Pm in trincea? Da tempo e con l’elmetto
E’
da tempo che attraverso la cronaca dei continui procedimenti a carico
dei notav, denunciamo la situazione anomala che si sta verificando nella
Procura di Torino.
Un maxi processo che si sta svolgendo
nell’aula bunker del carcere delle Vallette, 52 imputati che rispondono
al profilo criminale che piace alla “giustizia” (centri sociali,
individualità, ex brigatisti, e anche solo residenti fuori dalla Val
Susa), decine di denunce che da tempo piovono a ritmi di due a
settimana, misure cautelari e fogli di via decisi direttamente in
questura senza indagini o processi ma solo per segnalazioni degli uomini
della digos.
Tutto questo condito con una campagna
stampa che trova nei giornali torinesi il perfetto “copia, incolla e
inventa” che fa si che magistratura-forze di polizia-stampa/propaganda
marcino compatti contro il movimento notav. A questo c’è da aggiungere
un piccolo uomo che fa il senatore e il politico di mestiere, che gioca
sui social network e in senato.
La Procura di Torino presieduta
dall’eroe antimafia Giancarlo Caselli ha formato un gruppo di magistrati
che si occupano solo di notav, lavorando duro come non si è mai visto
in nessun caso precedente se non quelli degli incubi di Caselli, cioè
mafia e lotta armata.
Ecco il punto è proprio questo, quello
di equiparare, attraverso le inchieste e le favole giornalistiche, i
notav a dei mafiosi o dei brigatisti, per sminuire il consenso sociale
che il movimento riscuote, e dotarsi di strumenti emergenziali per
condurre quella battaglia che nei confronti della Valle, la politica ha
perso da tempo.
Esagerazioni di ogni sorta: fuochi
artificiali diventano missili terra-aria, pietre diventano macigni di 30
kg, una maglietta nera diventa una divisa da guerrigliero e via
discorrendo. Tutto serve, tutto è utile per schiacciare i notav e man
mano dare mano libera alle forze dell’ordine che bramano, come abbiamo
visto, di avere qualche notav fra le mani per fargliela pagare un po’.
Sfidiamo chiunque a registrare un tale
impegno a reprimere qualsiasi fenomeno nella società con tale astio,
tale energia e tale organizzazione come avviene nei confronti dei notav.
Il movimento notav dal canto suo ha
deciso da tempo di non fare solo cortei colorati a decine di kilometri
dal cantiere, e percorre con protagonismo tutte le strade di questa
battaglia, non lasciando intentato nulla, anche quando decide di fare la
prima mossa, cioè tentare di danneggiare materialmente il cantiere, lo
fa sempre e solo nel solco della lotta popolare, con azioni di
resistenza e sabotaggio.
Però la strategia è chiara, portare al
limite tutto per avere materiale per procedere ad arresti ma ancor prima
alla criminalizzazione pubblica di un movimento che soppesa parole e
azioni e decide, ancora oggi e sempre, in assemblee pubbliche la
strategia da tenere.
Sfidiamo chiunque a spiegarci come
dovremmo tentare di fermare il Tav veramente se non con la lotta, e
quando diciamo veramente, diciamo per davvero, non come esercizio
stilistico.
Il dato reale è che il potere difende se
stesso, quest’opera non è più solo il bancomat dei partiti che abbiamo
svelato più volte, è una questione di principio, una questione di potere
se volete, e chi perde è sconfitto per sempre, e lo cricca che vive di
privilegi e mangia su opere queste, non se lo può proprio permettere.
La presenza al cantiere dei due pm,
Rinaudo e Padalino, toglie il velo definitivamente alla Procura di
Torino, rendendola di fatto militante nella lotta contro i notav,
militare diremmo dopo ieri sera. I due, titolari di decine e di
inchieste contro i notav,(che nascono sempre da dossier costruiti dalla
digos,) erano all’interno del cantiere per legittimare l’operato delle
forze dell’ordine, donando loro l’impunità necessaria per alzare il tiro
di questa battaglia. Il cambio di strategia di cui parlano alcuni
fedeli giornalisti di via Grattoni, c’è da parte delle forze dell’ordine
che legittimate nel proprio operato, ora vogliono togliersi i sassolini
dalle scarpe, facendo arresti e come abbiamo visto, “ripassando”
qualche notav, visto che fino ad oggi hanno sempre evitato il contatto
fisico con le manifestazioni, sostituendo il manganello ai
lacrimogeni. Più comodi e meno rischiosi
dal punto di vista del corpo a corpo che porterebbe alla mente
nell’opinione pubblica, la figura del celerino di Genova. Noi però non
ci stanchiamo di ricordare a quanti soprattutto nei media mainstream
stavano dalla parte dei manifestanti Turchi a Gezi Park bersagliati dai
lacrimogeni di Erdogan, che alcuni notav sono stati gravemente feriti
dagli spari ad altezza uomo di poliziotti e cc, uno di noi ha perso un
occhio, e un giovane ha rischiato seriamente di perderlo.
Parlavamo di impunità perché a fronte di
prove schiaccianti come quelle presentate con l’Operazione Hunter, per
la quale la procura ha chiesto l’archiviazione, la certezza di questo
status donato alle forze di polizia ci viene dai primi arresti avvenuti
in flagranza: la violenza delle forze dell’ordine si è manifestata come
sempre, con violenze gratuite, umiliazioni e molestie sessuali.
I due magistrati, a nome della Procura e
del Procuratore Capo, hanno indossato l’elmetto e sono scesi sul campo
direttamente per proseguire la crociata contro un movimento che non si
lascia intimidire, lo ha già dimostrato in passato, e non si lascia
affascinare da ricostruzioni guerrigliere che vorrebbero i notav
imboccare la strada delle fughe in avanti o del militarismo.
E’ il metodo che il movimento sta
affinando, la battaglia, i suoi luoghi sempre più vasti (dai tribunali a
internet) e la caparbietà nel superare gli ostacoli più insormontabili.
Come?
Con l’audacia di sempre, con quello
spirito che non ti fa lasciare indietro nessuno, con astuzia e
imprevedibilità, con tutti i mezzi che la lotta popolare dispone per
vincere questa battaglia, perché dalle mostre parti è chiaro, per
vincere le tenteremo tutte.
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