Una
violenza preannunciata quella della Questura che ieri sera, non appena è
partita la passeggiata notturna da Giaglione, già emanava farneticanti
comunicati paventando lo spauracchio del black block travisato tra i
manifestanti valligiani.
Una violenza preordinata quella delle forze dell’ordine, che caricano con la celere i No Tav ancora distanti dalle reti e completamente a freddo. Lo fanno all’interno di un sentiero di montagna strettissimo e pericoloso dove la gente cade, viene calpestata e poi ferita, ripetutamente, dai manganelli di ordinanza e inseguita addirittura nei boschi (già affumicati dai fumi illegali sparati dalla polizia). Da segnalare all’interno del cantiere la presenza dei due mastini della procura che hanno l’ossessione dei No Tav, Padalino e Rinaudo, erano li per caso oppure già sapevano che avrebbero fatto degli arresti?
Ci sono molti anziani tra i più di cinquecento manifestanti, sono loro i primi a non farcela a scappare e gruppi di più giovani provano a frapporsi: tra di loro troviamo i 7 arrestati di cui la Questura di Torino, per mano del vendicativo Petronzi, si vanta.
Ennio, Luke, Matthias, Piero, Marcello, Gabriele e Alberto sono i sette arrestati di questa notte di violenza, notte in cui il movimento No Tav ha dimostrato una volta in più cosa vuol dire lottare e resistere tutti insieme, anche nei momenti difficili.
La presenza delle forze dell’ordine all’interno del cantiere è quella delle grandi, anzi grandissime occasioni, con numerosi mezzi e uomini a disposizione degli esaltati questurini. Come scritti poc’anzi, li troviamo subito fuori dalle reti e la loro intenzione è chiara: vogliono picchiare e fare male.
Ci riusciranno perché oggi contiamo 63 feriti tra i No Tav, escludendo da questo conto le semplici contusioni e intossicazioni da gas lacrimogeni che oramai non fanno più testo.
Oggi alle 15.00 al presidio internazionale di Susa il Movimento No Tav ha denunciato con forza, attraverso una conferenza stampa, la notte appena trascorsa.
Parole di rabbia verso chi si è macchiato dei reati più infamanti, come nel caso di Marta compagna Pisana rilasciata in mattinata che, catturata con gli altri, mentre veniva brutalmente pestata è stata molestata, sessualmente, dai celerini.
C’è anche il caso di Mattia, ragazzo 17enne che per due ore è stato picchiato dalla polizia ed è tornato in presidio solo nel tardo pomeriggio, per lui come per Marta un denuncia a piede libero ma nessun arresto.
Stiamo raccogliendo racconti e testimonianze di questa notte, ma ciò che è importante sottolineare è che il movimento ha dimostrato una volta di più che anche in una situazione difficile si diventa un’unica forza, compatta, in grado di resistere e anche di contrattaccare.
La Questura questa volta si è tolta il dente avvelenato e noi, consapevoli di aver di nuovo visto la vera faccia del potere, o meglio di chi lo serve, ci stringiamo attorno agli arrestati, rilanciando a tutte le iniziative che già da stasera animeranno quest’estate di lotta in Valsusa.
La lotta No Tav non si arresta!
Liberi tutti, liberi subito!
Una violenza preordinata quella delle forze dell’ordine, che caricano con la celere i No Tav ancora distanti dalle reti e completamente a freddo. Lo fanno all’interno di un sentiero di montagna strettissimo e pericoloso dove la gente cade, viene calpestata e poi ferita, ripetutamente, dai manganelli di ordinanza e inseguita addirittura nei boschi (già affumicati dai fumi illegali sparati dalla polizia). Da segnalare all’interno del cantiere la presenza dei due mastini della procura che hanno l’ossessione dei No Tav, Padalino e Rinaudo, erano li per caso oppure già sapevano che avrebbero fatto degli arresti?
Ci sono molti anziani tra i più di cinquecento manifestanti, sono loro i primi a non farcela a scappare e gruppi di più giovani provano a frapporsi: tra di loro troviamo i 7 arrestati di cui la Questura di Torino, per mano del vendicativo Petronzi, si vanta.
Ennio, Luke, Matthias, Piero, Marcello, Gabriele e Alberto sono i sette arrestati di questa notte di violenza, notte in cui il movimento No Tav ha dimostrato una volta in più cosa vuol dire lottare e resistere tutti insieme, anche nei momenti difficili.
La presenza delle forze dell’ordine all’interno del cantiere è quella delle grandi, anzi grandissime occasioni, con numerosi mezzi e uomini a disposizione degli esaltati questurini. Come scritti poc’anzi, li troviamo subito fuori dalle reti e la loro intenzione è chiara: vogliono picchiare e fare male.
Ci riusciranno perché oggi contiamo 63 feriti tra i No Tav, escludendo da questo conto le semplici contusioni e intossicazioni da gas lacrimogeni che oramai non fanno più testo.
Oggi alle 15.00 al presidio internazionale di Susa il Movimento No Tav ha denunciato con forza, attraverso una conferenza stampa, la notte appena trascorsa.
Parole di rabbia verso chi si è macchiato dei reati più infamanti, come nel caso di Marta compagna Pisana rilasciata in mattinata che, catturata con gli altri, mentre veniva brutalmente pestata è stata molestata, sessualmente, dai celerini.
C’è anche il caso di Mattia, ragazzo 17enne che per due ore è stato picchiato dalla polizia ed è tornato in presidio solo nel tardo pomeriggio, per lui come per Marta un denuncia a piede libero ma nessun arresto.
Stiamo raccogliendo racconti e testimonianze di questa notte, ma ciò che è importante sottolineare è che il movimento ha dimostrato una volta di più che anche in una situazione difficile si diventa un’unica forza, compatta, in grado di resistere e anche di contrattaccare.
La Questura questa volta si è tolta il dente avvelenato e noi, consapevoli di aver di nuovo visto la vera faccia del potere, o meglio di chi lo serve, ci stringiamo attorno agli arrestati, rilanciando a tutte le iniziative che già da stasera animeranno quest’estate di lotta in Valsusa.
La lotta No Tav non si arresta!
Liberi tutti, liberi subito!
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