Il terrore di Bolsonaro
Editoriale settimanale del giornale dei compagni A Nova Democracia
Il
1° maggio, mentre la Marcia del Genocidio organizzata dal Governo – sì,
convocata e guidata direttamente da Bolsonaro, il capo del golpista dell’estrema
destra – il presidente fascista ha parlato all'apertura dell'86esima edizione
di Expozebu a Uberaba (Minas Gerais), a una platea di proprietari terrieri e
buoi zebus. Oltre a fare la tacita difesa del lavoro schiavistico (si è
dichiarato contro l'espropriazione ai fini della riforma agraria degli immobili
dove sono in atto rapporti di produzione analoghi alla schiavitù) ha attaccato
ancora una volta la Lega dei Contadini Poveri (LCP). Bolsonaro, il Chiacchierone,
ha detto:
"Il nostro governo ha anche avuto poche invasioni delle campagne, perché abbiamo avuto l'acume di
cercare di minare le risorse per l'MST. Abbiamo finito con i trasferimenti dalle ONG a loro, quindi hanno perso molta forza e hanno smesso di portare il terrore nelle campagne. Ma sia chiaro che abbiamo un incendio più serio dei danni causati dall'MST, nella Rondônia. Abbiamo qui un esempio della LCP, Lega dei Contadini Poveri [e in questo momento, mostra l'immagine di una scritta con lo slogan: "Viva la rivoluzione agraria!"] che ha portato il terrore nelle campagne di quello stato. Questa settimana mi sono incontrato con il Governatore dello Stato, con il Ministro della Giustizia per elaborare una strategia su come contenere questo terrorismo nello Stato di Rondônia, che ovviamente inizia nelle campagne e certamente può arrivare in città". (Sottolineatura nostra).Questo è il secondo attacco aperto di Bolsonaro alla
suddetta organizzazione popolare in pochi mesi. Forse di più, ora si
tratta di una chiara minaccia: l'inizio di una grande guerra civile in
Amazzonia per preservare il sistema dei proprietari terrieri e tutti i suoi
rapporti di produzione: servitù, lavoro forzato e miseria di cui sono vittime i
contadini, saccheggio delle risorse naturali della regione a favore delle
grandi multinazionali locali e straniere e il ritardo molto odioso in cui la
nazione è imprigionata. Naturalmente, un'impresa così infame e spregevole ha
bisogno di una buona ragione apparente: "combattere il terrorismo". A
quale "terrorismo" si riferisce il miserabile? All'azione impunita e criminale
di veri eserciti privati di proprietari terrieri, che promuovono massacri e saccheggi
contro i contadini da quando quello Stato è stato colonizzato? Oppure si
riferisce all'organizzazione dei contadini, stanchi dell'umiliazione di tutta
la vita, che serve a conquistare ad ogni costo il proprio diritto, previsto
perfino in questa beffa della costituzione, che è la terra a chi la lavora? Chi
sono i terroristi, dunque? Che ognuno tragga le proprie conclusioni.
Come
abbiamo ampiamente detto nel nostro giornale A Nova Democracia, si
tratta di una terribile menzogna, con l'obiettivo di
attribuire ai contadini in lotta una serie di fatti per
giustificare un massacro che annega nel sangue la lotta per la terra in
Rondônia, ripetendo i sinistri episodi del "Massacro di Corumbiara"
del 1995. La LCP è ancora una volta utilizzata come bersaglio per la
criminalizzazione e l'intimidazione dell'intero movimento popolare brasiliano. Il
turpe tentativo di qualificarla come un "incendio" è un chiaro passo per
inquadrare l'intera lotta per la terra come terrorismo, con tutte le
conseguenze che ciò comporterebbe. Tacere di fronte alle dichiarazioni – e alle
azioni – di questa gravità, che hanno già portato all'arresto, alla tortura,
all'omicidio e alla persecuzione di vari attivisti e lavoratori della regione,
sarebbe un crimine imperdonabile per qualsiasi democratico e combattente conseguente,
di fatto collusione con le provocazioni del capitano fascista e del governo dei
generali. (Per maggiori dettagli, vedi
la nota della Commissione Nazionale della Lega dei Contadini Poveri del
28/04/2021).
Bolsonaro,
"il volto della casa di vetro", messo all'angolo, circondato dai
crimini di Rio e da quelli di lesa-umanità perpetrati durante la pandemia,
scommetterà sulla radicalizzazione.
