mercoledì 5 maggio 2021

pc 5 maggio - Venti di guerra: l’imperialismo inglese “fa rotta verso l’Asia, Johnson sfida Pechino”

La “missione di 6 mesi in 40 paesi dell’Indo-Pacifico, crocevia delle tensioni e degli interessi mondiali” (La Repubblica 30 aprile) messa in campo dall’imperialismo inglese, è una conferma (anche se non ce ne sarebbe bisogno!) della necessità dei vari paesi imperialisti di dare una risposta, uno sbocco, alla crisi infinita del sistema capitalistico.

Se aggiungiamo le spese militari di quasi tutti i paesi del mondo, le esercitazioni Nato che stanno partendo nei Balcani (solo per citare l’ultima) il quadro si fa più completo della tendenza in atto.

“Dopo la Brexit” dice apertamente il quotidiano, “Londra cerca nuovi mercati” (sottolineature nostre) e quindi “La flotta britannica fa rotta verso l’Asia, Johnson sfida Pechino”, la Cina, che è diventata “il

competitore sistemico”, mercati di miliardi di “consumatori” e possibilità di “investimento”.

La Brexit, come era prevedibile, sta creando all’imperialismo inglese più problemi di quanti non ne avesse prima, è per questo che “Con l’Europa alle spalle, Boris Johnson vuole restituire agli inglesi il sogno imperiale, quel canto che ha accompagnato la Royal Navy nella conquista degli oceani: ‘Domina, Britannia! Domina le onde’. Tra pochi giorni, infatti, prenderà il largo una flotta imponente, guidata dalla portaerei Queen Elizabeth: la più grande nave inglese di sempre, 280 metri di lunghezza e 65 mila tonnellate di dislocamento, con a bordo sedici caccia ‘invisibili’ F-35 e quattordici elicotteri. Al suo fianco ci saranno altre sei unità da guerra e un sottomarino nucleare armato di missili cruise. Infine, una compagnia dei Royal Marines, considerate le migliori truppe da sbarco esistenti. … Sarà la più massiccia concentrazione di potere marittimo a muoversi dal Regno Unito da una generazione”, ha detto il ministro della Difesa Walllace. “Uno schieramento del genere, infatti, non si vedeva dai tempi delle Falkland e della spedizione voluta dalla Thatcher per scacciare gli argentini dall’arcipelago dell’atlantico meridionale. Questa volta però naviga verso l’altro capo del pianeta: fa rotta sulla Cina, puntando verso il nuovo crocevia delle tensioni e degli interessi mondiali.”

Nelle parole di Johnson e il suo ministro Wallace (parole d’altri tempi, dovremmo dire, ma purtroppo attuali) c’è una tutta la disperazione megalomane dei governi del momento: “Londra intende essere ancora protagonista, lanciando l’idea della Global Britain per “rivestire un ruolo attivo nel plasmare il sistema internazionale” [addirittura!] lo ha esplicitato il ministro Wallace…” che continua imperterrito: “Quando la nostra flotta salperà, farà volare la bandiera della Global Britain, proiettando la nostra influenza, testimoniando il nostro potere, unendoci ai nostri amici e riaffermando il nostro impegno a rispondere alle sfide della sicurezza”. La parola “sicurezza” dovrebbe rendere accettabile a lavoratori e masse popolari e all’opinione pubblica questa follia (e anche le spese ulteriori che l’operazione comporta!).

Insomma, continua il quotidiano: “Quello che una volta si chiamava ‘mostrare la bandiera’: più che ai vascelli di Horatio Nelson trionfanti a Trafalgar, questa spedizione somiglia alle cannoniere di Sir Gordon Bremer che nel 1840 obbligarono il Celeste Impero ad aprire i porti cinesi alle merci inglesi.” Tanto per ricordare le meraviglie della “politica estera” dell’Inghilterra!

Ma per Johnson, in nome e per conto dell’imperialismo inglese, sembra non essere cambiato niente: “il premier Johnson infatti crede che il futuro vada cercato proprio nella regione indo-pacifica: il documento che definisce la politica estera e militare del dopo Brexit è tutto focalizzato su questo continente. India, Giappone, Corea del Sud, Indonesia, Vietnam sono le nuove terre promesse, i mercati che dovranno rimpiazzare le perdite comunitarie. Per questo nei prossimi sei mesi la Queen Elizabeth visiterà quaranta Paesi, trasmettendo lungo 26mila miglia lo stesso messaggio: “Siamo tornati e vogliamo restare”.

“La portaerei è la metafora di uno Stato che vuole pesare a livello globale – ha sottolineato il contrammiraglio Jerry Kyd, comandante della squadra navale -. La nostra ambizione è di essere assolutamente persistenti e rimanere nei mari dell’Indo-Pacifico”. La guerrafondaia megalomania inglese non risparmia né politici né militari, a quanto sembra.

“Non una toccata e fuga, quindi, ma una presenza costante. E una sfida faccia a faccia con Pechino negli stretti contesi dove scorre il traffico planetario, perché oggi Londra considera la Cina “il competitore sistemico”. La partenza della flotta rappresenta solo la mossa di apertura nella scacchiera del “Grande Gioco” asiatico: il disegno è più ampio e mira in prospettiva a inserirsi nell’accordo Quad, il patto tra Stati Uniti, India, Australia e Giappone rianimato dal presidente Biden.

Ma “Basterà una portaerei per tornare a essere dominatori dei mari? Gli analisti sono scettici, dice il quotidiano, perché “Sarà un’operazione visibile ma irrilevante”. Soprattutto se si guarda ai numeri delle “armate” 19 tra caccia e fregate: “Numeri irrisori nel confronto con il Dragone cinese, che ha varato quaranta unità in un solo anno e adesso ne conta 360, più di quante ne schieri l’Us Navy.”

Come ha sintetizzato Seth Crospey, ex sottosegretario americano alla Marina: “La squadra navale avrà un impatto modesto sul bilancio del potere in quella regione, ma lancerà un segnale diplomatico e politico importante”.

Un “segnale” che è stato ben denunciato nel messaggio del 1° maggio di quest’anno: “La pandemia è diventata una delle principali minacce per il genere umano nel mondo, accentuando tendenza alla guerra, sete di profitti degli imperialisti e distruzione dell’ambiente.

“La crisi scoppiata nel mondo ha portato ad una intensificazione senza precedenti delle contraddizioni fondamentali. La contesa imperialista alimenta la tendenza verso una nuova guerra di spartizione, con l’imperialismo Usa in prima fila, impegnato a sviluppare una nuova guerra fredda contro Russia e Cina, anche per colpire e allineare le altre potenze imperialiste dentro la NATO, Europa, Giappone, ecc. Gli imperialisti americani e la Nato continuano l'invasione di Afghanistan, Irak, Siria, insieme alle altre forze imperialistetutti impegnati in guerre e aggressioni in ogni angolo del mondo con un ulteriore sviluppo della corsa agli armamenti.”

Perciò, non possiamo che ripetere che “Questo mondo è da rovesciare. Le classi dominanti non meritano, non hanno il diritto di continuare a governare. I proletari e i popoli oppressi non possono accettare l’orrore senza fine di questo sistema mondiale, hanno bisogno di un mondo nuovo. Un mondo senza sfruttamento, oppressione, pandemie e guerre!”

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