Cerchiamo di ribadire quello che Lenin ripete in questo testo con la critica ironica agli economicisti, e cioè di non voler comprendere la differenza che passa tra la politica tradunionista e la politica socialdemocratica, sui limiti della coscienza politica degli operai nella lotta economica come “unica forma possibile di lotta”. Quando per esempio di recente siamo andati ai Cantieri Navali, in occasione della 3 gg a sostegno della guerra popolare in India e in particolare nella giornata dedicata alle lotte operaie, abbiamo portato volantini e striscioni che non avevano niente a che fare con la lotta economica specifica degli operai, però si è visto che anche se è una questione che può sembrare lontana dalla vita quotidiana che fanno gli operai in fabbrica, dalle loro problematiche sul piano di lotta economica, essa ha dato spunto anche agli operai stessi per parlare del governo e per fare una denuncia politica sia contro il nostro governo che contro il sistema in generale di sfruttamento e oppressione.
… Ricordiamo che la socialdemocrazia a quei tempi era come oggi diciamo attività rivoluzionaria, noi diciamo maoista.
Gli economicisti sono convinti che gli operai possono acquisire coscienza se fanno azione politica con il solo taglio economicista, cioè a partire dalla lotta economica perchè è più vicina agli operai.
Gli economicisti negano il ruolo delle avanguardie politiche (vedi oggi per es. il gruppo Operai Contro), le avanguardie del partito rivoluzionario, vedono l'avanguardia come formata da piccoli borghesi, perchè non operaia, quindi la critica che fanno alle avanguardie è quella di considerarli come un “messia” che porta il messaggio con la concezione da piccolo borghese.
Lenin ci dimostra con la pratica e teoria il chiaro ruolo dell'avanguardia rivoluzionaria che si unisce alla classe per dare orientamento e guida alla classe, il partito non può nascere e costruirsi senza un'avanguardia che si colleghi con gli operai, per dare cognizioni politiche, perchè la classe operaia vada anche tra le altre classi.
Allargare la visuale degli operai, la loro testa al di là della sola lotta economica. L'operaio deve combattere per la propria classe ma anche capire quali sono i rapporti che la sua classe nella società ha con le altre classi.
Lenin ci parla della posizione del socialdemocratico (rivoluzionario) che “non deve essere il segretario di una trade-union ma il tribuno popolare il quale sa reagire contro ogni manifestazione di arbitrio e di oppressione, sa approfittare di ogni minima occasione per esporre dinanzi a tutti le proprie convinzioni socialiste e le proprie rivendicazioni democratiche, per spiegare a tutti la lotta emancipatrice del proletariato”, in concreto è quando si dice “approfittare di ogni minima occasione, qualunque cosa avvenga” non solo nella lotta operaia, sfruttare tutte le occasioni per portare avanti le nostre posizioni di classe.
Ogni cosa deve essere presa come spunto per fare agitazione politica, organizzare denuncia politica.
Lenin fa anche il paragone tra Knight che è un economicista inglese e Liebknecht che era un rivoluzionario tedesco, uno dei fondatori del partito socialdemocratico tedesco che verrà ucciso insieme a Rosa Luxemburg quando provarono a fare la rivoluzione in Germania nel '17, dopo la rivoluzione di ottobre: Knight può essere anche bravo a fare delle denunce economiche contro il governo atte ad ottenere qualcosa per gli operai, ma...
“Non è socialdemocratico chi dimentica, in pratica, il proprio dovere di essere alla testa di tutti quando si deve porre, approfondire e risolvere qualsiasi questione democratica generale”.
