venerdì 23 ottobre 2015

pc 23 ottobre - Il presidente della repubblica Mattarella parla “contro la corruzione”… ma la corruzione è uno dei segni distintivi del sistema capitalistico dominato dalla borghesia. Il caso del giudice antimafia Saguto: un “sistema, come il pizzo!”

Nelle stesse ore in cui il presidente Mattarella parlava di legalità e lotta alla corruzione si preparavano gli arresti, ultimi in ordine di tempo, dei dirigenti dell’Anas… e di questi avvenimenti, infatti, ne vediamo quasi tutti i giorni, ma ciò che in queste settimane sta dando il segno più forte, più indicativo di ciò che si intende per corruzione è l’affare del giudice Silvana Saguto, che viene raccontato dalla stampa in tanti modi. L’arroganza e la volgarità sono di normale contorno alle personalità che girano intorno a questo ennesimo “scandalo”, che è così forte che le parole del presidente Mattarella a questo punto da un lato suonano per forza di cose come di chi è ingenuo (o lo fa), e dall’altro devono ulteriormente delegittimare agli occhi della cosiddetta opinione pubblica le istituzioni che, non si deve dimenticare, sono “irriformabili”!

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“Il sistema Saguto? Come il pizzo”

“Lei non è un’ingenua, lei sa ben… lei fa parte di un sistema”. Così diceva l’amministratore giudiziario Walter Virga del giudice Silvana Saguto. Lui che per mesi era stato il pupillo del potente presidente delle Misure di prevenzione. “Lei fa parte di un sistema”, ribadiva ai suoi colleghi di studio, e una cimice intercettava.

È una confessione in diretta quella di Walter Virga. E, al contempo, un atto d’accusa. È una delle prove più importani di tutta l’inchiesta della procura di Caltanissetta e del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. La mattina del 9 giugno, l’avvocato Virga lo descriveva così il “sistema Saguto”, un sistema di nomine ai soliti noti, per amicizia e convenienza: “Da Acanto (uno degli ultimi sequestri fatti a Villabate – ndr) lavora l’archeologo amico di Angelo Ceraulo, è disoccupato”. Il giovane Walter, figlio del giudice Tommaso Virga, ex componente del Csm, parlava anche della sua nomina ad amministratore del gruppo Rappa. “Io sono stato nominato in un periodo tale dove... È vero che non c’era il procedimento disciplinare (fa riferimento al fatto che suo padre era nella commissione disciplinare del Csm – ndr) ma secondo te io lavoro là e gli dico…?” Queste parole hanno portato sotto inchiesta anche il padre del giovane Virga. Che intanto, quel giorno di giugno, continuava nel suo sfogo contro il sistema Saguto. “Altra cosa, noi abbiamo avuto, ora ci vuole, a nutricarci la nuora qua”. La Saguto aveva imposto la nuora avvocato, Mariangela Pantò, allo studio legale Virga.


