Continua la serie di provocazioni di USA, Gran Bretagna e Israele all’Iran. La Gran Bretagna ha inviato una seconda nave da guerra nel Golfo Persico dichiarando che ciò è stato reso necessario dal tentativo, messo in atto da parte di alcune imbarcazioni dei Pasdaran iraniani, di ostacolare il passaggio di una petroliera britannica nello Stretto di Hormuz qualche giorno fa. Un tentativo che sarebbe stato bloccato dalla fregata della Royal Navy che la scortava con la messa in fuga delle imbarcazioni iraniane. Nonostante gli iraniani abbiano smentito, le autorità inglesi hanno dichiarato di essere “preoccupati per l’accaduto e continuiamo a sollecitare le autorità iraniane ad azioni di de-escalation della situazione nella regione”.
Ci vuole decisamente una gran faccia tosta e tutta l’arroganza del
lupo occidentale avvezzo ad accusare l’agnello a valle di intorbidire
l’acqua. Solo pochi giorni prima (la notte del 4 luglio) i militari
britannici del 42° Commando dei Royal Marines avevano assaltato la
petroliera iraniana
Grace 1 mentre attraversava lo Stretto di Gibilterra, a pochi Km dalla colonia britannica. L’abbordaggio, con il sequestro e l’arresto dell’equipaggio ancora in atto, sarebbe stato dettato dal fatto che la nave iraniana stava trasportando greggio alla raffineria di Nanyas in Siria, violando le sanzioni dell’Unione europea contro Assad.
C’è, a tutta evidenza, la volontà di alzare la tensione e forzare la mano anche ai più recalcitranti tra gli alleati europei. Le accuse a Teheran all’indomani delle esplosioni che avevano colpito alcune petroliere nelle acque del Golfo, gli innumerevoli attacchi da parte dell’aviazione israeliana contro basi e postazioni iraniane in territorio siriano, non sono stati evidentemente sufficienti ad innescare una reazione di Teheran né ad eliminare i dubbi di un’Europa ancora disposta, a chiacchiere, a tenere in piedi l’accordo sul nucleare. C’era e c’è bisogno di buttare ben altra benzina sul fuoco. L’atto di pirateria dell’Inghilterra è solo un altro tassello e forse abbiamo visto le prime risposte iraniane. A questo va aggiunta la nuova provocazione statunitense: il Capo di Stato Maggiore congiunto delle forze statunitensi, Joseph Dunford , ha fatto sapere che entro 20 giorni gli USA vogliono creare una coalizione militare internazionale per garantire la sicurezza e la libertà di navigazione lungo le principali rotte petrolifere del mondo (Stretto di Hormuz e Mar Rosso). Il Pentagono metterà a disposizione un ombrello aeronavale mentre i partner (volenterosi) offriranno le navi per scortare i propri mercantili.
Grace 1 mentre attraversava lo Stretto di Gibilterra, a pochi Km dalla colonia britannica. L’abbordaggio, con il sequestro e l’arresto dell’equipaggio ancora in atto, sarebbe stato dettato dal fatto che la nave iraniana stava trasportando greggio alla raffineria di Nanyas in Siria, violando le sanzioni dell’Unione europea contro Assad.
C’è, a tutta evidenza, la volontà di alzare la tensione e forzare la mano anche ai più recalcitranti tra gli alleati europei. Le accuse a Teheran all’indomani delle esplosioni che avevano colpito alcune petroliere nelle acque del Golfo, gli innumerevoli attacchi da parte dell’aviazione israeliana contro basi e postazioni iraniane in territorio siriano, non sono stati evidentemente sufficienti ad innescare una reazione di Teheran né ad eliminare i dubbi di un’Europa ancora disposta, a chiacchiere, a tenere in piedi l’accordo sul nucleare. C’era e c’è bisogno di buttare ben altra benzina sul fuoco. L’atto di pirateria dell’Inghilterra è solo un altro tassello e forse abbiamo visto le prime risposte iraniane. A questo va aggiunta la nuova provocazione statunitense: il Capo di Stato Maggiore congiunto delle forze statunitensi, Joseph Dunford , ha fatto sapere che entro 20 giorni gli USA vogliono creare una coalizione militare internazionale per garantire la sicurezza e la libertà di navigazione lungo le principali rotte petrolifere del mondo (Stretto di Hormuz e Mar Rosso). Il Pentagono metterà a disposizione un ombrello aeronavale mentre i partner (volenterosi) offriranno le navi per scortare i propri mercantili.
Secondo il Corriere della sera si tratterebbe solo “di una riedizione della strategia adottata a metà degli anni ’80, quando nel Golfo era in corso la cosiddetta “guerra delle petroliere”, uno dei fronti del conflitto Iran-Iraq. Allora le grandi navi venivano scortate durante il transito nella zona strategica”. Ma, a parte il fatto che già allora, visto che l’Occidente sosteneva l’Iraq, quella missione militare denominata "operazione Earnest Will" (Volontà Onesta), aveva il solo obiettivo di colpire e piegare l’Iran (vi ricordate i bombardamenti su territorio iraniano della US Navy e l'abbattimento di un aereo di linea iraniano da parte di una nave da guerra statunitense?), oggi ci sembra che non ci siano dubbi sul fatto che questa nuova “coalizione di volenterosi” sia il prodromo per un attacco militare al popolo iraniano.
