venerdì 26 luglio 2013

pc 26 luglio - L'Aquila: Inizia l'ennesimo processo per le manifestazioni contro la ricostruzione negata

A L'Aquila è inziato oggi il processo contro 14 accusati di manifestazione non autorizzata e violenza privata, i quali scesero in piazza nel novembre 2010 contro la visita di Berlusconi per "consegnare le onorificienze a Bertolaso", disturbando quella che nelle intenzioni doveva essere una cerimonia blindata, una lavata di faccia per Berlusconi, Bertolaso e cricche varie, che in quei giorni precipitavano nel discredito per gli scandali quotidiani.
Sul senso di quella giornata di lotta, riportiamo all'articolo che pubblicammo allora sul nostro blog.
Chi sia Antonio Cicchetti, uno dei famigerati Gentiluomini di Sua Santità, nominato vicecommissario per la  ricostruzione, la "persona offesa" contro cui si sarebbe consumato il reato di volenza privata (la sua auto fu bloccata e costretta a una breve deviazione per raggiungere la cerimonia ufficiale) rimandiamo a un documentato articolo del Corriere della Sera.
Prima riferiamo dell'udienza del processo di oggi, iniziata verso le 10, sospesa e poi conclusasi dopo le 14.
Il Giudice titolare del procedimento, Quirino Cervelini, è un GOT, non un giudice togato, entrato in magistratura per concorso, ma un Giudice Onorario, nominatro perchè risponde a determinati requisiti.
Costui è oggi in primo luogo un funzionario del Ministero dell'Economia e Finanze, ma all'epoca dei fatti era dirigente del Settore Economico del Comune di L'Aquila e già in passato aveva "interagito" col Cicchetti, allora presidente di amministrazone della Perdonanza (dove si produssero irregolarità di bilancio, sanzionate dalla Corte dei Conti per «Mala gestio», con indebitamento per il Comune di L'Aquila di due milioni di euro.).
Gli avvocati difensori hanno perciò oggi prodotto una memoria per richiedere al GOT Cervellini di astenersi, per evidenti ragioni di convenienza. Il Cervellini ha rimesso la decisione al presidente del Tribunale, che molto probabilmente lo assegnerà ad altri.
In pratica si riparte daccapo.
Un primo punto segnato a favore della difesa in un processo il cui svuluppo si preannuncia importante, non solo a livello locale, per le vicende del movimento di resistenza alla cancellazione di una città, ma a livello nazionale, perché può essere l'occasione per mettere a nudo l'nfame gestione della vicenda terremoto a l'Aquila, dal mancato allarme, alla gestione dell'emergenza, al G8, alla repressione delle lote di resistenza, fino alla nomina di Cicchetti e alla ricostruzione ancora oggi negata.
Basta citare il fatto che nella lista dei testimoni compaiono gli stessi Berlusconi e Bertolaso.
E' certamente un'occasione per ribaltare il tavolo, trasformare un processo a chi protestava in un processo agli accusatori, lo Stato, il Governo e cricche ad essi associate.
Ma per farlo occorre riprodurre al Tribunale lo stesso livello di attenzione e mobilitazione che oggi si vogliono criminalizzare.
Questo ci sforzeremo di fare e per questo manteniamo alta l'attenzione sulla vicenda.

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pc quotidiano 10 novembre - Lo Stato dei magnaccia torna all’Aquila a lavarsi la faccia

