Taranto, corrispondenza giornata del 27 luglio, dal ponte girevole
"Se quella di ieri è stata la
giornata dell’invasione operaia della città, oggi è il giorno
dell’assedio e paralisi completa. Dalla mattinata sono bloccati
gli accessi alle statali per Bari e Regio Calabria, il ponte
girevole e il ponte Punta Penna ( accesso alle strade da e per
Brindisi).
Oggi a Taranto non si entra e da Taranto e non si esce, se non con estrema difficoltà, nè dentro Taranto è facile muoversi.
La mattinata si è aperta con l’assemblea generale all’esterno della portineria D dello stabilimento, tenuta alla presenza dei segretari nazionali Palombella e Landini, da cui gli operai hanno ascoltato parole che gli hanno lasciato poca chiarezza e nessuna fiducia.
Subito dopo sono ripresi i blocchi in tutti i punti strategici per l’accesso e la mobilità. In poco tempo la paralisi della circolazione è stata completa.
Tra gli operai i numeri sono inferiori a quelli di ieri, anche per la dispersione e distanza tra i diversi punti presidiati, resta la stessa confusione di idee e prospettive, ma crescono determinazione e l’insofferenza verso i presunti rappresentanti istituzionali e sindacali. Poche, quasi bandite, bandiere e striscioni dei sindacati confederali.
Buona invece l’accoglienza verso il manifestino dello slai cobas per il sindacato di classe, anche oggi al fianco degli operai in lotta, e le sue parole d’ordine che indicano lavoro e salute come entrambi irrinunciabili, ma anche i responsabili che devono pagare: i padroni, Riva e i tutti i loro amici e complici.
Verso mezzogiorno arriva un camioncino con un lungo rotolo di telo retinato e pali innocenti con cui gli operai costruiscono una specie di porticato lungo tutto un lato del ponte, per ripararsi almeno in parte dal sole a picco. Segno che vogliano andare avanti col blocco ancora per molto.
In conclusione di giornata ha fatto la sua comparsa il sindaco Stefàno, che ha raggiunto il ponte su una volante della polizia. È venuto a offrire il Municipio come ulteriore sito da occupare, per dimostrare che il Comune sta dalla parte dei lavoratori e magari fare del municipio il luogo della protesta, allentando la morsa su tutta la città. per convincere gli operai a stare sereni e avere fiducia, loda l'eccezionale risultato (sic!) ottenuto nel tavolo istituzionale di ieri: 336 milioni (329 pubblici e 7 privati) da spendere in 5 anni per avviare i lavori di bonifica dei siti industriali.
Dal capannello di operai che lo ha circondato riceve brusca diffidenza “basta letterine di Natale”, una richiesta perentoria “vogliamo certezza di lavorare e di non pagare noi nessun altro prezzo” e una promessa “se lunedì stiamo ancora in questa situazione, puoi scordartelo di tenere in pace il tuo primo consiglio comunale”.
Andato via il sindaco, continuano i capannelli e molte voci sul da farsi si accavallano, tra le tante idee comincia a farsi strada quella di tornare prima o poi in fabbrica, ma questa volta per occuparla.
Oggi a Taranto non si entra e da Taranto e non si esce, se non con estrema difficoltà, nè dentro Taranto è facile muoversi.
La mattinata si è aperta con l’assemblea generale all’esterno della portineria D dello stabilimento, tenuta alla presenza dei segretari nazionali Palombella e Landini, da cui gli operai hanno ascoltato parole che gli hanno lasciato poca chiarezza e nessuna fiducia.
Subito dopo sono ripresi i blocchi in tutti i punti strategici per l’accesso e la mobilità. In poco tempo la paralisi della circolazione è stata completa.
Tra gli operai i numeri sono inferiori a quelli di ieri, anche per la dispersione e distanza tra i diversi punti presidiati, resta la stessa confusione di idee e prospettive, ma crescono determinazione e l’insofferenza verso i presunti rappresentanti istituzionali e sindacali. Poche, quasi bandite, bandiere e striscioni dei sindacati confederali.
Buona invece l’accoglienza verso il manifestino dello slai cobas per il sindacato di classe, anche oggi al fianco degli operai in lotta, e le sue parole d’ordine che indicano lavoro e salute come entrambi irrinunciabili, ma anche i responsabili che devono pagare: i padroni, Riva e i tutti i loro amici e complici.
Verso mezzogiorno arriva un camioncino con un lungo rotolo di telo retinato e pali innocenti con cui gli operai costruiscono una specie di porticato lungo tutto un lato del ponte, per ripararsi almeno in parte dal sole a picco. Segno che vogliano andare avanti col blocco ancora per molto.
In conclusione di giornata ha fatto la sua comparsa il sindaco Stefàno, che ha raggiunto il ponte su una volante della polizia. È venuto a offrire il Municipio come ulteriore sito da occupare, per dimostrare che il Comune sta dalla parte dei lavoratori e magari fare del municipio il luogo della protesta, allentando la morsa su tutta la città. per convincere gli operai a stare sereni e avere fiducia, loda l'eccezionale risultato (sic!) ottenuto nel tavolo istituzionale di ieri: 336 milioni (329 pubblici e 7 privati) da spendere in 5 anni per avviare i lavori di bonifica dei siti industriali.