Per esempio i curdi a Kobane costituiscono un moto rivoluzionario con tratti particolari, noi non condividiamo la linea idelogica attuale di Ocalan, ma appoggiamo la lotta armata dei curdi senza stare a fare le pulci se sono maoisti oppure no, perchè comunque è un moto progressista in cui le donne prendono le armi per liberarsi da oppressori fascisti. Un rivoluzionario vero sostiene ogni moto rivoluzionario. Ma questa non è la linea di altre forze rivoluzionarie. Per quanto riguarda l'India, per esempio, che vede attualmente in atto la più grande guerra popolare nel mondo, molti che fanno parte del movimento che si definisce rivoluzionario nel nostro paese fanno finta di non vederla.
Tornando al "Che fare?" - sulla questione di distinguere i vari momenti storici.
Lenin scrive “1894: noi eravamo ancora deboli e quindi era giusto dire in quel caso non potevamo disperdere forze”. Per certi versi è come la situazione per ora in Italia: i rivoluzionari sono pochissimi in questa fase nel nostro paese, quindi non bisognerebbe disperdere le forze. Noi lavoriamo per risolvere questo problema, e in questa fase della costruzione del partito comunista di tipo nuovo è perciò molto importante innanzi tutto la lotta teorica, la linea ideologica, il lavoro tra la classe operaia, e tra le altre classi, precari, disoccupati, studenti...
Infine sulla centralità del giornale. Lenin scrive: “Destare in tutti gli strati del popolo più o meno coscienti la passione delle denunce politiche. Se le voci che si levano per smascherare il regime sono oggi così deboli, rare e timide, non dobbiamo impressionarcene. Ciò non è affatto dovuto alla rassegnazione generale agli arbitri polizieschi. È dovuto al fatto che gli uomini capaci di fare denunce, e pronti a farle, non hanno una tribuna dalla quale poter parlare, non hanno un pubblico che ascolti e approvi appassionatamente gli oratori; al fatto che essi non vedano da nessuna parte nel popolo una forza alla quale valga la pena di rivolgersi per protestare contro <l'onnipotente> governo russo … abbiamo oggi la possibilità e il dovere di creare una tribuna da cui tutto il popolo possa denunciare il governo zarista, e questa tribuna deve essere un giornale socialdemocratico”. Un giornale per la classe che faccia da orientatore, agitatore, organizzatore collettivo... che crei quella tribuna che stimoli le masse popolari a capire la posizione di classe su ogni questione e le educhi alla denuncia e lotta politica.
Lenin scrive “1894: noi eravamo ancora deboli e quindi era giusto dire in quel caso non potevamo disperdere forze”. Per certi versi è come la situazione per ora in Italia: i rivoluzionari sono pochissimi in questa fase nel nostro paese, quindi non bisognerebbe disperdere le forze. Noi lavoriamo per risolvere questo problema, e in questa fase della costruzione del partito comunista di tipo nuovo è perciò molto importante innanzi tutto la lotta teorica, la linea ideologica, il lavoro tra la classe operaia, e tra le altre classi, precari, disoccupati, studenti...
Infine sulla centralità del giornale. Lenin scrive: “Destare in tutti gli strati del popolo più o meno coscienti la passione delle denunce politiche. Se le voci che si levano per smascherare il regime sono oggi così deboli, rare e timide, non dobbiamo impressionarcene. Ciò non è affatto dovuto alla rassegnazione generale agli arbitri polizieschi. È dovuto al fatto che gli uomini capaci di fare denunce, e pronti a farle, non hanno una tribuna dalla quale poter parlare, non hanno un pubblico che ascolti e approvi appassionatamente gli oratori; al fatto che essi non vedano da nessuna parte nel popolo una forza alla quale valga la pena di rivolgersi per protestare contro <l'onnipotente> governo russo … abbiamo oggi la possibilità e il dovere di creare una tribuna da cui tutto il popolo possa denunciare il governo zarista, e questa tribuna deve essere un giornale socialdemocratico”. Un giornale per la classe che faccia da orientatore, agitatore, organizzatore collettivo... che crei quella tribuna che stimoli le masse popolari a capire la posizione di classe su ogni questione e le educhi alla denuncia e lotta politica.
circolo proletari comunisti Palermo
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