“Una mobilitazione riuscita quella di oggi, 21 Febbraio, a Torino: 15.000 persone in piazza, presente il popolo No Tav delle grandi occasioni, assieme a migliaia di solidali arrivati da tutta Italia (e anche oltre).”
“E’ questo è stato, una manifestazione grande,
veramente grande, che sotto una pioggia battente ha mostrato le facce di
chi lotta, le fasce dei sindaci, le bandiere di tanti, il trenino con i
bambini e gli anziani, i cartelli con i costi del tav, gli striscioni
di solidarietà, la geografia resistente delle lotte per il territorio.”
E’ molto bello leggere i toni entusiastici del
movimento, vedere le foto di una Piazza Castello stracolma di gente,
leggere che in 15.000 i no tav hanno attraversato Torino, smontando del
tutto le iniziali ripercussioni di alcuni sulla scelta della città al
posto dell’abituale Valle. Tutto ciò è molto positivo e fa un gran
piacere. Ma sarebbe stato molto meglio vederlo coi proprio occhi
piuttosto che leggerlo; sarebbe stato molto meglio sentire il calore del
popolo no tav in una uggiosa giornata di pioggia piuttosto che leggere
stralci di interventi a fine corteo. Sarebbe stato quindi bello
esserci ma, se sei un no tav e ieri partivi da Milano questa possibilità
ti è stata automaticamente preclusa.
Cosa è successo.
Dalle 8.00 del mattino la stazione centrale di Milano
inizia ad essere presidiata dalle forze dell’ordine, a controllare non
si sa bene cosa. Qualche ora dopo, un gruppo di no tav (diciamo una
settantina, arrotondando per difetto) arriva in stazione e, con un biglietto collettivo, sale sul treno che doveva partire alle 11.18 alla volta di Torino. Iniziano
i controlli a tappeto sul treno, arriva l’antisommossa che si schiera
all’inizio del binario e davanti ai vagoni pieni di no tav, mentre un
gruppo folto di digossini inizia a parlare con gli attivisti.
Bisogna pagare tutti i biglietti, anche i pochi non coperti dal
biglietto collettivo. Inizialmente gli attivisti si rifiutano “piuttosto
occupiamo i vagoni”; la risposta è chiara e arriva dalle forze
dell’ordine, che comunicano al capo treno e ai controllori “la
situazione è semplice: o si regolarizzano o il treno non parte”.
Infatti, il treno delle 11.18, certamente pieno di no tav, ma anche di
altri passeggeri, non parte. Inizia una lunga trattativa che, non
soltanto blocca la partenza di un altro treno (quello delle 12.18) ma si
conclude con il pagamento da parte degli attivisti dei biglietti
scoperti e di una multa. Insomma, nel giro di un’ora e mezza sono stati pagati più di 500 euro tra biglietti e multe.
Intanto, i passeggeri “normali” hanno cambiato tre treni, tutti e tre
rimasti fermi, salendo ad uno ad uno, dall’unica porta aperta del treno,
con uno o due controllori che chiedevano il biglietto.
Agghiacciante.
Poco prima delle 14.00, pagato il salato conto, e
dopo tre treni non partiti, due treni pieni partono da Milano direzione
Torino.
Alla stazione di Rho il treno si ferma come di
consueto ma non riparte pochi minuti dopo. Il capotreno comunica
“problemi di ordine pubblico” dovuti da “manifestanti” che, a quanto
pare, anche a Rho volevano salire senza biglietto. Peccato che fuori non
c’è nessuno se non, ancora, antisommossa e digos. Dopo mezz’ora
ripartiamo, con in testa l’idea, sempre più chiara, che questo treno non lo guida più un macchinista, che il capotreno non parla più per bocca sua.
Il treno dunque riprende il viaggio, iniziamo a chiamarlo “treno speciale”: partito a luci spente (solo poi accese) non annunciato in nessuna stazione, totalmente fuori orario, con poche porte utilizzabili.
Arriviamo alla stazione di Novara. Anche qui, ci fermiamo ma non
ripartiamo. Arrivano poco dopo gli altri due treni da Milano che, nella
mattina, erano saltati. Arrivano e si fermano, anche loro. Tutti
scendono dal treno e, ancora una volta, veniamo accolti in stazione da antisommossa e digos.
Passano i minuti e non si muove nulla, non si capisce il motivo del
blocco che ormai non coinvolge solo i treni Milano-Torino ma che diventa
di tutti i binari dei treni. Quando lo speaker della stazione annuncia
che i treni da e per Milano avrebbero subito tutti dei ritardi
imprecisati a causa di “manifestanti notav” allora tutto diventa molto
più chiaro e palese: non dobbiamo arrivare a Torino, assolutamente. Non importa se la stazione è anche piena di gente pendolare, lavoratori, famiglie. A Torino non si arriva.
Il gruppo di no tav torna dunque a fronteggiarsi con la polizia, blocca
per pochi minuti i binari della stazione gridando “Il corteo lo faccio
qui!”.
La conferma dello squallido gioco delle forze dell’ordine arriva, quasi sottovoce, da uno di FS quando ammette che non decidono loro, che non hanno idea di quando si sbloccherà la situazione, che dipende dal Prefetto. Se per lui va bene, si parte, altrimenti si sta lì.
In stazione si crea un gran caos: da un lato i no tav
che giustamente denunciano un blocco ingiustificato dei treni; tutto
intorno gli altri passeggeri che tentano di capire, chiedono, si
arrabbiano, sbuffano. Dopo le 16.00 lo speaker annuncia la partenza del
treno verso Torino “dal binario 3”. Si sale tutti insieme, stretti
stretti, sull’ennesimo “treno speciale” della giornata.