Il giovane Walter parlava anche di un altro componente del cerchio magico di Silvana Saguto, il professore Carmelo Provenzano. Diceva: “Perché era Provenzano a prendere gli incarichi? Era Provenzano a prendere gli incarichi per il figlio che aveva il problema delle materie che si doveva passare; noi invece avevamo risolto il problema alla nuora, che era tranquilla, abbiamo pagato il pizzo che dovevamo pagare e abbiamo avuto quell’incarico”.
Uno sfogo importantissimo per l’inchiesta. Quel 9 giugno, qualcosa si era già rotto nel cerchio magico. Virga aveva deciso di allontanare la nuora della Saguto. Per le polemiche sui giornali, e non solo. L’avvocato si lamentava addirittura del trattamento ricevuto dal suo giudice di riferimento, nonostante quel maxi incarico da 800 milioni ricevuto con l’amministrazione Rappa. “Credo che Santangelo (un altro amministratore – ndr) abbia sei incarichi, mentre noi leccavamo il culo a Mariangela (…) meglio averne se che non sono grandi e guadagnare 3.000 euro l’uno in meno al mese che avere un solo Rappa e guadagnare 3.000 euro in più”
Virga raccontava anche di un colloquio avuto con la nuora della Saguto. Un altro colloquio emblematico. “Lei diceva: “Uno se fa la lotta alla mafia, allora se lo deve aspettare… se ne deve fregare, mia suocera infatti lo dice sempre che ha fede in Dio e va avanti”” In quella occasione, Virga disse alla nuora del giudice: “Guarda - gli ho detto – te lo dico per esperienza, da figlio di magistrato: i magistrati si difendono tra di loro. Quindi, come vedi, tutte queste polemiche (…) io ti dico che pure se non fossero falsità e lo sono, fino al terzo grado di giudizio, 8.000 magistrati ne difendono uno”” Parole pesanti quelle dell’avvocato Walter Virga: “”Noi facciamo un altro mestiere (…) sono due mondi diversi” gli ho detto. “Giustamente il magistrato ci ha la fede, ci ha le cose e un apparato di 8.000 persone dietro che dicono che ha ragione, che è quello che sta succedendo alla Saguto… la Cassazione le ha detto: ah qui marito, nuora e figlio… le hanno detto, intanto risolvitelo e non facciamo niente”. Che è il contrario di quello che è accaduto, con l’inchiesta della procura nissena e della finanza.
La decisione di Virga, di allontanare la nuora della Saguto, aveva fatto andare il giudice su tutte le furie. “Sono distrutta, incazzata – diceva al marito – non si può dire come gliela faccio pagare, non si deve presentare”. Suo figlio Francesco era invece per una strategia diversa: “Lui dice che devo essere diplomatica, l’ha invitato qui stasera”. La Saguto non si dava pace, quel giorno di giugno aggiunse anche un’altra frase diventata molto importante per l’inchiesta: “No, non gliela posso passare… non si buttano a mare le persone, si rischia insieme”.
Il 15 giugno, Virga si presenta nell’ufficio dalla Saguto, dove la finanza ha piazzato un’altra microspia. Dice: “Speriamo che si risolva tutto velocemente”. La giudice non usa mezzi termini: “Non penso che ci sarà un seguito a questa collaborazione”. Virga insiste, cerca di non perdere l’incarico. Ma inutile. La Saguto è categorica: “No, io penso di no, è meglio di no, visto che andata in questo modo”. Il cerchio magico dei favori reciproci con Virga (padre e figlio, secondo l’accusa) si era ormai rotto. Virga chiede di potere tenere una dipendente di Bagagli fino a dopo i saldi. Il giudice risponde in modo gelido: “Faccia un’istanza, valuterò successivamente”.
Così, a giugno, per Silvana Saguto il problema era trovare un altro posto alla nuora. “L’ha buttata fuori dallo studio – si sfogava con un ufficiale della Dia – da un minuto all’altro in mezzo alla strada”. E chiosava: “E quello che abbiamo fatto per lui”. L’ufficiale la rassicurava: “Vabbè tanto poi la sistemiamo ancora meglio, non ti preoccupare”. La Saguto si sfogò anche con l’avvocato Cappellano: “Virga, un ragazzino da niente, ha avuto quello che ha avuto e questo è il ringraziamento”.
La Repubblica Palermo
20/10/15

Gli insulti della Saguto ai figli di Borsellino del giudice dei beni confiscati "Lui squilibrato, lei cretina"

PALERMO. Il 19 luglio scorso, il giudice antimafia Silvana Saguto è la madrina della manifestazione "Le vele della legalità", pronuncia parole accorate per ricordare il sacrificio di Paolo Borsellino e degli agenti della scorta. Ma appena torna nella sua auto blindata, telefona a un'amica e sputa parole terribili contro i figli di Borsellino. Ce l'ha soprattutto con Manfredi, che il giorno prima ha abbracciato fra le lacrime il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al palazzo di giustizia di Palermo. Un abbraccio che ha commosso l'Italia. Ma non il giudice antimafia Silvana Saguto, che sbotta: "Poi, Manfredi Borsellino, che si commuove, ma perché minchia ti commuovi a 43 anni per un padre che ti è morto 23 anni fa? Che figura fai". E insiste: "Ma che... dov'è uno... le palle ci vogliono. Parlava di sua sorella e si commuoveva, ma vaffanculo".

Eccole, le parole terribili che pronunciava uno dei giudici simbolo di Palermo, che ha sequestrato beni per milioni di euro e oggi è indagata dalla procura di Caltanissetta per aver costruito un sistema di raccomandazioni e favori attorno alla gestione dei patrimoni sottratti ai boss. Il giorno dell'anniversario della strage di via d'Amelio, Silvana Saguto era infastidita perché aveva aspettato due ore sotto il sole l'arrivo delle barche della legalità al porticciolo di Ficarazzi, piccolo centro alle porte di Palermo. Ed era un fiume in piena contro la famiglia Borsellino. Tutte le sue parole sono rimaste impresse nelle intercettazioni fatte dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Palermo. Alla sorella Lucia, Silvana Saguto riservava altri insulti: "È cretina precisa".

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