Dal capannello di operai che lo ha circondato riceve brusca diffidenza “basta letterine di Natale”, una richiesta perentoria “vogliamo certezza di lavorare e di non pagare noi nessun altro prezzo” e una promessa “se lunedì stiamo ancora in questa situazione, puoi scordartelo di tenere in pace il tuo primo consiglio comunale”.
Andato via il sindaco, continuano i capannelli e molte voci sul da farsi si accavallano, tra le tante idee comincia a farsi strada quella di tornare prima o poi in fabbrica, ma questa volta per occuparla.
Nel primo pomeriggio
l’invito del sindaco a occupare anche il municipio è raccolto da
una decina di operai che salgono nel salone degli specchi e vi si
tratterranno fino a sera inoltrata.
Dopo il sindaco, tocca al
parlamentare PD Vico venire a far passerella tra gli operai ma trova
molta meno tolleranza, a stento gli permettono di parlare e viene
allontanato sbrigativamente.
Nel frattempo, nella
mattina erano maturati due fatti che peseranno gravemente sulla
conclusione della giornata di lotta.
Il primo è stata la
conferenza stampa dei vertici della Procura di Taranto. Qui il
procuratore capo, il procuratore generale e l’avvocato generale di
corte d’appello hanno in qualche modo minimizzato il contenuto del
provvedimento di sequestro, quasi come mero atto dovuto...
Il secondo fatto è stato
l’incontro tra segreterie sindacali e il nuovo direttore dello
stabilimento, Ferrante, che, a detta dei confederali, avrebbe
invertito di 180° l’atteggiamento tenuto finora dall’azienda
in materia ambientale, garantendo l’impegno a restare a Taranto e
a rispettare tutte le indicazioni della magistratura.
Tanto è bastato a
rasserenare i sindacati confederali, che hanno subito inviato
rappresentanti per invitare i lavoratori a “una nuova fase di
lotta”, vale a dire: fine dei blocchi entro la serata, fine dello
sciopero per le 7 di sabato mattina, e rientro in fabbrica fino a un
nuovo sciopero di 24 ore giovedì prossimo il 2, la vigilia della
pronuncia del tribunale del riesame, prevista per venerdì 3. Fino
ad allora potrebbero esserci al massimo degli scioperi articolati di
2 ore a partire da lunedì. Uno scadenzario modellato sulla difesa
legale dell’azienda…
A portare la buona notizia
al presidio più visibile, il simbolo della lotta, quello del ponte
girevole, si è scomodato di persona il segretario nazionale Uilm,
Palombella. È arrivato intorno alle 5 del pomeriggio, quando il
caldo e le tante ore di blocco avevano già quasi dimezzato le
presenze. All’ombra di uno dei due ponteggi montati la mattina,
tra le ripetute interruzioni, proteste e incontri ravvicinati
mascella contro mascella, con ostinazione ha argomentato a lungo la
fine dei blocchi e il ritorno in fabbrica fino al giorno del
riesame.
Tante le voci di dissenso:
“non ti sono bastati i fischi che hai preso stamattina? Con che
diritto sei andato a parlare per noi e ora ci dici di smettere?
Smettila tu, tornatene a Roma!”; “Finora abbiamo creato disagi
alla città solo per essere sicuri che da venerdì possa
ricominciare a crearli Riva!”; “Fino a ieri ci avete fatto
credere che c’erano i messi del tribunale pronti con i sigilli,
oggi ci vieni a dire che eravamo su ‘scherzi a parte’”. Alla
fine Palombella si è stancato di raccogliere dissensi, radunato il
seguito che lo ha accompagnato e spalleggiato, si è allontanato.
Pochi minuti dopo sono stati frettolosamente smontati i ponteggi.
Intorno alle 18, è
arrivata la notizia che nel centro studi Ilva di Via Duomo, poche
decine di metri dal ponte girevole, è in corso la conferenza stampa
di Ferrante. Alcuni tra gli operai più esperti e combattivi rimasti
al presidio e un gruppo di giovani solidali da poco arrivati hanno
deciso di fare un’improvvisata e la loro irruzione ha rotto il
copione di sempre delle “conferenze stampa” Ilva a Taranto,
compiaciuti monologhi di fronte a giornalisti che annuiscono mentre
riempiono o taccuini o reggono microfoni. Hanno fatto domande non
scontate, a ribattuto alle risposte. Hanno scombinato i piani al e
in serata le tv locali hanno preferito mandare in onda interviste di
fortuna girate faccia a faccia mentre la sala rimbombava ancora dei
commenti degli invasori piuttosto che le immagini girate dal vivo
della conferenza.
Quegli stessi operai, da
tempo interlocutori dello Slaicobas, nel pomeriggio, prima della
svolta che ha messo fine ai presidi avevano scritto un appello, che
poi hanno preferito lasciar cadere e riportiamo per documentazione...".
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