mercoledì 7 novembre 2018

pc 7 novembre - La repressione di Erdogan al consolato turco a Milano

Segnalato alle istituzioni locali e ad Amnesty il caso del consolato turco che nega la registrazione dei nuovi nati tra gli immigrati non allineati alla politica del presidente Erdogan.
6 novembre 2018www.redattoresociale.it
 "È una persecuzione vera e propria. Che l'Unione Europea e l'Italia stiano zitte è scandaloso": Paolo Branca, docente di islamistica all'Università Cattolica di Milano, ha più volte denunciato la condizione in cui si trova una parte della comunità turca nel nostro Paese, la cui "colpa" è quella di non essere in linea con la politica del presidente Erdogan. Come documentato nel lancio di Redattore Sociale, alcune famiglie turche, immigrate in Italia anche da più di dieci anni, vengono penalizzate e perseguitate tramite il consolato
turco a Milano, che nega la registrazione dei loro figli appena nati o il rinnovo dei passaporti.
Si tratta di famiglie simpatizzanti del movimento gulenista, accusato dal presidente turco di avere organizzato il tentato colpo di Stato del 15 luglio 2016. "Ma lo stesso trattamento viene riservato anche ai curdi, agli aleviti ed altri -sottolinea-. Ogni dissenso viene represso, anche fuori dai confini turchi". In Italia vivono circa 20 mila turchi, secondo i dati Istat al primo gennaio 2018. La comunità più numerosa è quella che vive in Lombardia, poco più di 7 mila persone, di cui 2.600 a Milano. "Abbiamo segnalato i casi di persecuzione sia alle istituzioni locali che a enti quali Amnesty International -aggiunge Paolo Branca-. Dato che questi comportamenti lesivi dei diritti umani avvengono sul suolo europeo non possiamo accettarli. So che si son molti interessi finanziari, ma il processo di democratizzazione autentica della Turchia è fondamentale sia per l’Europa sia per il Medio Oriente. Oltre che moralmente inammissibile, la nostra miope indifferenza rischia di aggravare la già precaria situazione del Mediterraneo". (dp)

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