Lo avevamo proposto e auspicato. Questa mattina è partita la protesta autorganizzata degli operai Ilva contro l’accordo Ilva, le liste di proscrizione all’insegna di criteri discriminatori verso tanti operai considerati scomodi, messi in cigs senza ritorno, smembrando reparti e prefigurando un futuro con meno operai, più sfruttamento e tanta tanta esternalizzazione.
Questa mattina un centinaio di operai esclusi, iscritti a diversi sindacati,
si è ritrovata alla port D – presidiata con carabinieri, polizia, Digos, ecc –
per un presidio autorganizzato direttamente.
Si tratta di un primo contingente di quei 2500 di cui la gran parte non
intende accettare la situazione che si è creata.
Ognuno di loro aveva una storia da raccontare, un reparto in cui ha vissuto
fino al 30 ottobre e in cui ha lavorato rischiando vita e salute, e che ora gli viene
negato secondo criteri stabiliti solo da AM
e sostenuti e pilotati da capi e sindacalisti firmatari dell’accordo.
Un operaio tra loro – Sibilla - ha fatto una forte denuncia dell’immunità
penale, che garantisce ai nuovi padroni di fare tutto il comodo loro su
diritti, sicurezza e salute, ha fatto appello a diventare sempre più numerosi e
decidere in assemblea tutti insieme la strada della lotta da percorrere per
contrastare le decisioni AM, per imporre lavoro e salute, mentre l’accordo per tanti operai e cittadini è niente lavoro, precarietà e assistenza a vita, e per sicurezzza e salute
siamo a piani totalmente insufficienti e a parole senza certezze.
Diverso - e secondo noi non condivisibile - è stato l’intervento di Aldo
Ranieri, che da un lato ha firmato le dimissioni questa mattina – questa è una
scelta individuale legittima di un operaio che ha tanto lottato in fabbrica e in
città per i diritti e la salute contro i ricatti - dall’altro ora dice di
lasciar perdere la Mittal, di tenersi la cassaintegrazione e l’amministrazione
straordinaria e rivolgersi alla regione per lavori socialmente utili e
integrazione salariale. Gli operai hanno salutato Ranieri ma non sono affatto
d’accordo con le sue proposte.
Un altro operaio ha proposto invece di continuare la lotta ai cancelli della fabbrica, chiamando i duemila cassintegrati a presidiare le portinerie, a premere , anche verso i sindacati firmatari, perchè accordo e criteri siano rivisti e permettano a tanti operai di rientrare.
Un altro operaio ha proposto invece di continuare la lotta ai cancelli della fabbrica, chiamando i duemila cassintegrati a presidiare le portinerie, a premere , anche verso i sindacati firmatari, perchè accordo e criteri siano rivisti e permettano a tanti operai di rientrare.
Noi appoggiamo risolutamente questa proposta – se i criteri sono pilotati, discriminatori e illegittimi, allora devono essere contestati e si deve imporre a Mittal il rientro dei cassintegrati che ne hanno diritto, e su questo operai già assunti e operai fuori si devono unire ed essere forti.
La lotta è cominciata, ora mercoledì 7 alle 10 bisogna ritrovarsi alla port. D, in numero maggiore di oggi per continuare la lotta. E non si azzardino Mittal e la polizia a toccare gli operai e a impedirgli la legittima protesta per il lavoro e i diritti.
Circa l’incontro di Roma, non c’è fiducia tra gli operai presenti – ma sicuramente tutti anche i sindacati confederali al tavolo di Roma devono tener conto della protesta.
informazione a cura
dello Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
tel. 347-1102638
5 novembre 2018
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