da AgoraVox – «Penso che la mia vicenda rappresenti
un attacco inaccettabile al diritto di cronaca e alla libertà dei cronisti di
raccontare in modo indipendente ciò che osservano. Per questo ribadisco che
rifarei esattamente ciò che feci in quell’agosto di tre anni fa, indipendentemente
da come evolverà l’eventuale processo a mio carico», ci ha dettoDavide. Cosa è successo? Dopo mesi di silenzio Davide
Falcioni ha ricevuto un avviso di garanzia per “violazione di
domicilio” per aver partecipato, come cronista, ad un presidio No Tav
(ne avevamo parlato dettagliatamente a novembre in questo articolo “No Tav: il cronista
Davide Falcioni indagato per aver raccontato la Val di Susa“).
Ricapitoliamo.
Davide era presente, nel 2012, come cronista per
AgoraVox, al presidio della sede di una società coinvolta nella
realizzazione della Tav e ha raccontato la sua esperienza nell’articolo “Io
ero con i No Tav arrestati. Vi racconto come sono andate davvero le cose“: Dipinta come un’azione violenta
realizzata dei soliti “facinorosi” dei centri sociali torinesi, in realtà ha
visto la partecipazione pacifica di decine di persone di ogni età ed
organizzazione politica o sociale. L’azione si è svolta a volto
scoperto, suonando il citofono e facendosi aprire. Una volta entrati,
è stato srotolato uno striscione ed accesi un paio di fumogeni
rossi. Nessun danno è stato arrecato agli oggetti dello studio. Nessuna
minaccia ai dipendenti che, anzi, hanno amabilmente chiacchierato con i
militanti No Tav presenti. In seguito le persone presenti al presidio vengono
denunciate (accuse: violazione di domicilio, danneggiamento
informatico, furto e violenza privata) e per questo Davide Falcioni si è
offerto come testimone. Il 28 novembre scorso era in aula a Torino
per raccontare quello che, da cronista, aveva visto e vissuto.
Durante il processo Davide non ha nemmeno potuto finire la sua
testimonianza: alla frase “c’era un clima sereno” il Pm ha interrotto
l’esame del teste informandolo che, dato il contenuto della sua deposizione,
sarebbe stato indagato per gli stessi reati di cui sono accusati gli imputati.
Con la mutazione da testimone a indagato, la testimonianza di Davide Falcioni è
diventata, di fatto, nulla. Questi fatti ci portano ad aprire una riflessione
che parte da più punti: primo, l’unico testimone presente all’azione,
venduta come “violenza” dalla narrazione dell’accusa, è invalidato. Secondo:
viene violato il diritto di cronaca, un patrimonio che è lungi dall’essere
esclusiva di chi ha un tesserino da giornalista. Terzo: la Val di Susa, il
movimento no Tav e chi prova a raccontarlo diversamente, sono un terreno, Il
terreno, dove si sta giocando intorno ai diritti fondamentali e dove si cerca
di far tacere chi vuole, non diciamo un’altra soluzione, ma anche solo
un’altra narrazione.
La redazione di AgoraVox Italia rinnova la sua
solidarietà all’amico e collega Davide Falcioni.
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