I confederali sono il puntello dell'imperialismo e dello Stato borghese
Lenin: “L'imperialismo, che significa la spartizione di tutto il mondo e lo sfruttamento...che significa alti profitti monopolistici a beneficio di un piccolo gruppo di paesi più ricchi, crea la possibilità economica di corrompere gli strati superiori del proletariato, e, in tal guisa, di alimentare, foggiare e rafforzare l'opportunismo”.
In Borsa vola il titolo ENI dopo che il management del Cane a Sei Zampe ha deciso di scorporare le attività di gas e petrolio in Africa Occidentale e Medio Oriente, creare nuove joint venture con l'obiettivo di tagliare gli alti livelli del debito societario e al tempo stesso trovare fonti di finanziamento per il passaggio a fonti a basse emissioni di C02.
L'ENI è il maggiore produttore straniero di petrolio e gas in Africa avendo attività in Nigeria,
Congo e Angola. E' anche presente in Egitto e in Libia con centri di produzione molto importanti. Se il mercato africano vede Eni essere presente in pianta stabile oramai da tempo, in Asia la penetrazione del gruppo è nella fase iniziale.Il titolo ENI del settore petrolifero registra un apprezzamento dello 0,7 per cento a quota 10,14 euro muovendosi in linea con quello che è l'andamento complessivo del Ftse Mib. Nel corso dell'ultimo mese la performance del Cane a Sei Zampe è stata praticamente piatta (-0,28 per cento la variazione dei prezzi su base mensile) mentre, nel confronto con un anno fa, emerge un apprezzamento del 20 per cento. Ad offrire visbilità alle azioni Eni nella seconda parte di aprile sono le indiscrezioni di stampa relative al possibile spin-off delle attività petrolifere in Africa Occidentale e Medio Oriente.
Perchè Eni vuole scorporare i petroliferi?
Secondo gli analisti che hanno commentato le indiscrezioni, attraverso lo spin-off Eni punta a rimuovere parte del debito dal suo bilancio. Per la cronaca il debito della società è salito lo scorso anno a 26,7 miliardi di euro.
Grazie ad un indebitamento più basso, Eni avrebbe campo più libero per raccogliere nuovi capitali con l'obiettivo di costruire le attività rinnovabili e low-carbon che rappresenteranno la base della futura azienda.
Recentemente il Cane a Sei Zampe ha avuto tutta una serie di colloqui con grandi produttori di petrolio e gas come ad esempio BP e Total. L'intento di questi colloqui, hanno riferito alla Reuters alcune fonti, è quello di provare a combinare parte delle loro operazioni in Africa occidentale e Medio Oriente.
Tutti i piani di Descalzi su Eni Gas e Luce
di Giusy Caretto-startmag
Che cosa succederà a Eni Gas e Luce. Fatti, numeri e giudizi degli analisti
Offerta pubblica iniziale, cessione o scambio di una quota di minoranza. Sono queste le tre opzioni alle quali sta lavorando il gruppo Eni per Eni Gas e Luce, la società spin-off del Cane a Sei zampe che nascerà dall’unione delle attività di retail e di energia rinnovabile. Tutti i dettagli.
COSA FA ENI. Il consiglio di amministrazione di Eni, riunitosi sotto la presidenza di Lucia Calvosa, “ha approvato l’avvio di un progetto strategico al fine di definire e valutare il piano industriale e finanziario del nuovo veicolo societario che nascerà dall’unione delle attività di retail e di energia rinnovabile”, spiega una nota del gruppo capeggiato dall’ad, Claudio Descalzi.
L’IPOTESI DI IPO. Eni, in particolare, con l’obiettivo di valorizzare la società starebbe valutando “molteplici opzioni” da attuare “nel corso del 2022, subordinatamente alle condizioni di mercato”. Tre le possibilità: la quotazione in borsa tramite un’offerta pubblica iniziale (IPO), oppure la cessione o lo scambio di una quota di minoranza.
LA FUSIONE DELLE ATTIVITA’ RETAIL E RINNOVABILI- A febbraio scorso, il Cane a sei zampe ha annunciato la fusione tra Eni Gas e Luce, ovvero le attività retail del gruppo, che contano circa 10 milioni di clienti, e il business delle energie rinnovabili, il cui piano di sviluppo prevede un aumento significativo della capacità installata. Eni punta a sviluppare entro il 2025 una capacità di generazione elettrica da fonte rinnovabile superiore a 5 GW.
GLI OBIETTIVI (ECONOMICI) DELLA NEWCO. La nuova divisione, che al 2025 secondo le previsioni, conterà su una base clienti di 11 milioni, dovrebbe raggiungere un Ebitda complessivo previsto in crescita, dai 600 milioni di euro del 2021 a oltre 1 miliardo di euro nel 2025.
I GIUDIZI DEGLI ANALISTI. Lo spin off delle attività è giudicato positiviamente dagli analisti: “Riteniamo che un potenziale spin-off di queste attività possa supportare la raccolta di fondi per altri investimenti e possa portare a una maggior visibilità sulla valutazione retail/rinnovabili”, ha affermato Intesa Sanpaolo, riporta MF-Milano Finanza. Una quotazione della divisione valorizza questo segmento, sostengono gli analisti di Bestinver Securities e Mediobanca, sottolineando che il settore presenta multipli molto più elevati rispetto a quelli del business upstream. La quotazione potrebbe “dare enfasi alla transizione energetica dell’azienda”, sostengono da Banca Akros.
dal quaderno di Formazione Operaia di proletari comunisti sull'Imperialismo di Lenin:
"Lenin indica che per esaminare correttamente la spartizione del mondo bisogna far riferimento all'anello economico produttivo più importante e influente nell'industria capitalistica nello sviluppo del commercio mondiale, nello stesso tempo connesso alle grandi industrie, ai monopoli, ai cartelli, ai trust, alle banche, all'oligarchia finanziaria. Questo nesso è ritrovabile oggi nell'importanza del petrolio, delle fonti di energie, delle materie prime che servono l'industria capitalistica più avanzata. Quindi occorre relazionare a questa lotta l'impossibilità di evitare le guerre imperialiste su tale base economica finchè esiste la proprietà privata"
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