domenica 21 luglio 2019

pc 21 luglio - “La mafia è ovunque”! A 27 anni dalle stragi del ‘92 questo è il risultato della “lotta alla mafia”

Ogni anno, durante le commemorazioni per i morti ammazzati dalla mafia-politica-Stato, l’ipocrisia delle istituzioni è così spessa che si taglia con il coltello. Dal Presidente Mattarella all’ultimo politicante che non vede l’ora di salire sulla passerella e dire pure la sua sugli eroi borghesi.
Questa cosa ha fatto saltare, da qualche tempo, la pazienza pure alla figlia di Borsellino, che ha denunciato tra l’altro, appunto, le passerelle dei politici, e come riferisce l’adnkronos “…denuncia inoltre che la Commissione nazionale antimafia e il Parlamento ‘strumentalizzano ai fini mediatici’ e in occasione del 27esimo anniversario della morte di Paolo Borsellino ‘desecretando’ gli atti del Csm e della stessa Commissione antimafia.”
La mafia che viene presa in considerazione in questo articolo del Sole24Ore, è quella “economica”, e come si vede la disponibilità di soldi è eccezionale, ma la mafia è un fenomeno di questo sistema sociale e, infatti, in giro per il mondo, in Sicilia e in particolare a Palermo la mafia continua ad essere “sociale”, controlla il territorio, si fa pagare il pizzo, elegge sindaci e deputati, organizza spedizioni punitive e quando necessario uccide… La mafia senza copertura politica e dello Stato non potrebbe esistere, è per questo che chiaramente i parenti delle vittime, quelli sinceri, non hanno speranze di giustizia!
Di giustizia, quella vera, non hanno nemmeno speranza le masse popolari che l’arroganza del potere in tutte le sue forme la subiscono più di tutti, se non comprendono fino in fondo che la “lotta alla mafia” è imprescindibile dalla lotta per il rovesciamento di questo sistema sociale…

“Le mani della mafia su 30 settori

“Le fette di mercato conquistate dalla criminalità organizzata ormai non si contano. Nella ricognizione della relazione Dia sul secondo semestre 2018 si possono individuare quasi trenta settori, ci sono persino i servizi di scuolabus. I prodotti ortopedici e l’ingrosso di giocattoli. I mafiosi “sanno variare il ‘paniere’ dei propri investimenti”. Con l’adozione ormai strategica di modelli manageriali per la gestione delle risorse i mafiosi investono soprattutto al sud in settori secondario e terziario. “C’è una mancanza di allarme sociale – denuncia la Dia – che sembra aver anestetizzato la coscienza collettiva”. Aumenta la minaccia degli investimenti finanziari della criminalità organizzata al Nord: la Lombardia è in testa alla classifica nazionale delle operazioni sospette (19.752 in un anno), più del triplo della Sicilia (6.151).”

E ancora: la mafia investe nelle attività industriali e nei servizi “I settori terziario e secondario predominano con il 46,8% (5.638) e il 44,8% (5.394) del totale.

