo disegno di legge sulla
cooperazione. Ritengo che sia la nuova legge come il viaggio di Renzi
possano essere riassunti in una sola parola:
business/affari.
Il
19 luglio l’arrivo a Maputo, capitale del Mozambico, non a caso
scelta come prima tappa del viaggio di Renzi. Infatti nel 2011
l’Eni ha scoperto nella provincia di Cabo del Gado un giacimento
off-shore di due miliardi e mezzo di metri cubi di gas, capaci di
soddisfare i bisogni energetici delle famiglie italiane per i
prossimi trent’anni. Renzi ha detto che l’Eni investirà 50
miliardi di dollari in Mozambico. «Uno dei più grandi investimenti
al mondo sul gas», ha detto Calenda. In Mozambico operano già oltre
90 imprese italiane. «Il governo intende fare del Mozambico il test
su come si affronta un mercato in Africa» ha detto ancora il
viceministro, «e intende farne il centro della sua attività».
È
chiaro che gli investimenti andranno a beneficio delle imprese
italiane, poco o nulla andrà a beneficio del popolo mozambicano. È
questo l’aiuto allo “sviluppo”?
Nella
seconda tappa, il 20 luglio, Renzi arriva a Brazzaville, capitale del
Congo, dove l’Eni è ben piazzata per l’estrazione del petrolio.
Renzi firma un altro accordo con il governo congolese per un
giacimento di petrolio off-shore.
Terza
tappa: il 21 luglio Renzi raggiunge Luanda, capitale dell’Angola,
tra le nazioni più ricche di risorse dell’Africa. Anche qui l’Eni
è presente, fin dal 1961. Renzi apre al governo angolano la scatola
di Pandora delle imprese italiane. Il messaggio di Renzi è chiaro: è
venuto in Africa per fare affari. E i soldi della Cooperazione
italiana servono spesso a sostenere le imprese nostrane con appalti
all’estero che spesso hanno ben poca utilità per le popolazioni
locali.
Infatti
mentre le élites borghesi al potere, con le quali il governo
italiano si accorda, diventano sempre più ricche , il popolo diventa
sempre più povero.
Trovo
molto grave che il viaggio di Renzi sia stato organizzato quasi in
funzione dell’Eni che, in Africa, ha sulla coscienza un grave
crimine ambientale: il disastro ecologico del Delta del Niger.
Nonostante le proteste e le lotte del popolo Ogoni che vive in quella
regione, nonostante la costante pressione dei movimenti ambientalisti
nostrani, i vari governi italiani (da Berlusconi a Renzi), non hanno
mai voluto affrontare l’argomento. Ho lavorato personalmente per
l’invio di una Commissione parlamentare nel Delta del Niger, ma il
ministero degli affari esteri ha negato il permesso.
Ritengo
altresì grave la presenza di Finmeccanica nella delegazione che ha
seguito Renzi. In un continente dilaniato da guerre e guerriglie,
come può l’Italia presentarsi vendendo altre armi? Come ha potuto
il governo italiano inviare la portaerei Cavour per il periplo
dell’Africa, esibendo la nostra migliore produzione di armi ai
governi africani? Non si può dare con una mano l’aiuto per la
lotta contro la fame nel mondo, e con l’altra offrire armi.
Inoltre,
non è con questo tipo di “cooperazione” che risolveremo il
dramma delle migrazioni. Nonostante Renzi a Maputo abbia detto che
«serve ciò che stiamo facendo in Mozambico», è proprio il
tipo di “sviluppo” promosso dal presidente del consiglio che
forza la gente a fuggire dalle zone rurali per ammucchiarsi nelle
baraccopoli o a imbarcarsi sui barconi della “speranza”. È
proprio il nostro Sistema economico-finanziario, del quale Renzi è
un paladino, che ridurrà l’Africa a essere per tre quarti non
abitabile (per il surriscaldamento) e forzerà almeno duecento
milioni di africani a fuggire, secondo i dati Onu.
Non
è questa la strada della cooperazione, della solidarietà, del
futuro per noi e per loro.
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