Che cos’è il movimento 5 stelle
lo abbiamo detto più volte, e tra l’altro, con questo editoriale http://proletaricomunisti.blogspot.it/2015/08/pc-10-agosto-il-fascismo-razzismo-del.html
Qui facciamo una puntatina di
attualità che riguarda i sindaci 5 stelle in Sicilia seguendo un dossier di
repubblica Palermo che riportiamo sotto.
Dunque mentre Grillo e Casaleggio
passeggiano tra gli stand della loro “kermesse” nazionale a Imola sparando
fesserie reazionarie sui temi più disparati, gli “amministratori locali” a “cinque
stelle” si sono già fatti conoscere per le loro qualità: quelle appunto di
sindaci da “parentopoli” e “clientopoli”, insomma da “Prima Repubblica”, come
dice il dossier che riproduciamo sotto.
C’è un certo Piccitto, per
esempio, sindaco di Ragusa, di cui sono state chieste le dimissioni dagli
stessi grillini perché dall’“ambientalismo” è passato a dar via libera alle
trivelle per la ricerca del petrolio… con questa interessante e illuminante
motivazione: nella sostanza non si poteva opporre perché anche i grillini
devono capire “cosa significa governare, dover fare compromessi, raggiungere
gli obiettivi promessi un passo alla volta…” e in questo i sindaci si sentono
soli(!) e chiedono “copertura politica” ai vertici nazionali come Di Maio il
quale “era intervenuto a frenare la rabbia dei “talebani”. (dalla Repubblica di
oggi)
Nei confronti di questi “sindaci”,
ma degli “adepti” del “guru” in generale, lo stesso Grillo esprime un bel
disprezzo, anche se fa finta di scherzare, quando dice “Eravate nessuno e
grazie a me guadagnate stipendi meravigliosi”…
Incarichi a parenti e spese
allegre
I sindaci grillini finiscono
sotto tiro
Incarichi e spese allegre
bocciate dai revisori dei conti, nomine in famiglia, abbracci affettuosi con
odiati (si fa per dire) avversari politici, retromarce ideologiche e spaccature interne. L’avventura amministrativa dei sindaci grillini, nella regione dove cominciò l’invasione di M5S, sta vivendo il suo momento più basso. In qualche caso, si è già trasformato in un calvario.
odiati (si fa per dire) avversari politici, retromarce ideologiche e spaccature interne. L’avventura amministrativa dei sindaci grillini, nella regione dove cominciò l’invasione di M5S, sta vivendo il suo momento più basso. In qualche caso, si è già trasformato in un calvario.
Da un capo all’altro della
Sicilia, dal primo all’ultimo dei quattro grossi Comuni amministrati da
5stelle, risuona l’eco delle polemiche. Le ultime, rumorose, sono esplose a
Gela, dove Domenico Messinese a giugno aveva ottenuto una vittoria simbolica
nella patria di Crocetta e dove, meno di 4 mesi dopo, è costretto a subire l’attacco
frontale del locale meet-up. Che, in lungo documento, ha “sfiduciato” il
vicesindaco Simone Siciliano, fedelissimo di Messinese che ha la delega all’Ambiente
reo di aver messo in dubbio “il nesso di causalità fra l’inquinamento e le
malformazioni genetiche” e di sposare una politica un po’ troppo favorevole ai petrolieri.
Il meet-up ha sentenziato, il sindaco resiste. D’altronde, gli attivisti
grillini di gela avevano criticato Messinese subito dopo l’elezione, quando il
primo cittadino come aveva assunto subito la sua assistente Rita Scicolone nell’organico
del Comune, con la qualifica di istruttrice amministrativa. “Molti di noi hanno
cercato di far capire a Messinese che non era il caso”, scrisse a caldo Fabio
Leopardi, uno dei fondatori del meet-up gelese. Rimarcando che quell’atto ha
premiato “una delle migliori amiche della moglie del sindaco”. Ma la
gratitudine è evidentemente sentimento imprescindibile per Messinese. Che non
ha perso tempo neppure per assegnare un incarico legale da 11.593 euro all’avvocato
Lucio Greco, ovvero il candidato sindaco dell’Ncd che, al ballottaggio, lo
aiutò a battere il rivale angelo Fasulo. La foto dell’abbraccio fra Messinese e
Greco, al termine di un comizio a pochi giorni dal voto, fece il giro del web.
