Glezos è sì molto anziano, ma ancora lucido e battagliero e in questi ultimi mesi non si è certo risparmiato. Le foto che lo ritraggono ancora lo scorso anno mentre è in prima fila nelle manifestazioni e nei tafferugli davanti al parlamento – spintonato dalla polizia in assetto antisommossa o intossicato dai lacrimogeni CS – parlano da sole.
Per il leader di Syriza e capo del governo greco scaturito dalle elezioni del 25 gennaio, la bozza di accordo raggiunta tra Atene e l’Eurogruppo nei giorni scorsi equivaleva ad aver “vinto una battaglia, anche se non la guerra”.Difficile vedere in un compromesso del genere una vittoria del popolo greco. La formazione del governo insieme alla destra dei Greci Indipendenti e poi la scelta di eleggere un ex ministro degli Interni di Nuova Democrazia alla presidenza della Repubblica hanno presto riacceso le polemiche e le animosità all’interno degli organi di direzione e della base del partito. Finché il dietrofront rispetto ad alcune delle promesse fatte in questi anni e sancite da una campagna elettorale portata avanti come una sorta di contratto con gli elettori – “voi ci votate e ci permettete di governare, noi stracciamo il Memorandum e cacciamo la Troika” – sono state sostituite da compromessi sempre più evidenti.
l’ex partigiano Manolis Glezos, colui che simbolicamente viene ritenuto l’iniziatore della resistenza greca contro gli invasori nazi-fascisti che avevano invaso la Grecia e che si è incaricato della redazione del documento che chiede a Berlino il pagamento di 153 miliardi di euro di danni di guerra mai versati
ha scritto ieri da Bruxelles
“Se ribattezzi la Troika in ‘Istituzioni’, i Memorandum in ‘Accordo’ e i Creditori in ‘Partners’ è come se chiami la carne con il nome del pesce, senza cambiare la situazione precedente.
Nessuno può cambiare, però, l’esito del voto del popolo greco alle elezioni del 25 gennaio 2015. Il popolo ha votato per quello che ha promesso Syriza: abolire il regime di austerità, che non è solo una strategia dell’oligarchia della Germania e degli altri paesi creditori dell’UE, ma anche dell’oligarchia greca. Abolire i Memorandum e la Troika, cancellare tutte le leggi di austerità. Il giorno dopo le elezioni, abolire con una legge la Troika e le sue conseguenze. È passato un mese e questo annuncio non è ancora diventato un atto concreto. E’ un peccato e anche una vergogna. Da parte mia chiedo scusa al popolo greco perché ho contribuito ad alimentare questa illusione. Prima che il male prosegua, prima che sia troppo tardi, dobbiamo reagire.
Compagni, amici e sostenitori di Syriza, a tutti i livelli delle diverse organizzazioni, dobbiamo decidere con riunioni straordinarie se accettare o no questa situazione.
Alcuni sostengono che in un negoziato occorra rinunciare a qualcosa.
Ma, primo, tra oppressori e oppressi non può esserci alcun compromesso, tra lo schiavo e l’occupante l’unica soluzione è la libertà. Ma anche se accettassimo questa assurdità, le concessioni già fatte dai precedenti governi in termini di disoccupazione, austerità, povertà, suicidi sono già andate oltre ogni limite”.
stralci da
marco santopadre - contropiano
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