L’Aquila 9 novembre 2010 Una settantina di persone hanno manifestato nei pressi della scuola della guardia di finanza (dove si è svolto il G8), contro l’arrivo di Berlusconi e Bertolaso e per rilanciare la manifestazione nazionale all’Aquila - “macerie di democrazia”- indetta dai comitati cittadini per il 20 novembre.
Uno sproporzionato schieramento di carabinieri e polizia in assetto antisommossa ha respinto per 2 volte consecutive il tentativo dei manifestanti di forzare il blocco e di recarsi fin sotto il cuore della cittadella blindata (che ovviamente non era aperta al pubblico). “Corruzione, polizia è questa la loro democrazia” è stato urlato più volte in risposta alle cariche e poi ancora “fuori gli sciacalli dalla città”.
Ancora una volta Berlusconi e Bertolaso hanno evitato di avvicinarsi ai cittadini che protestavano e sono arrivati alla caserma attraverso altre vie, ma la nostra contestazione è arrivata comunque a destinazione.
Schierati con cartelli e striscioni siamo rimasti a presidiare la rotonda prima del blocco con le carriole piene di macerie e urlando alla passerella di militari, funzionari, protezione civile, croce rossa, vigili del fuoco, forestale ecc. diretta alla cerimonia, tutta la nostra rabbia.
“Paramilitari in polo blu, L’Aquila non sarà la vostra Salò”, recitava uno striscione strappatoci durante la prima carica. “Macerie di democrazia, 20 novembre L’Aquila chiama Italia” ricordava invece lo striscione strappato durante la seconda.
Un ombrello con scritto “Vattene” ricordava al presidente, nel caso fosse arrivato in elicottero, il suo dovere nei confronti dei terremotati aquilani e di tutta l’Italia.
Donne con cartelli con su scritto: “tu bunga bunga, noi macerie macerie” oppure “…noi tasse tasse” “…noi map map”. “Fatti, non escort”, “Berlusconi + Bertolaso = monnezza + macerie”.
Sul cartello del movimento femminista proletario rivoluzionario era scritto –milioni per “massaggi” e bunga bunga, Beffe e Botte per chi da vendere ha solo la rabbia, LO STATO DEI MAGNACCIA TORNA ALL’AQUILA A LAVARSI LA FACCIA–
Durante il presidio è stato riconosciuto, a bordo della sua Audi con autista, l’attuale vicecommissario alla ricostruzione Antonio Cicchetti, un altro gentiluomo di sua Santità, coinvolto nell’ennesima “parentopoli” e condannato dalla Corte dei Conti per malagestione della Perdonanza.
Il neo vice commissario è stato bloccato dai manifestanti. Davanti la sua auto spiccava lo striscione con su scritto “basta commissari e cricche d’affari” e da dietro i vetri gli hanno urlato “condannato, è lui, sono i corrotti che dovete arrestare, non noi!” e gli sono stati lanciati coriandoli.
La sua auto è stata quindi vigorosamente presa d’assalto con i corpi, gli striscioni arrotolati, calci e ombrellate e un manifestante vi ha attaccato addosso il cartello che portava con sé: “da noi macerie e topi, nei vostri palazzi mascalzoni e zoccole”.
Il presidio si è concluso con una pioggia battente e con un ingenuo consiglio agli sbirri e un impegno per tutti, da parte di un manifestante che protestava perché ci avevano circondato dentro la rotonda.
Rivolto alle guardie ha urlato: “sono i criminali che dovete reprimere non noi e i criminali sono lì, dietro di voi; quelli come Gheddafi e i suoi amici vanno fucilati, se non lo farete voi lo faremo noi!”
Naturalmente è stato messo a tacere dai buonisti del presidio e da una funzionaria della digos.

Foto e video:

