domenica 4 novembre 2018

pc 4 novembre - Info: Lo scontro SI.COBAS-USB degenera - Occorre una seria lotta di posizione

Il S.I.Cobas piacentino comunica a tutti i media locali e nazionali che ancora una volta, l’ennesima negli ultimi mesi, i suoi lavoratori sono stati oggetto di una vile aggressione di stampo squadrista da parte della banda facente capo al sindacato USB logistica di Piacenza.
Il fatto, risalente al mattino di giovedì primo novembre, ha tinte fosche e non fraintendibili.

All’uscita del  turno notturno, intorno alle prime luci dell’alba, i lavoratori iscritti al S.I.Cobas sono stati oggetto di un agguato in pieno stile para-mafioso messo in atto dai colleghi aderenti alla sigla USB. Costoro hanno atteso i nostri aderenti all’uscita dello stabilimento GLS armati di spranghe, coltelli, spray urticanti e sassi, attaccandoli frontalmente e senza apparente motivo.
Fra le urla indirizzate ai lavoratori del S.I.Cobas si sono registrate frasi come “dovete morire tutti”, “non vi permetteremo di continuare a lavorare” e “questo magazzino è nostro”.
Solo grazie alla prontezza di riflessi e al coraggio dei lavoratori S.I.Cobas, artefici nel 2012 della
lunga vertenza che permise a tutti i lavoratori del magazzino di sanare le condizioni di gravi irregolarità nel magazzino, si è prevenuta la tragedia evitando di rispondere alle provocazioni.
Un lavoratore è rimasto egualmente ferito, dovendo essere trasportato al pronto soccorso per ricevere le cure necessarie.
Ancora fuori dal pronto soccorso, la squadraccia di USB si è recata per intimidire con fare minaccioso e far avvertire la propria presenza opprimente al lavoratore ricoverato.

Il fatto è di una gravità reputata dalla nostra organizzazione, e speriamo da tutta la cittadinanza onesta, come intollerabile.
Le modalità d’azione indicano una precisa volontà di prevaricazione violenta, messa in atto con preparazione di tipo paramilitare e paramafioso, nonché frutto di una evidente eterodirezione da parte di dirigenti irresponsabili che poco hanno a che spartire con il ruolo nobile che dovrebbe avere un sindacato.
Purtroppo, questo è solo l’ultimo di una serie di eventi violenti e gravissimi messi in atto dalla sigla USB logistica di Piacenza.
Solo nell’ultimo mese si sono registrate l’aggressione ai danni di un nostro iscritto nel magazzino GLS di Gerbido e la pubblicazione, non meno grave, delle registrazioni in cui il dirigente locale di USB Roberto Montanari vantava una collaborazione con istituzioni deputate alla repressione al fine di contrastare il ruolo di guida degli operai del settore conquistato dal S.I.Cobas con le sue vittorie in questi anni.

Reputiamo che la misura sia ampiamente colma. Stretti fra l’impossibilità di dare una risposta materiale, che sappiamo sarebbe immediatamente perseguita e repressa, e la paura di andare a lavoro per tanti padri di famiglia che temono per la propria incolumità, risponderemo con le sole armi che si competono a un Sindacato: quelle della solidarietà e del non chinare la testa di fronte all’azione sconsiderata di pochi violenti, incapaci di conquistare un minimo radicamento fra i lavoratori e forse proprio per questo propensi a sfogare la propria frustrazione con le armi della violenza, dell’agguato, dell’intrigo volto a facilitare il “divide et impera” tanto utile a un padronato che sappiamo essere rapace come in pochi altri settori di economia italiana.
Chi crede di poter intimorire il S.I.Cobas sfoderando coltelli e armi contundenti non può nemmeno immaginare la tempra e la forza d’animo accumulata dai suoi aderenti in dieci anni di lotta senza quartiere all’ingiustizia nei luoghi di lavoro, e dovrà assaporare una volta di più il sapore amaro della sconfitta.

I suoi dirigenti, riciclatisi sindacalisti dopo aver fallito in politica, dovranno pagare fino all’ultima goccia di sangue operaio versato per la loro irresponsabilità, ma lo faranno, come già avviene, perdendo ogni credibilità fra i lavoratori del settore e venendo giustamente considerati niente più che agenti provocatori al servizio della reazione.

Confidiamo nel fatto che l’azienda garantisca, con tutti gli strumenti che ha a disposizione, l’agibilità per tutti i lavoratori e colpisca ogni atto delinquenziale che alcuni iscritti alla USB possano mettere in atto.

Il terrore e la violenza portate nel nostro territorio da chi nascondendosi dietro una facciata sindacale persegue interessi personalistici troveranno nel S.I.Cobas un muro insormontabile contro cui infrangersi, un muro costruito con anni di risultati concreti e di conquiste per tutti gli operai piacentini.

S.I. Cobas

Giovedì mattina tre lavoratori della GLS di Piacenza sono stati vittime di un agguato nel parcheggio del loro magazzino. Dopo essere stati storditi con una pistola spray al peperoncino, sono stati aggrediti a colpi di tirapugni subendo lesioni gravi che al pronto soccorso sono state refertate con prognosi dai 10 agli oltre 20 giorni. La ragione di questo atto delinquenziale risiede nel fatto che un lavoratore, stanco del continuo dileggio e dei maltrattamenti subiti da un noto individuo, aveva chiesto un cambio si reparto.
È l’ennesimo episodio legato al clima di intimidazione, da tempo denunciato da USB, fatto di pratiche caporalesche da parte di capi e capetti per riaffermare continuamente un ruolo di dominio totale sui lavoratori, con annessa pretesa di dispensare privilegi o lavori punitivi.
Anche in questo caso per “pura casualità” capi e capetti picchiatori avevano in tasca la tessera di una sigla sindacale ostile, serialmente ostile, all’Unione Sindacale di Base.
Parliamo di agguato (praticato con un vero e proprio assalto a freddo) poiché non ci si reca al lavoro con pistola spray e pugno di ferro senza premeditazione.

Per l’ennesima volta ci troviamo a registrare, dopo l’aggressione, un comunicato di Sicobas diffamatorio, un mix di fandonie, propaganda, incitamento all’odio verso USB, che ha come fondamentale obiettivo quello di produrre una rottura dell’unità di classe.
La nostra percezione è che si cerchi di fomentare una guerra tra poveri per celare il fallimento di un progetto sindacale, che lungi dall’affermare un reale controllo operaio sulle cooperative e gli appaltatori nel mondo della logistica, si è trasformato in un carrozzone caporalesco che distribuisce solo potere e privilegi a pochi delegati e dirigenti sindacali.
Sicobas dovrebbe affrontare criticamente il fallimento del proprio progetto anziché infamare USB.
Non solo così non risolvono i loro problemi, ma non riescono nemmeno a nasconderli sotto un velo di menzogne, rischiando di fomentare una pericolosa rottura dell’unità di classe e tra le comunità migranti.
I lavoratori della logistica stanno già dimostrando di saper distinguere chi li vuole trascinare nelle macerie di una guerra tra poveri da chi sa invece individuare il nemico nei padroni, nelle false cooperative, negli sfruttatori.
USB Lavoro Privato Settore Logistica

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