Da Gela a Bagheria, dove a
mettere nel mirino il sindaco Patrizio Cinque sono i revisori dei conti, pronti
a censurare una gestione pentastellata non proprio lontana da quelle
spendaccione del passato. “Il sindaco ha continuato a dare incarichi su
incarichi ad avvocati esterni, non economizzando il servizio, malgrado il
nostro ente sia in dissesto finanziario”. Cinque viene accusato dai revisori di
“impegnare fondi comunali per la costituzione di parte civile nei processi
penali” quando il comune, per questo servizio, “ha in essere una convenzione
gratuita con il centro Pio La Torre”.
I revisori dei conti strigliano
cinque anche sul ricorso ad altri professionisti interni, segnalando che non “è
riscontrabile una riduzione delle spese per incarichi e consulenze” e
prospettando il danno erariale. E chi c’è fra i prescelti da Cinque? L’avvocato
Vincenza Scardina, la cognata dell’assessore a 5 stelle §Alessandro Tomasello,
ha avuto affidati due ricorsi per 14.173 euro. Un altro, Vittorio Fiasconaro, è
un attivista di un locale meet-up e ha avuto mandati per 26 mila euro. Giorgio Castelli,
padre di Filippo, consigliere comunale pure lui fedele a Grillo, è stato
nominato da Cinque nel comitato dei garanti (ha rifiutato il compenso). Abbastanza
per far urlare l’opposizione a “parentopoli”, anzi a “clientopoli”. Addirittura
a un clima da regime, perché quando Filippo Tripoli, consigliere vicino a Salvini,
ha chiesto al Comune di poter affiggere dei manifesti in città per denunciare
il fatto (pagando anche una tassa da 121 euro…) una solerte funzionaria si è
opposta: con quei cartelli sui muri si lederebbe l’immagine dei professionisti
citati. “Le nomine? Tutta gente qualificata. Sì, c’è anche un militante. Ma ormai
sono milioni gli attivisti di 5stelle”, è stata la difesa del sindaco Cinque. Non
la pensa così il Pd: “Oggi Bagheria è esempio nazionale di confusione
amministrativa e di ripristino di pratiche da Prima Repubblica”, dice Daniele
Vella, componente della direzione regionale e presidente dell’associazione “Sarà
migliore”.
Il viaggio prosegue ad Augusta,
dove il neo-sindaco grillino Cettina Di Pietro ha affidato una consulenza
ambientale a un ingegnere siracusano, Giuseppe Raimondi, che incidentalmente è
i l referente del meet-up locale per il gruppo di lavoro sull’energia e candidato
di 5stelle alla presidenza di una circoscrizione. Spesa: 4 mila euro. “Nell’organico
comunale o fra gli ambientalisti di Augusta c’è chi lo faceva gratis”, ha fatto
notare Peppe di Mare, un consigliere d’opposizione.
Fino a Ragusa, la prima città
conquistata dai discepoli di Grillo. Nel programma di Federico Piccitto, come
da manuale pentastellato, c’era il bando sul web per scegliere gli assessori in
base al curriculum. Ma dopo meno di un anno Piccitto ha mandato a casa tre dei
sei selezionati su Internet. Designando fra i sostituti Antonio Zanotto, un
trevigiano che è stato, guarda caso, candidato da M5S alle Europee. Finito nel mirino
dell’opposizione per una raffica di servizi prorogati senza bando (l’agguerrita
consigliera Udc Sonia Migliore ne ha contati 120), l’amministrazione Piccitto
deve anche rispondere dell’appalto per la proroga del canile, si cui è a un
passo dalla chiusura è aperta un’inchiesta giudiziaria. Chi c’era a capo dell’associazione
che ha beneficiato del contratto da 60 mila euro annui? Biagio Battaglia,
esponente di spicco del meet-up ibleo che a inizio mandato ha fatto parte dello
staffi di Piccitto. Nella Sicilia diventata roccaforte, i grillini ora puntano alla
Regione. Ma si rispecchiano nei mali del passato.
La Repubblica Palermo
18/10/15
Nessun commento:
Posta un commento