La
legalizzazione delle loro milizie private, attraverso i decreti sulle armi
(ottenere la licenza per l'acquisto di armi rimane soggetto a un criterio di
reddito molto elevato secondo gli standard brasiliani, che chiarisce contro chi
è diretta tale "flessibilità"), la costante mobilitazione delle sue
basi della polizia militare e delle forze armate e il tentativo di cambiare il
rapporto di forze nell'Alto Comando, attraverso la manipolazione di promozioni
e nomine e la costante creazione di "minacce" per agitare le basi
delle forze nel suo programma golpista; le manovre della Polizia Federale, la
banalizzazione dell'accusa di "crimine contro la sicurezza nazionale"
contro ogni manifestazione di malcontento ecc. Tenta un'offensiva con l'attacco
alla lotta per la terra diretta dalla LCP con il suo lucido e audace appello
alla rivoluzione agraria; tenta di generalizzare la criminalizzazione di ogni
protesta e lotta popolare, di scatenare una maggiore persecuzione contro l'attivismo
e la militanza popolare, le sue organizzazioni, con la "caccia alle
streghe", e con questo distogliere l'attenzione della società dal disastro
e dal terrore genocida del suo governo militare di fatto di oltre 400 mila
morti e giustificare il passaggio alla dittatura militare. Sono i veri segni
del tempo.
I
generali, a loro volta, che non dicono nulla apertamente della lotta contadina
in Amazzonia, stanno dietro, cospirano; sanno che lo scopo del discorso di
Bolsonaro era quello di scuotere le basi militari e reazionarie in modo che
entrassero nello "spirito di guerra", la cui forma politica
indispensabile è il regime dittatoriale. Tanto quanto Bolsonaro, i generali desiderano,
come iene, scatenare le loro truppe di assassini contro i contadini della
Rondônia, ma non con una presidenza compromessa. Tanto quanto Bolsonaro, sono
convinti che bisogna intervenire. Ma farlo in queste condizioni avrebbe
conseguenze imprevedibili. Bisogna, prima, se possibile, sbarazzarsi di
Bolsonaro.
Pertanto,
con o senza Bolsonaro, viviamo già sotto l'egida di un governo militare di
fatto e di un colpo di Stato militare gradualmente condotto e che si basa sui
limiti e le omissioni (chiamati da alcune macerie autoritarie) della
Costituzione del 1988. Quindi concentrare l'attenzione sulla semplice
sostituzione del guardiano di schiavi è sciocco. È necessario concentrarsi
sulla resa dei conti con la vera e propria struttura burocratico-reazionaria
del vecchio Stato brasiliano - la cui base più profonda e secolare è il latifondo
– sotto pena di ripetere l'errore delle illusioni costituzionali e di classe,
che tante tragedie e tradimenti hanno portato al nostro popolo.
È
combattendo contro il sistema latifondista-burocratico e l'intera struttura
reazionaria, senza vigliacche concessioni che portano sempre alla
riproposizione dei mali che si intende eliminare, che la LCP è diventata il nemico
pubblico n. 1 di questo governo genocida. La lotta per la terra in Amazzonia è
inscindibile dalla protezione della foresta e dei suoi popoli dal saccheggio
del latifondo e dell'imperialismo. Non vi è alcuna correzione
di rotta se si preserva la struttura anacronistica, cioè la brutale
concentrazione di terra derivante dall'incatenazione e dalla confisca di
piccoli proprietari e popolazioni indigene attraverso la violenza e le
uccisioni, senza paragoni nel mondo. Il destino del proprietario terriero della
monocoltura è quello di trasformare le vaste regioni rurali del paese in grandi
deserti verdi, anche se si definisce "agroalimentare" o
"sostenibile". L'essenza di un fenomeno non cambia perché cambia
nome.
Tutti
coloro che pensano di poter fermare l'eroica lotta per la terra in Brasile si
sbagliano. Dalle guerre e dai massacri, permeati da eroiche resistenze, i cicli
della lotta contadina sono sempre tornati, sempre più forti. Nella strategia di
Bolsonaro, che consiste nello scommettere sul caos per giustificare il suo autogolpe,
non entra la possibilità che le masse si mobilitino in autonomia, in difesa dei
loro interessi di classe più sentiti. La paura di questo è chiara quando dice
che questa lotta "può certamente arrivare in città". In effetti, la
sacra lotta per la terra, soprattutto in Amazzonia, ha il potenziale per
mobilitare la solidarietà e l'azione combattiva di milioni di persone in tutto
il paese e in tutto il mondo. Nell'esplosiva situazione nazionale, sarebbe un
appello a tutti i poveri a combattere: per la terra, per un tetto, per il cibo,
per i vaccini, calpestando i falsi salvatori della patria che invocano solo
attesa e apatia. Per questo, nonostante le provocazioni di Bolsonaro e del suo
servitore governatore Marcos Rocha, il Burattino, l'azione sanguinaria promessa
contro i contadini non si è ancora verificata.
Sì, compagni. Nonostante le provocazioni, sono i nemici del popolo ad essere terrorizzati. Avanti, dunque!
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