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Il centro

Il 'Corriere della Sera' sul futuro vice commissario

Nuove ombre sulla controversa figura di Antonio Cicchetti, l'imprenditore aquilano amico del Vaticano che a giorni dovrebbe diventare nuovo vice commissario alla ricostruzione con il compito di coordinamento della Struttura di Gestione dell'Emergenza.
Sessantanove anni, Cicchetti è dal 2004 direttore amministrativo dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma ed è componente della "Famiglia pontificia" come gentiluomo di Papa Benedetto XVI, a L'Aquila lo si ricorda come presidente onorario del Comitato Perdonanza negli anni in cui la manifestazione fu travolta da scandali giudiziari e lo si conosce per il suo impegno nella riqualificazione della frazione di Santi di Preturo, dove ha aperto il primo campo da golf del comprensorio e sta realizzando centro residenziale, albergo, centro benessere, centro congressi, insomma, un impero immerso nel verde fino a qualche anno fa desolato a venti chilometri dalla città.
Dalle colonne del quotidiano "Il Centro" ha minimizzato, ma l'articolo che segue, dal titolo "Appalti alle ditte dei parenti. Veleni al vertice della Cattolica", apparso ieri sul Corriere della Sera, parla in questi termini del vice commissario in pectore:
«Mala gestio». Cattiva amministrazione, nomine discutibili, conflitti di interessi. L' Università del Sacro Cuore e l' Istituto Giuseppe Toniolo, vale a dire il fulcro del mondo cattolico a Milano (ma non solo), sono toccati da sospetti e indiscrezioni come minimo imbarazzanti. La polemica investe, in prima battuta, il direttore amministrativo dell' Ateneo, Antonio Cicchetti, manager dai «multiformi impegni» (pubblici e privati) cui sta per aggiungere la poltrona di vice commissario per la ricostruzione post-terremoto a L' Aquila. La scia delle eventuali responsabilità o negligenze si impone all' attenzione dell' establishment cattolico, che si concentra nel Comitato permanente dell' Istituto Toniolo, l' Ente morale fondato nel 1920 dal Vaticano con il compito di indirizzare l' azione dei cattolici in ambito universitario. Con il tempo il Toniolo è diventato il centro nevralgico degli equilibri tra Santa sede e Curia milanese, attraverso anche l' innesto di manager e personalità laiche provenienti dal mondo politico (gli eredi della vecchia Dc), giuridico ed economico. Oggi del Comitato fanno parte il cardinale Dionigi Tettamanzi (presidente), Paola Bignardi, Dino Boffo, Giuseppe Camadini, Felice Martinelli, Roberto Mazzotta, Piero Melazzini, Cesare Mirabelli, Alberto Quadrio Curzio, Anna Maria Tarantola e il rettore della Cattolica, appena riconfermato, Lorenzo Ornaghi. Il «caso Toniolo-Cattolica» nasce da tre lettere scritte dal professor Alberto Crespi, giurista di indiscussa levatura, ora in pensione dopo ventisei anni di insegnamento culminati con l' incarico di preside della Facoltà di Giurisprudenza in Largo Gemelli. Crespi sceglie come destinatario-interlocutore l' Arcivescovo di Milano, Tettamanzi, collocato alla presidenza del Toniolo ancora da Papa Wojtyla. Nella serie di scritti (l' ultimo risale al 20 giugno 2010, sul primo aveva già riferito il Corriere), il grande penalista «segnala» quelle che definisce «forti anomalie» nelle scelte compiute dal Comitato permanente del Toniolo. Notazioni sferzanti sullo «scadimento professionale» si alternano a rilievi concreti. Solo tre esempi ricavati da un testo di sette pagine. Primo: «la perdita di un finanziamento statale e regionale a fondo perduto di ben otto milioni di euro, a causa del mancato inoltro della richiesta da parte del Toniolo». Secondo: «Il conflitto di interessi» in cui si viene a trovare Roberto Mazzotta, componente degli organi dirigenti del Toniolo, ma anche promotore della campagna di raccolta fondi avviata dall' Università Bocconi. Infine la cooptazione nel Comitato di Dino Boffo (l' ex direttore di Avvenire, al centro di una campagna che lo ha portato alle dimissioni) a scapito di Giovanni Maria Flick, «cattedratico universitario», già ministro e Presidente della Corte costituzionale. Naturalmente non mancheranno le repliche. Mazzotta, per esempio, fa sapere di aver «esaurito già sei anni fa l' incarico alla Bocconi». Tuttavia, incrociando le verifiche, il consigliere delegato della stessa Bocconi, Bruno Pavesi, riconosce «con orgoglio» che «Mazzotta fa ancora parte di un comitato di indirizzo per la campagna Bocconi 2015, anche se l' organismo si riunisce una o due volte all' anno». Ma i casi specifici alludono, evidentemente, a dinamiche più profonde, a ciò che Crespi definisce, appunto «un' avventurosa mala gestio». Non a caso in parallelo alle «lettere-denuncia» del professore, sono cominciate a spuntare segnalazioni e veri dossier dai contenuti potenzialmente devastanti. Questa volta il focus si concentra sul direttore amministrativo della Cattolica, Antonio Cicchetti, (69 anni, nato a l' Aquila), il cui mandato scade il mese prossimo. Basta digitare il suo nome e cognome nell' archivio telematico del Cerved per ottenere la prima sorpresa: oltre alla carica di «procuratore dell' Università cattolica», ottenuta il 14 febbraio 2008, Cicchetti figura come presidente del consiglio di amministrazione della «Rio Forcella spa», sede all' Aquila; amministratore unico della S.c.a.i. (Società chirurgica addominale italiana, sede a Roma); consigliere della Fondazione Poliambulanza; consigliere di Progettare per la Sanità, iniziative e tecniche editoriali. Dalla sua postazione di comando in Cattolica, Cicchetti è in grado di orientare le scelte economico-amministrative non solo dell' Università, ma soprattutto della vasta area di istituti sanitari che gravitano intorno al Policlinico Agostino Gemelli di Roma (la «clinica dei papi»). Ora, la fitta rete di relazioni, società, clientele attribuita a Cicchetti è semplicemente impressionante. Nel libro soci della Rio Forcella spa, che si occupa di campi da golf in Abruzzo, compaiono personaggi, per lo più amici e parenti, che formano un sistema a grappolo con interessi, tra l' altro, nelle forniture sanitarie, nelle costruzioni, nelle attrezzature informatiche. Un clan familistico, che vede impegnati la moglie Maria Adelaide Venti, i figli Paolo e Americo Cicchetti, il nipote Mauro Cuomo (nominato tra l' altro dallo stesso Antonio Cicchetti direttore amministrativo di cinque strutture collegate all' Agostino Gemelli), il cognato Antonio Cuomo (padre di Mauro e titolare dell' agenzia di viaggio Triremis, fornitore della facoltà di Medicina e chirurgia dell' Università cattolica, sede di Roma). Famiglia, dunque, ma anche vecchie e nuove amicizie. A cominciare dal rapporto consolidato con l' architetto Giuseppe Manara, socio di Rio Forcella, ma soprattutto riferimento costante dei principali lavori di ampliamento del Gemelli a Roma, a quello con Antonio Angelucci (anche lui nato in provincia dell' Aquila), fondatore del gruppo di cliniche private Tosinvest. Il punto chiave, naturalmente, è capire se, in che misura e, soprattutto, con quali procedure, gli appalti e le forniture del «Sistema Cattolica» siano state assegnati da Antonio Cicchetti alle società dei suoi amici e familiari. Toccherà agli organi dell' Università cattolica e alla vigilanza del Toniolo, di cui è garante il cardinale Tettamanzi, dare una risposta. Certo, alcune tracce rafforzano i dubbi. Manara, per esempio, è sicuramente un professionista con un ricco carnet di committenti. Sul suo sito web sono illustrati, per esempio i grandi progetti realizzati a Dubai. Ma è anche un fatto che 5 lavori sui 16 presentati dallo stesso architetto sul suo indirizzo Internet alla voce «sanità» riguardino il Policlinico Gemelli, e 4 su 5 (casella «università») si riferiscano alla Cattolica. Altro riscontro facile: il rinnovamento delle strutture informatiche sempre del Policlinico affidato alla Gesi, società presieduta da Andrea Di Maulo, cugino di Antonio Cicchetti. La Gesi partecipa al consorzio Edith (soluzioni informatiche) con l' Università cattolica. Si potrebbe continuare davvero per ore, seguendo la «Cicchetti map» e tenendo conto di un precedente. Il direttore amministrativo della Università cattolica è già stato condannato dalla Corte dei conti nel 2008 in relazione al buco di bilancio del comitato della «Perdonanza», istituto religioso dell' Aquila. In compenso Cicchetti si fregia del titolo di «Gentiluomo di sua Santità» (piuttosto svalutato di questi tempi in verità). In attesa che da Roma arrivi la nomina ufficiale per il posto da vice commissario all' Aquila e che a Milano i vertici della Cattolica decidano se rinnovargli il mandato da direttore amministrativo.
Giuseppe
Sarcina


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