Segnalato
alle istituzioni locali e ad Amnesty il caso del consolato turco che
nega la registrazione dei nuovi nati tra gli immigrati non allineati
alla politica del presidente Erdogan.
"È
una persecuzione vera e propria. Che l'Unione Europea e l'Italia
stiano zitte è scandaloso": Paolo Branca, docente di
islamistica all'Università Cattolica di Milano, ha più volte
denunciato la condizione in cui si trova una parte della comunità
turca nel nostro Paese, la cui "colpa" è quella di
non essere in linea con la politica del presidente Erdogan. Come
documentato nel lancio di Redattore Sociale, alcune famiglie
turche, immigrate in Italia anche da più di dieci anni, vengono
penalizzate e perseguitate tramite il consolato
turco a Milano, che nega la registrazione dei loro figli appena nati o il rinnovo dei passaporti.
Si tratta di famiglie simpatizzanti del movimento
gulenista, accusato dal presidente turco di avere organizzato il
tentato colpo di Stato del 15 luglio 2016. "Ma lo stesso
trattamento viene riservato anche ai curdi, agli aleviti ed altri
-sottolinea-. Ogni dissenso viene represso, anche fuori dai confini
turchi". In Italia vivono circa 20 mila turchi, secondo i dati
Istat al primo gennaio 2018. La comunità più numerosa è quella che
vive in Lombardia, poco più di 7 mila persone, di cui 2.600 a
Milano. "Abbiamo segnalato i casi di persecuzione sia alle
istituzioni locali che a enti quali Amnesty International -aggiunge
Paolo Branca-. Dato che questi comportamenti lesivi dei diritti umani
avvengono sul suolo europeo non possiamo accettarli. So che si son
molti interessi finanziari, ma il processo di democratizzazione
autentica della Turchia è fondamentale sia per l’Europa sia per il
Medio Oriente. Oltre che moralmente inammissibile, la nostra miope
indifferenza rischia di aggravare la già precaria situazione del
Mediterraneo". (dp)
turco a Milano, che nega la registrazione dei loro figli appena nati o il rinnovo dei passaporti.
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