Cinque agenti della Polizia ferroviaria operativi nel quartiere milanese
di Lambrate sono indagati per peculato, detenzione, e spaccio di
stupefacenti.
I carabinieri, dopo aver effettuato delle perquisizioni nella sede della Polfer, hanno perquisito anche le abitazioni dei poliziotti. L’inchiesta è nata in seguito a un esposto dell’avvocato Debora Piazza in merito a “forti anomalie– come hanno scritto i pm nel mandato di perquisizione – nelle condotte poste in essere” dagli agenti della Polfer “relativamente alla gestione dello stupefacente sequestrato nel corso della attività di servizio”.
I poliziotti indagati avrebbero distrutto “in proprio la droga sequestrata, anziché seguire le modalità” previste dalla legge. Verbali mai redatti nonostante la droga e i soldi sequestrati, come hanno testimoniato gli arrestati. Una situazione “da cui si desume che lo stupefacente venisse sottratto alla destinazione prevista dalla legge”.
Ad accusare i cinque agenti molteplici dichiarazioni di persone arrestate: un cittadino della Guinea fermato lo scorso febbraio ha raccontato al suo legale che, tornato a casa dopo alcuni giorni di carcere, avrebbe “constatato l'ammanco”di circa 4mila euro. Un altro cittadino straniero ha dichiarato al Tribunale di Lodi che i poliziotti gli avevano confiscato 6000 euro, ma sul verbale ne risultavano soltanto 1470. E non finisce qui. Il 30 agosto 2012 sarebbe arrivata in Procura a Milano una denuncia “manoscritta” da parte di un detenuto senegalese, nella quale sosteneva che “agenti della Polfer di Lambrate” gli avevano sequestrato 6000 euro e un telefonino cellulare. Ma anche in questo caso, scrivono i pm, “dagli atti acquisiti non risulta che nel corso delle perquisizioni effettuate siano state rinvenute somme di denaro”.
Il 14 novembre 2012 l'avvocato Debora Piazza aveva presentato “un seguito all'esposto del 12 ottobre”, a proposito di un marocchino “fermato, ammanettato e perquisito” al quale sarebbero stati portati via 6000 mila euro. Sempre lo stesso marocchino ha dichiarato che “in altra occasione gli agenti della Polfer erano entrati in casa sua sottraendogli cinquanta grammi di cocaina e quattromila euro”. A confermare la sua “storia”, evidenziano i pm, il marocchino “tramite il difensore, consegnava una manetta effettivamente in uso alla Polizia di Stato” che “aveva ai polsi quando era riuscito a darsi alla fuga”.
A fornire ulteriori prove anche la testimonianza di una giovane marocchina, che nel giugno del 2013 aveva riferito ai carabinieri, che al momento del suo arresto “ad opera della Polfer di Lambrate, le sono stati sottratti dall'autovettura, utilizzata dal compagno per il trasporto di stupefacente, la somma di euro trentamila di cui solo cinquemila sono stati verbalizzati come sequestrati”. Per finire, in una nota del maggio scorso si legge che due dei cinque agenti indagati si sarebbero “impossessati di una pistola, modello Magnum a canna corta e relativo munizionamento” trovata per caso.
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