“La mafia è ovunque
“Innumerevoli, i tentacoli della piovra mafiosa si allungano ormai su qualunque settore di mercato da
catturare. Appena pubblicata, la relazione della Dia (direzione investigativa antimafia) sul secondo semestre 2018 è la fotografia di un’impresa criminale diffusa sul territorio, multinazionale, ad alto tasso di sviluppo, investimenti e profitto. In crescita continua.
“Cosa nostra investe dove ci sono i soldi” ha detto ieri al sole 24 Ore il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. Il documento messo a punto dagli analisti guidati dal generale Giuseppe Governale, direttore della Dia, consegnato al Capo della polizia, Franco Gabrielli, e trasmesso in Parlamento dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sembra un manuale di tecnica economica e finanziaria. Applicata dalla criminalità organizzata.
Le fette di mercato dove mafia, ‘ndrangheta, camorra, organizzazioni pugliesi ed etniche si diffondono quasi non si contano più (si veda l’elenco a fianco). La ricognizione della Dia sulle operazioni di polizia giudiziaria mette a fuoco settori particolari: i servizi di scuolabus, il trasporto e vendita di cassette di legno, i prodotti
ortopedici, il commercio all’ingrosso dei giocattoli. Dappertutto, “dove stanno i soldi”, appunto.
La luna imprenditoriale mafiosa ha due facce, una economica e l’altra finanziaria. Tutte e due nere, ma la seconda di più. Scrivono gli analisti: i mafiosi dimostrano e confermano di “saper variare il ‘paniere’ dei propri investimenti”. È la regola aurea della diversificazione del portafoglio. Rinunciano persino a una quota di evasione fiscale: meglio l’elusione. Lì la Dia ha fatto uno studio sui soggetti denunciati e arrestati per reati mafiosi negli ultimi cinque anni (2014-2018), esaminate 12.054 posizioni, i dati ripartiti poi per settore economico (primario, secondario, terziario e terziario avanzato).
I settori terziario e secondario predominano con il 46,8% (5.638) e il 44,8% (5.394) del totale; seguono nel settore primario (6,3%, pari a 766 posizioni) e il terziario avanzato (2,1%, pari a 256 posizioni). Vale nel quinquennio ma in particolare, nel 2018, si vede la “prevalenza delle attività economiche del Sud Italia (86,6%) tra quelle infiltrate dai soggetti mafiosi”. Sullo stesso piano le attività economiche infiltrate del Nord e del Centro (entrambe al 6,7%)”.

Se si guarda la finanza mafiosa lo scenario cambia, è più inquietante. I dati sulle operazioni finanziarie sospette, ripartite per regione, sono chiari: Nord in testa con il 46,3%, Lombardia prima regione con quasi 20mila movimenti finanziari sospetti.
Il paradosso – apparente – è semplice: i mafiosi riciclano meglio e di più nelle regioni meno mafiose. Ma non solo perché quelle settentrionali sono le più produttive. Lì la criminalità organizzata utilizza “soprattutto dei prestanome”: personaggi insospettabili, il più possibile accreditati nel tessuto sociale. Al contrario “in molte realtà del Sud Italia operano istituti di credito di piccole dimensioni, in alcuni casi addirittura mono-sportello”. Dove “i mafiosi potrebbero esercitare una pressione tale da rendere difficoltosa per l’operatore della banca l’effettuazione di una segnalazione di operazione sospetta”. Per star tranquilli, insomma, di gran lunga meglio investire al Nord.
Certo, dopo la Lombardia (19.752 operazioni sospette) ci sono la Campania (17.660) e il Lazio (10.639). Ma poi subito dopo arriva l’Emilia-Romagna (9.673) e Piemonte (6.656), che battono la Sicilia, e a seguire la Toscana (5.781). Quella del Nord si può chiamare per la Dia “una mafia latente”. Ma che “potrebbe, in prospettiva, manifestarsi con caratteri più evidenti”.
L’insidia finanziaria mafiosa, in maggioranza azionaria nel Nord Italia, mostra una criticità emergente ancora più preoccupante. Scrivono i tecnici guidati al generale Governale: davanti a questa evoluzione la competenza territoriale degli uffici giudiziari diventa un limite grave. “I fascicoli processuali tendono a essere attratti dai distretti giudiziari in cui la consorteria mafiosa si è storicamente sviluppata”. La conseguenza è nefasta: “Una limitata possibilità di perseguire l’azione illecita da parte dei distretti del Centro-Nord, in cui oggi invece si manifestano con sempre maggior forza le attività economico-finanziarie delle mafie”. La Dia lo definisce “un vulnus che non può più essere trascurato”.
Il dato del Nord, tuttavia, non deve mai far dimenticare come “in molte aree del sud l’arretratezza economica e il disagio sociale rappresentano l’humus che rigenera le strutture mafiose”. E dunque “c’è bisogno di un presa di posizione decisa contro una microcultura mafiosa che è cresciuta progressivamente in tutto il Paese, spogliandosi della sua veste violenta e sfruttando l’insensibilità e la sottovalutazione”. Una denuncia drammatica: c’è “una mancanza di allarme sociale – secondo fattore che ha favorito lo sviluppo al Nord – che sembra aver anestetizzato la coscienza collettiva rispetto alla pervicacia delle mafie”.
Il Sole 24 Ore - 19 luglio 2019

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