Dopo poco più di un’ora si arriva a Porta Susa ma, se sei no tav, non scendi lì: la polizia, sempre in antisommossa, è lì pronta ad accogliere il gruppo milanese. Si tira dritto a Porta Nuova dove, essendosi
conclusa la manifestazione, un gruppo di compagni presenti al corteo ha
raggiunto la stazione per accogliere “i milanesi”. Si riesce
ad uscire dalla stazione e, in una Torino bagnata e militarizzata, si
parte in corteo spontaneo prima verso piazza Castello, poi verso la
Cavallerizza Occupata.
Tensione, a tutti i costi.
Quello che è successo ieri tra Milano e
Torino è molto grave, sotto molto profili, e deve aver colpito qualsiasi
persona di buon senso.
Infatti, da un lato il profilo repressivo, privo di fine, messo in atto dalle forze dell’ordine e le questure. Trenitalia nelle mani della polizia che una volta deciso, in maniera assolutamente arbitraria, che “a Torino oggi non si arriva”, si prende il potere di bloccare fino a tre treni e tantissime persone a bordo, dalle più diverse. Repressione a carico dei no tav che, in forme sempre nuove, si manifesta sotto forma di abuso di potere.
Dall’altro, gli eventi successi ieri tra Milano e
Torino hanno permesso ai soliti servi dello stato di tirare fuori il
manuale “Come ti costruisco il nemico ordine pubblico no tav”.
Infatti, in un contesto di totale incertezza, in cui le informazioni
che circolano vengono da un auto parlante che sbandiera “ problemi di
ordine pubblico a causa di manifestanti no tav”, parlando per bocca
della questura, è molto semplice che la percezione delle persone possa
essere facilmente condizionabile. Fin dalla stazione di Milano,
l’intento delle forze dell’ordine, agendo tramite gli impiegati FS, è
stato quello di dividere passeggeri “normali” e attivisti. Gli
impiegati FS passavano per i vagoni invitando la gente a spostarsi alla
chetichella in altri binari, dentro altri treni, tenuti a luci spente,
con tutte le porte bloccate tranne una o due, presidiata come se non ci
fosse un domani. Tra le tante idiozie sentite pure “chiuda il finestrino che questi ci saltano dentro!”.
A Novara però si tocca il fondo. Il palese blocco dei treni derivato
dalla decisione di questori e questorini, ovviamente si cerca di
presentarlo come “il blocco dei no tav” che, se è vero che hanno
bloccato i binari per pochi minuti, è anche vero che capito il gioco
delle forze dell’ordine, sono risaliti sui treni. Nonostante ciò,
funzionari FS e digos continuavano a dare la responsabilità dei treni
fermi al blocco dei binari da parte dei no tav. Solo una sapiente
comunicazione da parte degli attivisti e di molti solidali tra gli altri
passeggeri ha permesso di fare chiarezza, nello sgomento generale della
gente. Tante persone inizialmente stizzite dalla presenza dei
manifestanti (“i soliti violenti, che manifestano in maniera sbagliata,
non pacifica, bloccando tutti insensatamente”), diventano solidali ai no
tav che “non possono mica fare blocchi invisibili dei binari! Non ci
sono, fate partire questo treno e smettetela!”.
Ed è proprio questo dato che possiamo portarci a
casa, dopo la fredda giornata di ieri passata in tante stazioni del
treno. Hanno provato a mettere i passeggeri dei tre treni contro il
gruppo di no tav. Ma non ce l’hanno fatta perché non solo le ragioni del
movimento sono troppo più forti (“ma fateli arrivare a Torino! Che
tanto l’opera è veramente inutile, che male c’è a dirlo?!”), ma il
tentato giochino di spacciare una mossa della polizia come un’azione
diretta di blocco no tav era palesemente una bufala.
Ce ne sarebbero ancora da raccontare di episodi
avvenuti in più di quattro ore di viaggio (al posto di un’ora e mezza):
sui alcuni funzionari FS che sembravano più sbirri che altro (e forse lo
erano davvero, perché no), del ruolo di Trenitalia all’interno di
questa infinita scacchiera, degli atteggiamenti di digos e polizia,
perennemente equipaggiata di casco, scudo e manganello, del fatto che
arrivati a Torino, la stazione di Porta Susa era quasi del tutto chiusa e
a Porta Nuova la polizia si sprecava.
Ce ne sarebbero ancora tante da dire.
È meglio chiudere il racconto di questa giornata di
ordinaria repressione con l’immagine dei tanti solidali durante il
viaggio e dei due gruppi di compagni che si riuniscono in stazione e
partono in corteo. Perché i no tav sono ovunque e si supportano sempre a
vicenda, in quanto “si parte e si torna insieme”.
Fonte: Collettivo Aleph-Catania
A corredo aggiungo queste due bellissime foto di
Chiara Tolomelli, scattate ieri sera intorno alle 19:30 alla stazione di
Porta Nuova.
Reperto fotografico numero1 : #Torino #21f ore 19:30 Stazione Porta Nuova: “E se un #Notav volesse fare il biglietto”?
Reperto fotografico n.2: E se ad un #Notav scappasse la pipì? #Torino #21f ore 19:30 Stazione Porta Nuova
Poiché crediamo che poco o nulla sia casuale,
ricordiamo questo assurdo e anomalo fermo effettuato poco più di un mese
fa, di alcune compagne che dopo un coordinamento comitati molto
partecipato in preparazione della manifestazione di ieri, sono state
fermate ad un posto di blocco e portate in ospedale per le analisi
delle urine dopo essere risultate negative al drug test .
TUTTO NORMALE?
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