'Ndrangheta, decine di arresti a Lamezia Terme.
Indagato Aiello, senatore del Pdl
Sotto indagine o in manette 65 persone, fra
loro anche membri della polizia penitenziaria. Il parlamentare del
centrodestra accusato di voto di scambio
di GIUSEPPE BALDESSARRO
La Dda di Catanzaro che ha notificato 65 ordinanze di custodia cautelare aveva chiesto anche l'arresto di Aiello, attualmente senatore del Pdl, ma il Gip, Abgail Mellace, non ha accolto la richiesta sostenendo che non ci fosse la prova della consapevolezza del senatore e che non esiste prova dello scambio di favori avvenuto. Una circostanza che spiegano i due pentiti ricordando di "essere stati arrestati pochi mesi dopo le elezioni". E tuttavia i Giampà la politica l'hanno sempre fatta.
Nelle oltre mille pagine di ordinanza sono raccontati diversi episodi di voti acquistati anche per le comunali di Lamezia. Senza contare poi che gli uomini del capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti, hanno arrestato anche a Giampaolo Bevilacqua, ex capogruppo provinciale del Pdl e vice presidente della Sacal, società che gestisce l'aeroporto di Lamezia Terme.
'Ndrangheta "pesante" e politici, ma anche tantissimi colletti bianchi. Con l'operazione "Perseo", all'alba sono finiti in manette avvocati, medici, periti e imprenditori letteralmente "a disposizione" dei clan lametini. Cosche che da anni avvelenano la quarta città calabrese mettendo le mani sugli appalti e sulle forniture, compiendo estorsioni (sono stati ricostruiti almeno 100 casi) e, soprattutto, godendo di una rete di protezione puntuale. Da carabinieri che si giravano dall'altra parte a guardie carcerarie che portavano ambasciate fuori dal carcere. Dai prestanome agli imprenditori con cui fare cordata e, perfino ai maestri del fuochi d'artificio divenuti fornitori della polvere pirica per far saltare negozi e automobili. Grazie ad alcuni pentiti, compresi i boss della cosca finiti in manette nell'ambito di una prima inchiesta sulla guerra di mafia di Lamezia, è stata ricostruita la storia criminale della città degli ultimi otto anni.
Per il Procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo "la cosca Giampà era una holding criminale in cui c'era un ramo che si occupava delle truffe alle assicurazioni, uno che si occupava di droga ed uno dedicato alle estorsioni che riguardavano tutti i commercianti che pagavano con varie modalità". L'auspicio del questore Guido Marino è che un giorno si possa esprimere "gratitudine alla società civile di Lamezia che aspettiamo batta un colpo". Una maniera per sottolineare il clima di omertà in cui la polizia ha dovuto operare. Tanto che il Procuratore aggiunto della Dda Giuseppe Borrelli ha sottolineato che "l'omertà non è dovuta solo alla paura ma anche a rapporti di cointeressenza". Un esempio?: "Con il sistema delle truffe alle assicurazioni messo in atto grazie a avvocati, medici, carrozzieri, periti, la cosca Giampà non solo aveva trovato un nuovo sistema di finanziamento, ma aveva creato una collusione tra 'ndrangheta e cittadini, non tutti ovviamente, che per ottenere benefici economici si rivolgevano al boss chiedendo ed ottenendo il permesso di beneficiare dello stesso meccanismo. Ciò è drammatico ed è indice della pervasività della 'ndrangheta e di come questa ottenga quel consenso che è la ragione del suo successo".
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