Muore schiacciata dal macchinario tessile, Luana che aveva solo 22 anni
Tutto è accaduto in pochi secondi in un’azienda di Montemurlo. I colleghi non si sono accorti di niente. Sotto esame i sistemi di sicurezza. La domanda per ora senza risposta: perchè i rulli dell’orditoio non si sono bloccati? L’ultima vittima a febbraio: aveva la stessa età
da Mfpr
Lavoratrici Slai Cobas s.c.
Luana D’Orazio aveva solo 22 anni,
un
figlio piccolo, e ancora una vita davanti. Per quella vita, da
circa un anno, lavorava in fabbrica, a Oste di Montemurlo in
provincia di Prato, nel settore tessile.
Ma la sua vita ieri mattina si è fermata
proprio dentro il macchinario al quale stava lavorando,
intrappolata tra i subbi di un orditoio, lasciando il suo corpo
straziato davanti alle colleghe.
Perché i rulli dell’orditoio non si sono
bloccati? Non si può morire così, straziate nel fiore degli anni
per il profitto dei padroni!
Nel distretto tra Prato e Pistoia, quello
di Luana è il secondo infortunio mortale quest'anno, ma di
infortuni sul lavoro ne accadono di continuo nei capannoni del
tessile, dove si continua a lavorare con ritmi insostenibili e
ad altissimi costi in termini di perdita della salute e di vite
umane. E se poi operaie ed operai alzano la testa contro il
moderno schiavismo e pretendono di lavorare in sicurezza,
vengono licenziat*, repress*, violentat* dal braccio armato di
stato e padroni.
Solo 10 giorni fa eravamo a Prato, a
portare la solidarietà di donne e lavoratrici alla lotta degli
operai della Texprint per lavorare 40 ore settimanali anziché
84, e ricordiamo bene come quella manifestazione fu interrotta
dalla notizia di un attentato con l’acido a danno dei lavoratori
rimasti in presidio fuori dalla fabbrica!
Ora che Luana è morta i sindacati
collaborazionisti esprimono cordoglio di circostanza. In attesa
delle risposte della magistratura hanno indetto per venerdì “una
forte azione di mobilitazione", perché "non si può non
rilevare che ancor oggi si muore per le stesse ragioni e allo
stesso modo di cinquant’anni fa … e troppo spesso la sicurezza
continua ad essere considerata solo un costo“.
Noi, come donne e lavoratrici, siamo
profondamente addolorate per quest’ennesimo femminicidio,
ma
anche molto indignate per l’ipocrisia di chi, per 50 anni, ha
venduto i nostri diritti, la nostra salute e sicurezza ai
padroni, ha fatto carta straccia dello statuto dei lavoratori e
ora piange false lacrime di coccodrillo.
Dov’erano l’8 marzo questi
becchini del
diritto di sciopero? Mentre noi scioperavamo per la riduzione
dell’orario di lavoro a parità di paga, per la riduzione dei
ritmi e dei carichi di lavoro nelle fabbriche e in tutti i
luoghi di lavoro, per condizioni e ambienti di lavoro a tutela
della salute e della dignità delle lavoratrici?
Le nostre vite, la nostra salute valgono
molto di più dei vostri interessi e dei vostri profitti, e sarà
non il vostro pianto ma la nostra rabbia organizzata a fare
giustizia per Luana, a far sì che di sfruttamento e di
oppressione non si muoia più!
Il nostro amore, la nostra vicinanza va
alla famiglia di Luana, al suo bambino, ai genitori e al
fratello.
Il nostro odio irriducibile, di donne e
di classe, va invece a questo sistema sociale mortale, che
quotidianamente inghiotte le nostre vite dentro la pancia
insaziabile del capitale.
Mfpr
Lavoratrici Slai Cobas s.c.
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