Non ci si faccia illusioni in base al ripensamento all’ultimo minuto di Trump sull’attacco a Teheran che tanto ha irritato Israele e Arabia Saudita. Gli USA, che presentano anche contraddizioni nel proprio establishment, sono consapevoli che la partita iraniana coinvolgerebbe ben altri e potenti giocatori ed un terreno di gioco ben più ampio del territorio degli ayatollah. Ma questo non significa che abbiano rinunciato a mettere in riga chi, nonostante venga strangolato economicamente dalle sanzioni imposte dagli USA, continua a resistere ai diktat del grande Satana.
Ed infatti, oltre agli episodi ricordati, si prepara il terreno alimentando, grazie a mass media sempre più embedded, la campagna sul pericolo del nucleare iraniano. Nonostante siano stati gli USA ad stracciare l’accordo JCPOA, l’Iran viene accusato di voler uscire dal trattato e di aver riavviato l’arricchimento dell’uranio per costruire l’atomica. Ovviamente nessuno dice che a violare l’accordo del 2015 non sono mai stati gli iraniani; persino il recente, e ridicolo, arricchimento al 4,5% è del tutto legittimo secondo l’art. 36 del JCPOA. Il governo iraniano, sempre più in difficoltà economicamente, anche attraverso la minaccia di riprendere l’arricchimento dell’uranio, continua a sollecitare i firmatari europei a rispettare l’accordo e a mettere in campo tutti gli strumenti, finanziari e diplomatici, per aggirare le sanzioni americane.
Anche in questo caso, però, l’Unione europea si è allineata a Washington condannando la decisione di Teheran di superare la soglia del 3,67% per l’arricchimento dell’uranio. Persino sul piratesco sequestro della petroliera iraniana da parte della Gran Bretagna ha tenuto un complice silenzio.
Quel che è vergognoso è che nel frattempo non solo gli Stati Uniti stanno vendendo tecnologia nucleare all’Arabia Saudita, non solo, dopo aver affossato il Trattato Inf, si preparano a schierare in Europa nuovi missili nucleari puntati contro la Russia e a modernizzare le testate nucleari già presenti, ma hanno definitivamente sdoganato l’uso di tali armi. Infatti, con un documento intitolato Nuclear Operations, pubblicato l’11 giugno 2019 sul sito online (e subito rimosso), il Pentagono ritiene che l'utilizzo di armi nucleari potrebbe "creare condizioni per risultati decisivi e il ripristino della stabilità strategica” e ancora "In particolare, l'uso di un'arma nucleare cambierà radicalmente la portata di una battaglia e creerà condizioni che influenzano il modo in cui i comandanti prevarranno nel conflitto". Pertanto, come già adombrato nell’era G.W. Bush, sono possibili e legittimi anche gli attacchi nucleari preventivi e l'uso dell'arsenale nucleare statunitense contro tutte le armi di distruzione di massa, non solo nucleari.
Ha ragione Teheran quando accusa Trump di “ipocrisia”.
Contro questa ipocrisia dovremmo far sentire la nostra opposizione. L’attuale escalation militare non sta solo preparando una nuova aggressione contro l’Iran, ma rischia di coinvolgere così tanti attori potenti da portarci ad un conflitto dalle conseguenze inimmaginabili per l’umanità. Sta a tutti gli attivisti, agli antimilitaristi, ai pacifisti, schierarsi da subito contro un intervento militare occidentale in Iran, opponendoci a qualsiasi coinvolgimento, diretto o indiretto, dell’Italia nella coalizione degli aggressori.
RETE CONTRO LA GUERRA E IL MILITARISMO
Napoli 14/07/2019
Alcuni link dove trovare maggiori notizie:
Le acque nel Golfo sono agitate, i pirati veri non sono gli iraniani ma gli inglesi
di Alberto Negri https://notizie.tiscali.it/esteri/articoli/i-veri-pirati-sono-sempre-gli-inglesi/
Iran e Libia, l’irresistibile leggerezza dei media
http://contropiano.org/news/internazionale-news/2019/07/11/iran-e-libia-lirresistibile-leggerezza-dei-media-0117190
Il blitz-pirata dei Royal Marines a Gibilterra
di Gianandrea Gaiani https://www.analisidifesa.it/2019/07/il-blitz-pirata-dei-royal-marines-a-gibilterra/
Tensione Usa-Iran, Washington cerca coalizione militare per difendere le petroliere
https://www.corriere.it/19_luglio_10/gli-usa-vogliono-coalizione-militare-difendere-petroliere-ff9f1576-a2e7-11e9-a4d9-199f0357bdd6.shtml
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