“La scuola cambia,
cambia l’Italia”.
Questo il titolo dell’evento del Pd per festeggiare un anno
del governo Renzi. Un evento puramente mediatico ed autocelebrativo, “...La
giornata di oggi è stata una grande kermesse per il Pd e per il governo”, si
legge in uno degli articoli di oggi. Questo è l’aspetto principale che risalta,
ma limitarsi a questo sarebbe superficiale e perdente dal punto di vista e per
il futuro dei lavoratori, degli studenti, della società tutta.
Illuminante la dichiarazione, nel suo intervento del Ministro
Giannini, che, partendo dalla “soluzione finale” per i precari, l’ha
immediatamente collegata con il Jobs Act, mettendo in continuità e unità di
intenti “riforma” del lavoro e della scuola“..con il quale si è cercato di
tornare alla normalità nel mercato del lavoro, togliendo il precariato e dando
lavoro buono all’ Italia”.
Il “lavoro buono” significa eliminazione di diritti e
peggioramento delle condizioni di lavoro e lo sfruttamento del lavoro dei
giovani con l’alternanza scuola-lavoro, il ritorno all’avviamento professionale.
La scuola al servizio del capitale. Emblematica la presenza all’ incontro di
Ivan Lo Bello di Confindustria Education.
Nel suo volo pindarico, poi, Renzi riesce a mettere insieme la dispersione
scolastica con la mancata integrazione nella scuola dei migranti e persino: “…i
terroristi non usano le zattere…..non hanno trovato nella scuola l’integrazione,
l’educazione e il confronto..”, l’autonomia economica e 5 per mille da destinare
alle scuole. Non manca neanche il riferimento alla riforma RAI. Un volo pindarico che
riprende pienamente tutti i temi e i metodi cari a questo governo. In
particolare per la scuola, il nodo centrale dell’assunzione definitiva dei
precari, resa urgente dalla pronuncia della Corte di Giustizia europea e, ora,
dalle possibili sanzioni della Corte europea per l’ eccessivo ricorso ai
contratti temporanei nella scuola. Questa l’unica giustificazione possibile e
l’unico motivo per ricorrere a un decreto legge che ha e deve avere il carattere “d’urgenza e di straordinaria
necessità”. I precari andavano semplicemente stabilizzati. E’ un diritto che
hanno acquisito con duro lavoro e sacrifici anche economici: ricordiamo le
famigerate abilitanti SISS, poi i PAS, i TFA etc.
Il governo Renzi
utilizza una lunga e difficile battaglia, questa sì, di civiltà e dignità dei lavoratori precari
della scuola per intervenire come un rullo compressore nel demolire CCNL,
rinnovo dei contratti, la contrattazione stessa “Ascoltare tutti non vuol dire
non fare più niente, sennò è paralisi….non consentiremo che continui”. Renzi
dixit.
I precari,
lavoratori della scuola sia all’interno della sala che all’esterno hanno avuto
oggi una concreta prova che questo governo non vuole che si esprima dissenso;
all’interno, si è negata loro la parola e all’esterno oltre alla zona rossa,
sono stati identificati e portati in questura. Altro che “ridare dignità e ruolo
sociale agli insegnanti” oltretutto profondamente classista visto che nella
scuola lavorano anche gli ATA.
Serve ora più che mai un vero sciopero generale, costruito
dal basso!
Milano, 22.2.2015
Slai COBAS per il sindacato di classe-
scuola
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