La “missione di 6 mesi in 40
paesi dell’Indo-Pacifico, crocevia delle tensioni e degli interessi mondiali” (La
Repubblica 30 aprile) messa in campo dall’imperialismo inglese, è una conferma
(anche se non ce ne sarebbe bisogno!) della necessità dei vari paesi
imperialisti di dare una risposta, uno sbocco, alla crisi infinita del sistema
capitalistico.
Se aggiungiamo le spese militari
di quasi tutti i paesi del mondo, le esercitazioni Nato che stanno partendo nei
Balcani (solo per citare l’ultima) il quadro si fa più completo della tendenza
in atto.
“Dopo la Brexit” dice apertamente il quotidiano, “Londra cerca nuovi mercati” (sottolineature nostre) e quindi “La flotta britannica fa rotta verso l’Asia, Johnson sfida Pechino”, la Cina, che è diventata “il
competitore sistemico”, mercati di miliardi di “consumatori” e possibilità di “investimento”.La Brexit, come era prevedibile,
sta creando all’imperialismo inglese più problemi di quanti non ne avesse
prima, è per questo che “Con l’Europa alle spalle, Boris Johnson vuole
restituire agli inglesi il sogno imperiale, quel canto che ha
accompagnato la Royal Navy nella conquista degli oceani: ‘Domina, Britannia!
Domina le onde’. Tra pochi giorni, infatti, prenderà il largo una flotta
imponente, guidata dalla portaerei Queen Elizabeth: la più grande nave inglese
di sempre, 280 metri di lunghezza e 65 mila tonnellate di dislocamento, con a
bordo sedici caccia ‘invisibili’ F-35 e quattordici elicotteri. Al suo fianco
ci saranno altre sei unità da guerra e un sottomarino nucleare armato di
missili cruise. Infine, una compagnia dei Royal Marines, considerate le
migliori truppe da sbarco esistenti. … Sarà la più massiccia concentrazione
di potere marittimo a muoversi dal Regno Unito da una generazione”, ha detto il
ministro della Difesa Walllace. “Uno schieramento del genere, infatti, non si
vedeva dai tempi delle Falkland e della spedizione voluta dalla Thatcher per
scacciare gli argentini dall’arcipelago dell’atlantico meridionale. Questa
volta però naviga verso l’altro capo del pianeta: fa rotta sulla Cina, puntando
verso il nuovo crocevia delle tensioni e degli interessi mondiali.”
Nelle parole di Johnson e il suo
ministro Wallace (parole d’altri tempi, dovremmo dire, ma purtroppo attuali)
c’è una tutta la disperazione megalomane dei governi del momento: “Londra
intende essere ancora protagonista, lanciando l’idea della Global Britain
per “rivestire un ruolo attivo nel plasmare il sistema internazionale”
[addirittura!] lo ha esplicitato il ministro Wallace…” che continua
imperterrito: “Quando la nostra flotta salperà, farà volare la bandiera della
Global Britain, proiettando la nostra influenza, testimoniando il nostro
potere, unendoci ai nostri amici e riaffermando il nostro impegno a
rispondere alle sfide della sicurezza”. La parola “sicurezza” dovrebbe rendere accettabile
a lavoratori e masse popolari e all’opinione pubblica questa follia (e anche le
spese ulteriori che l’operazione comporta!).
Insomma, continua il quotidiano:
“Quello che una volta si chiamava ‘mostrare la bandiera’: più che ai vascelli
di Horatio Nelson trionfanti a Trafalgar, questa spedizione somiglia alle
cannoniere di Sir Gordon Bremer che nel 1840 obbligarono il Celeste Impero ad
aprire i porti cinesi alle merci inglesi.” Tanto per ricordare le
meraviglie della “politica estera” dell’Inghilterra!
Ma per Johnson, in nome e per
conto dell’imperialismo inglese, sembra non essere cambiato niente: “il premier
Johnson infatti crede che il futuro vada cercato proprio nella regione indo-pacifica:
il documento che definisce la politica estera e militare del dopo Brexit è
tutto focalizzato su questo continente. India, Giappone, Corea del
Sud, Indonesia, Vietnam sono le nuove terre promesse, i mercati che
dovranno rimpiazzare le perdite comunitarie. Per questo nei prossimi sei mesi
la Queen Elizabeth visiterà quaranta Paesi, trasmettendo lungo 26mila miglia lo
stesso messaggio: “Siamo tornati e vogliamo restare”.
“La portaerei è la metafora di
uno Stato che vuole pesare a livello globale – ha sottolineato il
contrammiraglio Jerry Kyd, comandante della squadra navale -. La nostra
ambizione è di essere assolutamente persistenti e rimanere nei mari
dell’Indo-Pacifico”. La guerrafondaia megalomania inglese non risparmia né
politici né militari, a quanto sembra.
“Non una toccata e fuga, quindi,
ma una presenza costante. E una sfida faccia a faccia con Pechino negli
stretti contesi dove scorre il traffico planetario, perché oggi Londra
considera la Cina “il competitore sistemico”. La partenza della flotta
rappresenta solo la mossa di apertura nella scacchiera del “Grande Gioco”
asiatico: il disegno è più ampio e mira in prospettiva a inserirsi nell’accordo
Quad, il patto tra Stati Uniti, India, Australia e Giappone rianimato dal
presidente Biden.
Ma “Basterà una portaerei per
tornare a essere dominatori dei mari? Gli analisti sono scettici, dice il
quotidiano, perché “Sarà un’operazione visibile ma irrilevante”. Soprattutto se
si guarda ai numeri delle “armate” 19 tra caccia e fregate: “Numeri irrisori
nel confronto con il Dragone cinese, che ha varato quaranta unità in un solo
anno e adesso ne conta 360, più di quante ne schieri l’Us Navy.”
Come ha sintetizzato Seth
Crospey, ex sottosegretario americano alla Marina: “La squadra navale avrà un impatto
modesto sul bilancio del potere in quella regione, ma lancerà un segnale
diplomatico e politico importante”.
Un “segnale”
che è stato ben denunciato nel messaggio del 1° maggio di quest’anno: “La
pandemia è diventata una delle principali minacce per il genere umano nel
mondo, accentuando tendenza alla guerra, sete di profitti degli imperialisti e
distruzione dell’ambiente.
“La crisi
scoppiata nel mondo ha portato ad una intensificazione senza precedenti delle
contraddizioni fondamentali. La contesa imperialista alimenta la tendenza verso
una nuova guerra di spartizione, con l’imperialismo Usa in prima fila,
impegnato a sviluppare una nuova guerra fredda contro Russia e Cina, anche per
colpire e allineare le altre potenze imperialiste dentro la NATO, Europa,
Giappone, ecc. Gli imperialisti americani e la Nato continuano l'invasione
di Afghanistan, Irak, Siria, insieme alle altre forze imperialiste, tutti
impegnati in guerre e aggressioni in ogni angolo del mondo con un ulteriore
sviluppo della corsa agli armamenti.”
Perciò,
non possiamo che ripetere che “Questo mondo è da rovesciare. Le classi
dominanti non meritano, non hanno il diritto di continuare a governare. I
proletari e i popoli oppressi non possono accettare l’orrore senza fine di
questo sistema mondiale, hanno bisogno di un mondo nuovo. Un mondo senza
sfruttamento, oppressione, pandemie e guerre!”
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